Cult: la serie di culto per gli amanti del trash (ma forse nemmeno per quelli)

Cult è la nuova serie della CW, network che ha dato agli schermi numerose perle trash, da Gossip Girl ai vari remake di Beverly Hills 90210 e Melrose Place, passando per Arrow e Supernatural. Con Cult il network tenta di catturare un pubblico più adulto: quello del drama fantascientifico con implicazioni thriller, protagonisti bellocci con grosse bocce e addominali scolpiti.
Ce la farà??

Ho visto solo il pilot, e devo dire che la serie cammina sul baratro della schifezza colossale. Cult cerca di mescolare intuizioni che hanno fatto il successo (o anche l’insuccesso, quantomeno di qualità, come in The Following) di altre serie in un mega frullato gigante che risulta insipido e non accontenta nessuno.

Cult parte dall’idea che esista una serie tv di nome Cult, seguita da vari fans decisamente inquietanti.

Cult

Nella vita del protagonista, Cult tende a intrecciarsi con la realtà, con paralleli del tipo: nella serie c’è una donna che cerca la sorella rapita dalla setta, nella realtà c’è un ex giornalista che cerca il fratello (fan strambo inquietante e ovviamente sotto psicofarmaci) scomparso misteriosamente mentre stava investigando sulla serie.

Insomma, ci sono una serie di paralleli che sulla carta potrebbero essere interessanti, se venissero sviluppati secondo uno schema credibile, o quantomeno scritto bene.

Ma già dai primi fotogrammi si capisce di trovarsi di fronte a una produzione sciatta, che ricicla vecchi set, attori espressivi quanto nani da giardino, protagoniste con gli occhi talmente spalancati che nemmeno nei manga sono così esagerate. I colpi di scena poi, sono talmente telefonati da risultare noiosi.

Fanno venire in mente la serie classica di Star Trek, dove il capitano Kirk scendeva sui pianeti alieni e si sapeva già che il tipo con la maglia rossa sarebbe morto entro i prossimi 30 secondi. Ecco, in Cult ci sono ancora i personaggi con la maglia rossa: il problema è che non siamo più negli anni 60.

Cult

Poteva essere interessante la carta cospirazionalista, dove alla fine tutti, dalla cameriera del bar, al poliziotti, al postino, sono in realtà dei seguaci di questa sorta di setta. Ma anche qui: tutto già visto, tutta una giustificazione per tirare dentro al momento del bisogno un deus ex machina a risolvere i casini, banalità un tanto al chilo. Gli occhialetti per vedere la realtà poi sono arrivati in ritardo di 25 anni, dopo lo splendido “Essi Vivono” di Carpenter, quello sì un film Cult!

Insomma, Cult di culto ha gran poco, ed è un peccato, perché c’è anche del buono all’interno della serie, ma si perde in mezzo alle banalità. Si fa comunque guardare, ma è una serie di cui non si sentiva il bisogno.

Consigliato: agli amanti del trash.

Sconsigliato: a chi deve ancora vedere tutte le serie capolavoro di cui si è parlato su Sugarpulp.

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