Django/Zorro, la miniserie a fumetti che farà felici tutti gli orfani di Quentin Tarantino, in attesa di The Hateful Eight, il prossimo film del maestro
Orfani di Tarantino? Contate i minuti che vi separano da The Hateful Eight il suo prossimo film, annunciato, poi smentito dopo che lo script era arrivato on line di contrabbando e ora di nuovo in pista (come se non lo sapessimo… che vecchia volpe è lo zio Quentin…)? Nessun problema.
Da pochi giorni è uscito il primo vero sequel di un suo film, scritto da lui, per la prima volta a quattro mani con qualcun altro. Ma non preoccupatevi, se non ne avete sentito parlare è perché non è un film, ma un fumetto (che poi si possa intavolare una tavola rotonda su come ancora oggi alle volte il fumetto non abbia la giusta eco che meriti è tutt’altra questione). E che fumetto.
Annunciato quest’estate in un panel a sorpresa alla ComicCon di San Diego, pubblicato da Dynamite Entertainment – tra le etichette più o meno indipendenti più attive e interessanti del settore, con un catalogo ormai di tutto rispetto e in continua espansione – è un team-up d’eccezione che farà felici i fan della scena pulp e grindhouse di tutto il mondo.
Django, nella versione tarantiniana, incontra Zorro, uno dei titoli di punta della Dynamite, da anni ancora in sella grazie allo sceneggiatore Matt Wagner, con cui il regista di Knoxville ha scritto la miniserie in sei numeri, cinque dei quali di prossima pubblicazione.
Wagner è un nome noto ai lettori americani, autore di comics quali Grendel, Mage, sceneggiatore per Batman, autore di one-shot di successo come quello di Terminator e per la Dynamite eminenza grigia dietro una run di Green Hornet e soprattutto autore del rilancio di Zorro dal 2008 al 2010 e poi di nuovo nel 2011 e 2012 con Zorro Rides Again.
Il primo numero di questo succulento team-up con il cowboy cacciatore di taglie e schiavo liberato portato sugli schermi con successo da Tarantino, narra proprio del primo incontro tra i due ed è fedele tanto alla caratterizzazione fatta da Jamie Foxx al cinema quanto allo Zorro di Wagner finora, ormai vecchio ma che non rinuncia all’azione in difesa dei più deboli.
E stato proprio Tarantino a volere che lo Zorro della miniserie fosse proprio quello di Wagner, primo perché ne era un lettore e fan, secondo perché serviva alla storia, ambientata diversi anni dopo il suo film, con Django di nuovo cacciatore di taglie.
E Brunhilda? Arriverà promettono i due, con Tarantino che se la ride quando gli fanno notare che la Dynamite pubblica anche i fumetti dedicati a Shaft, personaggio simbolo della blaxploitation, citato in Django Unchained: È vero, e mi aspetto che in futuro, in uno dei prossimi numeri, ci sia un momento in cui Shaft parli della sua bis-bis-bis-bisnonna Brunhilda!
Il regista ha dichiarato inoltre di aver parlato a Jamie Foxx del progetto e che l’attore era entusiasta, ha pensato che è una grande idea, mi ha detto, ma non possiamo farci un film? Io ci sto. Chiamiamo Antonio (Banderas ovviamente, l’ultimo Zorro hollywoodiano). Facciamolo.
Non vedrà mai la luce presumibilmente e non è detto sia un male, anzi. Però c’è questa miniserie che racconta quella storia e leggendo il primo numero, sugli scaffali d’oltreoceano e disponibile per il digital download dalla seconda settimana di novembre, viene voglia di vedere come proseguirà la vicenda.
I dialoghi, avevate forse qualche dubbio?, sono ricchi e brillanti, influenzati dallo stile di entrambi gli autori, non manche qualche prima sequenza di azione che lascia presagire uno sviluppo in tal senso molto più incisivo che quello di questo primo, pur divertente, numero.
Il disegnatore Esteve Polls ha un tratto semplice e diretto, la sua interpretazione di Django e di Zorro è fedele all’iconografia e alla mitologia di entrambi e questo arriva ad ogni pagina e ogni singola vignetta.
Inoltre dalle dichiarazioni di Tarantino pare che ne vedremo davvero delle belle, persino cose pensate originariamente per Django Unchained e poi mai filmate, come un flashback su King Schultz (evocato dalle parole di Django, che vede in Diego de la Vega alcune caratteristiche proprie dell’amico scomparso) o alcuni aspetti di Brunhilda, che approfondiscono il personaggio e fanno capire che non è semplicemente la dama in pericolo, anzi.
Certo, è un fumetto da e per i fan, non credo possa raggiungere un pubblico maggiore di quello dei fissati con questo tipo di cose, e il primo numero è una pura e semplice introduzione al team-up e a quello che verrà.
Ma ha la giusta misura e la classe innata di entrambi i suoi sceneggiatori, e getta le premesse per quello che potrebbe – si spera- arrivare. L’idea è indubbiamente accattivante. I personaggi bigger than life. Potremmo essere di fronte alla nascita di una serie regolare, che prende il via da questi primi numeri, chissà. Di sicuro siamo di fronte al primo sequel mai scritto da Quentin Tarantino, pronto a rivisitare con grande divertimento uno dei suoi personaggi.
E, personalmente, lo avrei letto anche in versione fotoromanzo o qualsiasi altro mezzo e formato fosse stato scelto.
Considerando poi l’importanza della figura di Zorro nella cultura pop e non solo, direi che si tratta di un appuntamento da non mancare e, in tal senso, le cover rilasciate finora, quelle regular e quelle variant, fanno veramente venir voglia di leggere questa storia.
Quando poi il primo numero si chiude con l’annuncio del supercattivo della vicenda, che il duo incontrerà a partire dal prossimo numero, ovvero l’Arciduca dell’Arizona, un sorriso non può non stamparsi sulle vostre facce e lasciarvi lì a volerne ancora.