Devil, l’uomo senza paura raccoglie l’indimenticabile run del cornetto scritta da Frank Miller tra il 1979 e il 1983. Una serie di storie indimenticabili che, oltre a ridefinire completamente il personaggio del diavolo rosso, hanno cambiato per per sempre il mondo dei comics.

- Titolo: Devil, l’uomo senza paura
- Autore: Frank Miller e Klaus Janson
- Editore: Panini Comics
- PP: 840
- Prezzo: 60,00 euro
Ci sono storie che una volta raccontate lasciano una cicatrice profonda, una cicatrice che se ne sbatte del passare del tempo e non ne vuole sapere di rimarginarsi anzi, brucia sempre più forte.
Una di queste è quella raccontata e disegnata da Frank Miller tra il 1979 e il 1983 per la Marvel Comics. Stiamo parlando di fumetti di supereroi. Gente che se ne va in giro a salvare il mondo con una calzamaglia addosso.
L’autore del Vermont entra nel team creativo di Daredevil (in Italia semplicemente Devil) come disegnatore e si fa subito notare per lo stile ipercinetico e apparentemente sregolato. Ma è quando prende in mano i testi che le cose cambiano. Cazzo se cambiano!
Devil viene sbattuto nei vicoli e nelle strade di una New York malata, abitata da spacciatori, puttane, killer che ammazzano per una dose, disperati che vivono come reietti nel sottosuolo, mafiosi e sbandati di ogni tipo. Il Devil di Miller è un uomo ossessionato dal senso di colpa e dalla giustizia, un povero cristo che non riesce a vedere (in tutti i sensi, è cieco) il mondo per quello che è: una fogna maleodorante che non ti lascia scelta e ti costringe a sporcarti le mani tutti i giorni.
O forse questo mondo marcio e corrotto lo vede benissimo, addirittura meglio degli altri, ma preferisce lottare contro i mulini a vento nel vano tentativo di raddrizzare le cose, sputando sangue notte dopo notte. Di colpo il mondo si accorge che i fumetti possono essere violenti, cattivi, senza speranza.
Questi in particolare ti lasciano addosso un forte senso di disagio: sono fumetti in cui si muore da soli su un marciapiede, fumetti in cui un ragazzino strafatto collassa sui banchi di scuola per una partita di roba tagliata male. Qui dentro il lieto fine è soltanto un’ipotesi, peraltro abbastanza remota.
Ci sarebbe tanto da dire su questo ciclo di storie, un’epopea che ha lanciato Miller nel gotha dei comics mondiali fino a farlo diventare la superstar che oggi tutti conosciamo (Batman, Ronin, Sin City, 300, Robocop…); ci sarebbe tanto da dire sul ripescaggio consapevole di sfumature e colori orientali alla Bruce Lee che Tarantino avrebbe riproposto una decina d’anni dopo con tanto successo; su una serie di comprimari tratteggiati con tanto fascino da diventare involontari protagonisti (Kingpin, Elektra, Ben Urich, Turk, Bullseye…); sull’abilità di Miller di riuscire ad inserire macchie di ironia (regolarmente sfumate sul nero) in mezzo a storie disperate.
Come ci sarebbe tanto di dire sul fatto che ogni volta che Miller incrocia la sua strada con quella del diavolo rosso ne salta fuori un capolavoro (penso a vere e proprie opere maestre come Love & War, o al ciclo successivo di Born Again).
Ma non è il caso di dilungarsi troppo: certe storie vanno lette e digerite da soli senza perdere tempo in chiacchiere. No, davvero, lasciate perdere tutto il resto: Frank Miller raggiunge l’apice con le storie del cornetto.
E non è un caso se qui dentro sono già tratteggiati tutti i temi che Miller ha poi ampliato e approfondito nei suoi lavori successivi: queste 800 pagine rappresentano un unico capolavoro che è riuscito a rivoluzionare il mondo dei comics.
Nel Devil di Frank Miller non ci sono eroi. Come nella vita, del resto.
Molti critici del fumetto, e non solo, sono concordi sul fatto che negli anni ’60 Stan Lee e Jack Kirby crearono un nuovo Pantheon di divinità . Nuovi eroi dai colori sgargianti e dai grandi poteri (nonche’ responsabilita’). Bene. Ho sempre pensato che il piu’ grande fra i supereroi fosse Devil, l’uomo senza paura, e questo proprio perché in apparente contraddizione con gli straripanti poteri di Spiderman o del Dio del tuono. Oppure dell’incredibile Hulk. La fragilità di Murdoch, la sua cecità, in molti casi le sue debolezze emotive, ne fanno una figura principe del mondo ‘Marvel’, umanissima. In un contesto ‘noir’ Miller riscrive le origini del Diavolo rosso, in una Hell’s kitchen, periferia del mondo, ricca di luci e di buio, l’eterna lotta tra il bene ed il male. Chi meglio di Devil può rappresentare tutto ciò? Miller, futuro sceneggiatore e regista, crea e ricrea personaggi già esistenti nel mondo di Devil e Spiderman, vedi Kingpin, il boss della mala newyorkese, ma ciò che più conta e’ finalmente l’intreccio, la storia, un fumetto che diventa libro maturo, con personaggi ‘veri’. Senza dubbio Miller miscela il noir con i manga, le arti marziali, filosofia zen e crudezze da strada. Bella botta, per un fumetto anni ’80. La strada maestra tracciata da Miller continua ancora oggi: i lavori degli scrittori Bendis e Brubaker hanno senza dubbio seguito le orme del grande Frank. Così come il suo tratto ha caratterizzato anche successivamente i lavori dell’ottimo John Romita Junior e di Alex Maleev, forse il miglior caratterista di Daredevil.
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