La Dama Rossa, la recensione di Danilo Villani per Sugarpulp Magazine del romanzo di Giada Trebeschi
Titolo: La Dama Rossa
Autore: Giada Trebeschi
Editore: Mondadori
PP: 225
Un palazzo patrizio in provincia di Rieti. Una stanza segreta scoperta durante i lavori di ristrutturazione. Resti di una donna murata viva all’interno della stanza. L’Italia del 1938 e le sue infami leggi razziali. Contesto originale quello creato da Giada Trebeschi, effervescente scrittrice emiliana, nel suo romanzo La Dama Rossa. Romanzo che ha il pregio di mescolare più generi mantenendo al tempo l’eleganza del romanzo “storico” nel senso più classico del termine.
Romanzo d’avventura, ma anche feuilleton, thriller, romantico e di emancipazione femminile vista la caratterizzazione della protagonista, Letizia Cantarini, studiosa d’arte con viscerale passione per il suo lavoro ma dotata di forte tempra tale da porla in contrasto con le “autorità” dell’epoca assai interessate agli sviluppi delle sue ricerche. Una Indy Jones in gonna (si conferma gonna) lunga e larga, capo d’abbigliamento che dimostrerà indubbia utilità nello svolgimento della trama.
Come da prassi consolidata non può mancare il bel tenebroso, tal capitano de Risis, ufficiale dell’esercito con le opinioni non proprio in linea con il regime e neanche i “cattivi” naturalmente degni rappresentanti della dittatura vigente all’epoca.
Sin dalle prime pagine il lettore percepisce l’opera di ricerca e di studio accurato che l’autrice ha compiuto prima della stesura del romanzo. I dettagli storici, le continue citazioni, i riferimenti artistici, la cura quasi maniacale nel riprodurre il vernacolo in uso nel XVII secolo ma soprattutto la tecnica del manoscritto ritrovato che nel romanzo ha un’importanza fondamentale considerando la sua bivalenza: lascito doloroso della dama rossa ma anche sorta di mappa che attraverso codici, segnali e indicazioni condurrà inevitabilmente al sorprendente epilogo.
E come ogni romanzo d’avventura, l’opera si avvale di svariate location: dalla provincia laziale alla capitale, da Napoli a Granada. Molto accurate le descrizioni dei luoghi, siano vicoli romani o anfratti scoscesi, che mettono il lettore in grado di contestualizzare la scena. E a proposito di scena, non dispiacerebbe una trasposizione cinematografica o di fiction del romanzo. Si presterebbe benissimo.
Un romanzo che si fa leggere, si fa apprezzare, diverte, ma offre anche spunti di riflessione.
4 barbabietole su 5