Dolceroma di Fabio Resinaro è il film che mancava. In parole povere: una figata suprema!

Come risolvi una sera uggiosa tra amici, se i tuoi amici sono Matteo Strukul e Silvia Gorgi? Ti piazzi al cinema per un filmazzo ignorante come Dolceroma.

Come al solito abbiamo sbagliato tutto perché il film è uno spettacolo inatteso in pieno stile Sugarpulp, su questo non ci sono dubbi. Ma questo è solo l’epilogo meraviglioso e non il prologo di una fredda serata primaverile.

Devo fare una piccola premessa: non sapevamo nulla di questo lungometraggio. Il fattore Fabio&Fabio, che tanto statico e soporifero fu un Mine del 2016, ci turbava e l’incognita Barbareschi, vera mina impazzita del panorama cinematografico italiano, personalmente mi spegneva inesorabilmente il sorriso.

FRASE TOP: Secondo me o è una figata suprema o una caxxata atomica, non vedo vie di mezzo.

UNA FIGATA SUPREMA

La bilancia propende, dopo attenta decantazione, per figata suprema in maniera pesante.  L’incognita Barbareschi piazza un’interpretazione magistrale. Se poi il ritmo della storia non cala mai e la sceneggiatura è solido scoglio sul quale costruire il tutto, c’è solo da divertirsi.

Cinema ad alto tasso narrativo dove thriller e commedia si uniscono all’action movie di stile hollywoodiano, un mix che porta una ventata di freschezza, una boccata di ossigeno rinvigorente dopo i film di Manetti, Garrone e Guadagnino. Già quest’ultimi portarono in dote grandi novità per l’asfittico mercato nostrano poco reattivo al rischio, ma Dolceroma parte per nuove vette e deve ringraziare il produttore, sì sempre lui, Barbareschi. Per farla breve con questa uscita si paventa quel rinascimento cinematografico italiano, tanto atteso e ad oggi solo abbozzato.

Resinaro cavalca la storia di questo Dolceroma come un domatore di lungo corso, metacinema puro che sfonda a colpi di katana, camorra, tradimenti e piccoli omicidi tra amici.

Qui nessuno ha pretese di proporre un prodotto per il salotto buono del cinema italiano, anzi, surfa tra le macerie di wannabe e arraffoni che tanto ricorda quel televisivo Boris di qualche anno fa. Mentre la fiction con Pannofino era comedy puro dal retrogusto amaro, Dolceroma esplode nel darkside più intrigante con una leggerezza disarmante e piacevole, dalle non tanto velate frustate pulp, noir e thriller.

Una regia attenta ai dettagli, un montaggio coerente, veloce ma che non si perde mai, luci e scenografie ricche ed in fine un commento sonoro perfetto per il genere, sono il contorno al già citato rock solid script.

UN FILM CORAGGIOSO

Non un lungometraggio perfetto ma molto coraggioso, infatti Dolceroma evoca le produzioni tarantiniane con stile, facendole proprie, assimilando il miglior cinema d’oltreoceano e riproponendolo sulla tratta Milano/Roma, what else? Attenzione: non mima, non fa il verso, non copia: reinterpreta!

Il soggetto è liberamente tratto dal libro di Pino Corrias Dormiremo da vecchi. Qui però i tre personaggi principali brillano di luce nuova.

Interpreti un bravo Lorenzo Richelmy, (lo sceneggiatore sfigato) un immenso Luca Barbareschi (il produttore spietato che “non dorme mai”) e Valentina Bellè (l’attricetta nel posto sbagliato con le persone sbagliate). A corollario una Claudia Gerini che “ruba la scena”, Francesco Montanari, Armando De Razza e Libero De Rienzo.

Se siete curiosi e desiderosi di qualcosa di nuovo Dolceroma è il vostro film: pagate, sedetevi e godete di quest’ora e mezza di puro delirio, mi ringrazierete.

Anzi ringraziate chi crede in film alternativi al cinepanettone, soprattutto li distribuisce (01 lo porta in 300 sale) e dona lustro alle produzioni italiane.