Coup de chance, la recensione di Giacomo Brunoro dell’ultimo film di Woody Allen presentato fuori concorso all’80a edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Coup de chance sarà, molto probabilmente, l’ultimo film di Woody Allen. Il regista newyorchese è ormai considerato alla stregua di un paria dall’establishment culturale americano, nonostante tutte le accuse che gli sono state rivolte si siano rivelate tutte infondate.
Ecco perché il solo fatto che questo film, prodotto da Luca Barbareschi, sia qui a Venezia, rappresenta qualcosa di molto importante per tutto il mondo del cinema. E devo dire che mi sento parecchio fortunato per aver partecipato, nel mio piccolo, a un momento che resterà nella storia del cinema.
Standing ovation per un Maestro
E quindi com’è questo Coup de chance? Beh, è un filmone. Visivamente magnifico, scritto divinamente, con una serie di interpretazioni centratissime e con una regia magistrale. Non so se possa definirsi un capolavoro, ma di sicuro è un film che viaggia su livelli altissimi rispetto alla media di quello che (purtroppo) siamo abituati a vedere.
Anche perché dietro alla macchina da presa c’è un vecchietto di 87 anni che però, a quanto pare, ha ancora tantissimo da insegnare a molti giovani registi rampanti. Del resto se uno ha fatto (e continua a fare!) la storia del cinema un motivo ci sarà…
Parigi mon amour…
Ambientato in una Parigi meravigliosamente autunnale Coup de chance è una commedia nerissima capace di muoversi agevolmente su più livelli, mischiando i piani di lettura con la stessa naturalezza con cui un croupier mischie le carte.
Difficile raccontare il film senza spoilerare troppo la trama. La storia in sé, infatti, potrebbe essere definita un cliché. Quella che sembra una coppia perfetta (giovani, belli, ricchi, felici e innamorati) entra in crisi e da quel momento in poi ne succedono di tutti i colori.
La gran classe di un maestro come Allen però fa sì che una storia tutto sommato già vista diventi qualcosa di straordinario grazie a una scrittura, a un tono di voce e a un ritmo senza eguali. Ogni singola inquadratura ti racconta qualcosa, ogni dettaglio è funzionale alla narrazione, ogni sguardo è grande cinema.
La leggerezza tra forma e contenuto
In Coup de chance la leggerezza regna sovrana, una leggerezza che è al tempo stessa forma e contenuto. E a questo punto è impietoso il paragone con tanti film italiani (uno proiettato fuori concorso qualche giorno fa qui anche qui a Venezia) che, invece, quando provano a raccontare storie del genere genere affogano nella mediocrità dei luoghi comuni.
La sensazione sgradevole, infatti, è che un film del genere non si sarebbe mai potuto girare a Roma con attori italiani. Ovviamente spero vivamente di essere smentito.
Dopo una serie di titoli non certo esaltanti Woody Allen saluta dunque il mondo del cinema con un film perfetto, un film che potrebbe diventare un classico nella sua filmografia e che ricorda a tutti il senso della magia del cinema: quella mistero per cui è difficilissimo fare le cose in maniera semplice ma, se ci riesci, in sala restano tutti a bocca aperta.