Con Ender’s Game si ritorna alla fantascienza pura. Un film che cerca di ricalcare lo stile visivo, immaginifico, dell’autore pluri premiato Orson Scott Card.

Gavin Hood non verrà certamente ricordato per la sua magistrale opera X-Men Origins: Wolverine, ma con questo primo lungometraggio del ciclo di Ender segna il passo in direzione migliorativa. Hood oltre alla regia ne cura la sceneggiatura regalando allo spettatore un pacchetto completo di emozioni confezionate ad arte.

In gergo informatico si definisce “look and feel”, più semplicemente “percezione”, che traslato sull’oggetto in discussione ne dona quel profumo di carta ormai quasi trentennale. Infatti era il 1985 quando Il gioco di Ender spopolò tra le folle, vincendo ben due dei più ambiti premi letterari come l’Hugo e il Nebula. Un “double” più unico che raro e chiunque ne sarebbe stato intimorito solo al pensiero di toccare cotanta opera, fortunatamente Scott Card e Hood hanno prodotto un’ottima sinergia.

Ender's Game

Ender’s Game trae il meglio dall’omonimo libro proprio nella storia portandola a compimento in modo magistrale, assicuro che per chi ha letto e non visto la trama è la differenza tra “ho fatto la storia” e “carino”. Chiaramente i tempi sono diversi e come in tutti gli adattamenti si “taglia qui e la” ma di fatto il risultato è assolutamente in linea, regalando quel sapore vintage che tanto è di moda. Per intenderci un’analoga operazione di adattamento “old fashion” la si tentò, purtroppo sfortunatamente non ebbe il pubblico che meritava, con lo stupendo John Carter di Andrew Stanton.

A tirare le fila di tutto c’è sempre un grande produttore appassionato di Sci-Fi come Roberto Orci, ormai omni-presente a Hollywood quando si tratta di “rischio cavolata”. La lunga mano del produttore di Fringe, Star Trek e Into Darkness si nota proprio nei tempi filmici e dai piani medi sempre coadiuvati da una fotografia che a dir poco è perfetta, da manuale, di quel visionario di Donald McAlpine (ricordo solo che è il direttore della fotografia di Baz Luhrmann).

Ender's Game

Tralasciando la storia, non voglio spoilerare un bel nulla, mi soffermerò sull’attesa interpretazione del nostro invecchiato Ian Solo, Harrison Ford per tutti. Sinceramente nulla di strepitoso sfoggia comunque una professionalità ormai rodata da mezzo secolo di attività, insomma va in automatico. A dar un po’ di vitalità un inaspettato Ben Kingsley in versione “maori” e il giovane, ma ormai già stellare, Asa Butterfield nella parte di Ender, la più difficile. Sinceramente ne esce benissimo, restituendo il travaglio emozionale e la distopia che il personaggio richiede.

Se fuori piove, il freddo impera e volete volare lontano senza buttare il vostro tempo, Ender’s Game  e i suoi amici sono il toccasana che vi cambierà la serata.

Guarda il TRAILER