Alla conferenza stampa di Dogman grandi applausi per Matteo Garrone

E’ più’ una storia di vendetta o di giustizia? Inizia con questa domanda la conferenza stampa di Dogman con il regista, gli attori protagonisti, gli sceneggiatori e i produttori, del nuovo film di Garrone ispirato a un noto fatto di cronaca. Molti gli applausi appena entra in sala il regista italiano, che qui e’ molto amato, e che con questo film ha convinto in maniera fortissima il pubblico. “Ho iniziato a lavorare a questa storia 13 anni fa e nel frattempo la storia e’ cambiata, molto, mi sono allontanato dal fatto di cronaca per lavorare più su una dimensione umana. Abbiamo raccontato quanto successo come qualcosa che poteva succedere a ognuno di noi. E’ stato fondamentale Marcello – Marcello Fonte, il suo protagonista – la sua dolcezza, lui e’ dentro la violenza di altri e non si trasforma in mostro ma e’ vittima di un meccanismo, non e’ una vendetta, lui e’ naif, ha una sua innocenza, una grande umanità’ e poi ha un antagonista straordinario, se il cattivo non funziona crolla tutto, e Edoardo Pesce – che interpreta Simoncino – e’ stato straordinario, anche la sua trasformazione fisica. E pure gli altri attori, a partire dalla piccola Alida Baldari Calabria, la figlia Sofia e l’amore di Marcello, e che non ha potuto vedere il film, e c’è tutto il lavoro delle luci di Nicolaj Brüel, del montaggio di Marco Spolentini, della colonna sonora di Michele Braga.

ALLONTANARSI DA EL CANARO PER TROVARE SEMPLICEMENTE MARCELLO

Un giornalista romano ricorda come il fatto di cronaca sia ancora oggi molto presente nell’immaginario di Roma, tanto che se devi minacciare pesantemente qualcuno gli dici “faccio come er canaro”, divenuto un modo di dire, ma la storia da parte di Garrone e’ stata rivoltata: “per me il punto di svolta e’ stato l’arrivo di Marcello, mi ricollegava a Buster Keaton del cinema muto, ha anche dei tratti di comicità e leggerezza in alcuni momenti, che cambiano la prospettiva del personaggio, certo il fatto cruento è famoso per la tortura, e al cinema ho spesso visto film belli mi viene in mente Un borghese piccolo piccolo, di Monicelli, o Cane di Paglia di Peckinpah, in cui il buono finisce per diventare cattivo, e questa cosa mi bloccava, nella costruzione del personaggio di Marcello. Negli anni m’allontanava, ma con la dolcezza di Marcello ci sembrava una stonatura che finisse in quella direzione. La parte che mi interessava di più è il conflitto in cui si ritrova, per farsi riconoscere la dignità di uomo, ma davanti a una bestia, come il suo contraltare, che conosce come unico linguaggio la violenza, e devi sopravvivere, cosa fai? Mi interessava vivere accanto a lui questo conflitto, del resto il personaggio è pieno di contraddizioni, è affascinato da Simoncino, e ne ha al contempo paura, è affascinato da quello che non ha, ma non agisce mai per mezzo di scelte razionali, anche in questo credo stia la modernità’ del personaggio. Ci interessava approfondirne la sua psicologia, è in tal senso un film sulla violenza ma psicologica, non legata ad aspetti sanguinolenti, o splatter, se c’è chi pensa di vedere un film con dita mozzate o cose simili resterà deluso, è un film che parla di un percorso. Aggiunge Marcello, il protagonista: “è come un fiore di loto, che cresce in mezzo al fango, ma resta bianco, bianco? Grigio, un pochino si sporca ma non del tutto, difende sua figlia si comporta come tanti altri, si è creato delle piccole sicurezze, ci tiene ad essere un bravo padre, del resto è difficile ritrovarsi in mezzo non sai dove stare; e poi – aggiunge Garrone – ha un problema di relazioni umane, e’ fragile, debole, ingenuo.

