Dead for a Dollar, la recensione di Matteo Strukul del film di Walter Hill proiettato fuori concorso alla 79a Mostra del Cinema.
Aspettavo il nuovo film di Walter Hill come un assetato nel deserto quando vede l’acqua. Ho visto e rivisto i suoi film fin da ragazzino, insieme al mio papà.
Guardavamo i film di Walter Hill, Sam Peckimpah, Sergio Leone e Werner Herzog e oggi ritengo che I guerrieri della notte e I cavalieri delle lunghe ombre siano due pietre miliari del cinema d’autore. Se a questo si aggiungono pellicole come 48 h, I guerrieri della palude silenziosa, Johnny il bello, Geronimo, e potrei citarli tutti, be’ risulta chiaro quanto io sia cresciuto a pane e Walter Hill.
Così, quando ho letto che non solo a Venezia 79 il maestro avrebbe ricevuto un premio importante alla carriera, il Cartier Glory, ma avrebbe presentato fuori concorso Dead for a dollar, titolo a dir poco iconico perché racchiude un mondo, a cominciare da quello di Sergio Leone, be’ sono andato via di testa.
Aspettative a mille, voglio dire, la mia Venezia poteva cominciare e finire con lui, questo avevo pensato. Poi però ho visto il film.
Che dire? Una delusione. Non un film brutto. Ma nemmeno bello. Di certo, non un film alla Walter Hill. Perché, perfino il suo ultimo lavoro, che aveva parecchi difetti, gli è nettamente superiore.
Un western in cui parla tantissimo, troppo
Il problema vero è che, personalmente, trovo che in un western le parole stanno a zero, a meno che tu non sia Tarantino. Qui invece si parla tantissimo, troppo. Gli infiniti spiegoni che servono a costruire una trama farraginosa e forzata sono spesso affidati a un personaggio tanto noioso quanto inutile quale l’interprete messicano Esteban, tirapiedi del super cattivo Tiberio Vargas.
I protagonisti, sia chiaro, sono due grandi attori: Christoph Waltz e Willem Dafoe. Ma non hanno il fisico per riempire lo schermo. Non sono Clint Eastwood de Gli Spietati ma nemmeno il Jamie Foxx di Django, dove infatti Waltz interpretava una sorta di mentore/spalla.
Le interpretazioni ci sono, sia ben chiaro: Waltz è un cacciatore di taglie freddo e cinico al punto giusto e Dafoe è un giocatore di carte e un killer ma non hanno nemmeno lontanamente la presenza scenica intesa come fisicità pura di Gene Hackman o Kevin Costner.
Personaggi incolori
Il resto dei personaggi sono incolori e pieni di battute abbastanza stereotipate ma il vero problema è la quasi totale mancanza d’azione con l’eccezione della sequenza finale peraltro nemmeno troppo spettacolare anche se quando ho visto il cavallo spaccare la vetrata ho provato per un attimo una staffilata di nostalgia, ripensando alla banda dei fratelli James e Younger di The Long Riders.
Ma forse questo film, come altri di questa mostra mi ha insegnato una cosa: che è difficile lasciare il segno con un gran film a ottant’anni. Certo, succede, penso a Gran Torino di Clint Eastwood per esempio, ma né The Master Gardener di Paul Schrader, né Dead for a Dollar di Walter Hill appartengono anche solo lontanamente a una simile categoria. È difficile. Dopo tanti film belli e importanti, forse anche il maestro si rifugia in ciò che sa fare ed è giusto, non fa una piega ed è normale che ciò avvenga.
Ecco allora che il ragazzino che è in me, quello che stamane cercava disperatamente un nuovo Geronimo se non proprio un The Long Riders, si è dovuto arrendere. E poi, però, si è fermato e ha ringraziato un grande autore per i tanti sogni che gli ha regalato nel corso di una vita intera con i suoi magnifici film.
Pazienza allora se questo Dead for a Dollar è un film mediocre. Dobbiamo ai grandi maestri un minimo di indulgenza, se non altro per gratitudine e riconoscenza. Poi, magari, è lecito sperare che la prossima pellicola di Walter Hill sia meglio di questa.