Dark Water con una narrazione lenta e inesorabile conduce pagina dopo pagina a dimensioni quasi oniriche facendo emergere tutte le nostre paure ancestrali.
Titolo: Dark Water
Autore: Koji Suzuki
Editore: Editrice Nord
PP: 267
Prezzo: 16,50
Una nonna a cui piace metodicamente passeggiare sulla spiaggia in compagnia della nipotina quando questa va a trovarla in occasione delle vacanze.
Durante queste rituali passeggiate mattutine a nonna Kayo piace raccontare delle storie alla piccola Yuko. Storie che inventa traendo spunto dai numerosi e a volte insoliti oggetti portati sulla spiaggia dalle onde.
E fino a qui, nulla di straordinario. Nonna, nipote, passeggiate sulla spiaggia, storielle inventate, ok, tranquillo.
Tranquillo per niente, poiché questo è tutto tranne che un libro tranquillo, e non perché le storie che racconta la cara nonnina creano un’intercapedine tra la pelle e i vestiti del lettore: pelle d’oca, ma per la capacità dello scrittore giapponese di creare atmosfere inquietanti partendo dall’ordinario, dalla quotidianità, dalla normale e tranquilla vita di tutti i giorni.
Una narrazione lenta, inesorabile, che conduce pagina dopo pagina a dimensioni quasi oniriche facendo emergere tutte le nostre paure ancestrali. Una bimba affogata che abita la cisterna di alimentazione idrica di un condominio; un figlio che ricostruisce le ultime, disperate ore di vita del padre, per non parlare poi di un bambino affogato che tiene ferma un’imbarcazione aggrappandovisi alla chiglia, o ancora, della donna incinta su un’isola artificiale…
Koji Suzuki (autore per altro del fortunato ciclo “Ring”) attraverso la nonna Kayo, ci racconta sette storie eccezionali che, quando non rientrano a pieno titolo nella categoria horror, colpiscono il lettore con una carica di pathos degna del miglior trinitrotoluene.
Vero maestro del genere, Suzuki, con una scrittura attenta al particolare (quasi maniacale nella descrizione del dettaglio) e piacevolmente lineare, alterna nella sua narrazione fasi di calma (dove comunque gli atteggiamenti dei suoi personaggi funzionano come le colonne sonore nei film di Dario Argento) a genuini momenti da brivido.
In Dark Water, lo anticipa già il titolo, il filo conduttore di questi racconti è l’acqua. L’autore infatti gioca sulla sua duplice valenza: elemento irrinunciabile per la vita che può però facilmente divenire anche teatro di morte e disperazione.
L’acqua nera e insondabile come gli anfratti dell’animo umano, l’acqua spesso come protagonista, talvolta come contorno. Ce ne vorrebbe di più di acqua “nera” così, nel panorama editoriale italiano.
Ottimo il lavoro di traduzione di Emanuela Cervini.