L’ETERNA LOTTA DEL DEBOLE CONTRO IL FORTE

“La storia di per se’ semplice, è l’eterna lotta del debole contro il forte, ma qui c’è una particolare generosità da parte degli attori, che hanno messo in gioco il loro vissuto per farlo sposare al personaggio. La sceneggiatura è curata da Ugo Chiti e Massimo Gaudioso e dallo stesso Garrone: “il personaggio di Marcello è pieno di contraddizioni – sottolinea Chiti – e l’aspetto più curioso è che per certi versi è la prosecuzione di un personaggio tipico italiano, che mette in pratica l’arte di arrangiarsi, solo che in questo caso nel farlo entrano in gioco la cocaina, il piccolo traffico, ecc…quando l’ho visto la prima volta a Roma nella sua versione definitiva, mi sono detto – ricorda Chiti – sembra un dramma sacro, il cattivo che appena entra in scena sembra ottuso diviene una figura in grado di dominare tutto, in tal senso diviene una sorta di divinità. Se penso – prosegue Garrone – che 12 anni fa quando ancora si chiamava Amico dell’uomo, avevo pensato a Benigni, per il ruolo di protagonista, che ieri sera era in sala, e mi ha fatto piacere, perché per il personaggio mi serviva anche una certa comicità, alla Chaplin, alla Keaton, e nel testo c’è pure come riferimento Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij.

IL LAVORO SUL SET CON I CANI

“Per quanto attiene il lavoro con i cani direi che non sai mai quello che fanno e questo è meraviglioso, ti sorprendono, puoi seguire una certa imprevedibilità che rende sempre viva la scena. Marcello era a suo agio con i cani, e del resto doveva creare un certo rapporto con il cane con cui finirà in scena a mangiare assieme, così ho detto all’addestratrice che Jack doveva stare sempre assieme a Marcello, e devo dire che, esiste un premio per i cani vero? Beh Jack si merita il Palm Dog.

LE LOCATION

Complimenti arrivano da un giornalista americano per le location scelte. “Castel Volturno (CE) e Villaggio Coppola per me sono oramai familiari, nel 2001 vi ho ambientato L’Imbalsamatore, e poi parte di Gomorra è un luogo che mi vuole bene, che ha una luce magica. Una luce perfetta a seconda delle varie scene, ad esempio nella prima parte e’ piu’ luminosa, nella seconda, dopo l’uscita dal carcere, piu’ plumbea, grigia, con la pioggia, per me resta un luogo magico. E un’altra ragione è che poteva richiamare l’atmosfera western, di un luogo di frontiera, metafora della società in cui viviamo, anche per questo era necessario che Marcello entrasse in contatto con la comunità del luogo, non poteva per questo essere una grande città. Non credo ci sia un collegamento con la realtà politica, ma con problemi contemporanei, di conflitti che speriamo no invecchino cosi’ presto, e parla anche del paese, ma speriamo possa essere universale, possa arrivare con le emozioni a un pubblico di tutte le parti del mondo”. Una giornalista di un’agenzia tedesca, dall’accento spagnolo, torna sulla parte politica e dice a Garrone di aver letto il suo film in maniera totalmente politica, secondo lei Simoncino rappresenta l’ultra destra, mentre Marcello, l’altra parte che non si muove e poi fa giustizia per conto suo: “non credo che Marcello sia un venditore solitario, non e’ un giustiziere, anzi ha più l’atteggiamento con Simoncino di dirgli se mi chiedi scusa e’ finito tutto, lo mette in gabbia per questo, perche’ vuole le scuse ed essere riconosciuto un essere umano. Può darsi che abbia anche una componente politica ma in caso l’avrebbe mio malgrado, a me interessa il lato più umanistico che politico”.

SCHEDA DEL FILM

In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, “Dogman”, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato. Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera – Er Canaro della Magliana – successo trent’anni fa ma che non vuole in nessun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti.