D’Argent et de Sang, la recensione di Matteo Strukul dei primi 6 episodi della serie di Xavier Giannoli proiettati in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia.

Tratta dall’omonimo libro di Fabrice Arfi, D’Argent et de Sang (Di denaro e sangue) è, per quanto mi riguarda, il colpo di fulmine a Venezia.

Questo pezzo riguarda le prime sei puntate, viste in sequenza, nella sala Giardino alla Mostra del Cinema di Venezia. Ne seguirà uno anche per gli episodi da 7 a 12. Parliamo di una serie televisiva francese, prodotta da Curiosa Films e distribuita da Canal+ e di un regista che amo alla follia dopo aver visto qualche anno fa, sempre qui a Venezia, Le illusioni perdute, il film sontuoso, da lui diretto, tratto dall’omonimo capolavoro letterario di Honoré de Balzac. Quel film, incredibilmente, non prese nemmeno un premio. Il verdetto della Giuria fu perlomeno bizzarro. Da scrittore e spettatore, confesso che rimasi scioccato. Ma quella è un’altra storia.

Questa di oggi, parla di quel medesimo, meraviglioso regista, Xavier Giannoli, che di questa serie è anche lo sceneggiatore. Il tema centrale riguarda il più grande scandalo finanziario francese, legato al mercato delle emissioni carboniche. In breve, accadde che alcuni criminali tunisini senza scrupoli, un finanziere francese e un broker bulgaro consumarono una delle più grandi truffe finanziarie mai concepite.

La truffa del secolo

Senza andare troppo nel dettaglio, la Francia aveva istituito, di concerto con l’Europa, un nuovo mercato finanziario. Esso prevedeva che le società iscritte si vedessero assegnate un certo numero di quote di emissione d’anidride carbonica. Quelle virtuose potevano vendere a quelle meno rispettose dell’ambiente le quote non utilizzate.

Fu sull’iva di queste transazioni che si giocò la truffa del secolo. La serie è dunque un noir finanziario, ricco di colpi di scena che disegna un quadro a tinte fosche, fondato su fatti realmente accaduti. Giannoli è formidabile nella scrittura e nelle spiegazioni dei meccanismi del sistema e costruisce una trama complicata ma chiarissima, dal ritmo incalzante e perfettamente calibrato.

Gli interpreti sono uno meglio dell’alto, a cominciare da Vincent Lindon, il magistrato a capo della nuova sezione di investigazione doganale – l’equivalente della nostra Guardia di Finanza – che si batte per tentare di svelare le identità dei criminali che consumano la maxi-truffa fra cripto-monete, sistemi informatici, dark web, fonti d’energia rinnovabili, decisioni politico-governative, rogatorie internazionali.

E lo stesso potremmo dire per Ramzy Bedia nel ruolo del criminale tunisino Fitoussi – ebreo sefardita – istrionico e nevrotico ma assolutamente geniale nelle intuizioni, vero boss di Belleville, e ancora di Niels Schneider, il broker Jerome Attias che proprio con Fitoussi decide di far lega.

Rivelazioni, scoperte e tradimenti

I primi sei episodi si susseguono in un crescendo di rivelazioni, scoperte, tradimenti, mentre la trama intricata va a incrociare i destini dei tanti personaggi, tutti – o quasi – posti di fronte a un vicolo cieco, una via senza uscita. Si parte da Manila, si passa per Parigi e in particolare per il quartiere di Belleville – sì quello della famiglia Malaussene dove un estimatore di Daniel Pennac come me si esalta – e si arriva a Tel Aviv.

Tutto gira a meraviglia: le luci, il montaggio, le scene d’azione, i dialoghi mai ridondanti, anzi valorizzati da una scrittura tesa e asciutta. Anche la comunità ebraica ashkenazita – quella alla quale appartiene la famiglia del broker Jerome Attias – viene raccontata in modo attento e credibile con i suoi riti e le sue gerarchie e lo stesso potremmo dire in merito alle dinamiche del poker e dei giocatori.

Ne esce una serie complessa, stratificata, profonda, splendidamente scritta e diretta.

La speranza è che una delle piattaforme disponibili in Italia ne preveda la distribuzione in Italia perché perderla significherebbe perdere uno dei migliori tv show degli ultimi anni. Ah, ma io devo ancora vedere come va a finire, perché mi mancano altri sei episodi. Ne parliamo in uno dei prossimi pezzi.