Era la Milano da bere. Morte civile di un manager, di Alessandro Bastasi, la recensione di Federica Belleri per Sugarpulp MAGAZINE
Titolo: Era la Milano da bere. Morte civile di un manager
Autore: Alessandro Bastasi
Editore: Fratelli Frilli
Vivere in una bella casa, nell’agio, non è abbastanza. Non serve quando manca l’affetto e l’amore dei propri genitori.
Lo sa bene Cristina, che ha lasciato la villetta di Milano, per spostarsi, a soli vent’anni.
Lei, abituata al benessere superficiale di cui la madre amava circondarsi. Lei, che non aveva mai ricevuto un cono gelato dalle mani del padre. Cristina, benestante ma sola.
Massimo, suo padre. Ambizioso e impeccabile sul lavoro, pronto a scalare per arrivare in alto; abile nel toccare le corde giuste.
Anna, sua madre. Cresciuta solo dalla mamma, nella continua privazione, nel risparmio ossessivo.
L’illusione di una famiglia modello, destinata a naufragare durante una conversazione di pochi minuti. Una manciata di attimi.
Il cervello si resetta, si spegne e riprende vita seguendo parametri completamente diversi, ridimensionati, rivisti.
Le porte spalancate si chiudono, i telefoni suonano a vuoto, gli occhi guardano verso il basso.
Le prospettive cambiano e i soldi finiscono. Che fare? Umiliarsi? Vendersi? Quando si è indifesi e vulnerabili ci si attacca solitamente alle persone sbagliate, che ci illudono ancora, nascondendo i loro reali obiettivi.
In un groviglio politico di malcostume e ricatti, Bastasi ci dimostra come il prestigio e la vanità non portino a nulla; quanto sia importante il senso di “appartenenza”; quanto i valori abbiano perso forza e intensità.
Nessuno fa niente per niente, quasi mai. Nessuno è davvero così disinteressato, quando offre aiuto. Tutto ha un prezzo, soprattutto morale.
Questo noir colpisce per il linguaggio schietto e crudo. Per il ritmo, sempre ben sostenuto, e per il finale. Uno schiaffo in pieno viso, anche alla nostra coscienza.
La crudeltà di non saper amare e di non conoscere il significato della parola rispetto. L’affanno di accumulare e possedere.
L’odio, portato all’esasperazione. La vigliaccheria. La solitudine che sfocia nella depressione.
La perversione. L’esposizione, innocente e fragile, agli abusi. Questa Era la Milano da bere.
Buona lettura.