Eredità colpevole, la recensione di Pierluigi Porazzi del romanzo pubblicato da Diego Zandel per Voland Edizioni.
- Titolo: Eredità colpevole
- Autore: Diego Zandel
- Pagine: 256
- Prezzo: 19 euro
- Editore: Voland
Quando il giudice La Spina viene ucciso in un attentato, rivendicato da un misterioso e sconosciuto gruppo di estrema destra, il suo amico Guido Lednaz, giornalista e scrittore figlio di profughi fiumani, decide di iniziare a indagare sull’omicidio.
L’ipotesi più probabile è che la morte del giudice sia legata alla sua attività professionale, in quanto accusato, dalle formazioni di estrema destra, di aver contribuito all’assoluzione del criminale di guerra titino Josip Strčić.
Lednaz segue varie piste, che lo porteranno, da Roma fino a Trieste, a rivivere il suo passato di profugo e a ricostruire le vicende storiche che hanno segnato la sua famiglia, fino a giungere alla soluzione dell’omicidio, inaspettata e imprevedibile.
Un romanzo coraggioso e intenso
Eredità colpevole è un romanzo coraggioso e intenso, attraverso il quale Zandel racconta la storia dei profughi fiumani e delle foibe, tema tuttora controverso e che suscita immancabilmente accese discussioni. Come sostiene il protagonista, alter ego dell’autore, i profughi provenienti dall’ex Jugoslavia sono sempre stati strumentalizzati, da tutte le parti politiche, ed è tuttora difficile, anche dopo tanti anni, intavolare una discussione serena e pacata su tali argomenti.
Un romanzo, scritto con la consueta maestria da Diego Zandel, che merita di essere letto e conosciuto anche per la puntuale e accurata ricerca storica, e che dà al lettore il privilegio di ascoltare la versione di chi ha vissuto la storia in prima persona.
Una storia di morte, di perdite e di dolore. Una storia che ancora divide. La lettura, tuttavia, non viene mai appesantita dalla ricostruzione storica, anzi, la trama perfettamente orchestrata rende ancora più interessante la conoscenza dei fatti narrati.
Al termine della lettura, ci si chiede quanto tempo sarà ancora necessario perché avvenimenti di oltre ottant’anni fa possano essere ricordati e discussi in maniera serena e oggettiva, con il distacco che si riserva alla Storia.