Estate 2018, non ci resta che leggere (e non è poco). Cesare Granati inaugura la sua collaborazione con Sugarpulp MAGAZINE con una serie di consigli di lettura per questa calda estate.

Ne capiamo sempre meno di questo clima, di questa realtà confusa e afosa, perdiamo le mezze stagioni e pure il buon senso, almeno stando alle vicende politiche, economiche e sportive che si susseguono in questi mesi.

E se non possiamo recuperare il nostro entusiasmo, insieme al campanilismo da patrioti della domenica, con i Mondiali più tristi della Storia (anche perché penso che un Mondiale senza Italia sia un po’ meno Mondiale, verità) non ci rimane che la lettura.

Cambiano i governi, si perdono le stagioni ma l’estate a me fa sempre venire voglia di leggere, di recuperare il tempo perso durante l’anno ed immergermi in un buon libro.

Che poi, detto tra noi, leggere aiuta a capire pure la realtà, il clima e qualcosa di noi stessi. Ed è anche un ottimo antidoto contro la tristezza, compresa quella che ti prende quando, scorrendo i nomi delle squadre impegnate nei vari gironi di Russia 2018, non trovi l’abbreviazione più dolce del mondo, ITA.

Ma veniamo a noi, che ‘sti Mondiali hanno pure stancato (sì va beh, a chi lo racconto), a libri unici nel loro genere perché raccontano proprio di libri e scrittori, e con la scusa di raccontarci una storia, ci parlano dell’importanza che può avere leggere per ognuno di noi, della possibilità di crescere come individui aggrappandoci a parole scritte da altri.

La morte non sa leggere, Ruth Rendell

Ruth Rendell ci racconta quanto può essere devastante una vita senza lettere e punti e virgola.

Nel romanzo La morte non sa leggere (1977) la scrittrice inglese ci racconta di Eunice Parchman, una donna cresciuta nello squallore ed ossessionata da un terribile segreto: è analfabeta e se ne vergogna terribilmente.

L’incipit (magistrale) annuncia la tragedia che sarà poi descritta nel romanzo: “Eunice Parchman sterminò la famiglia Coverdale perché non sapeva leggere, perché non sapeva scrivere. Non c’era movente, non ci fu premeditazione: non ottenne denaro, né sicurezza”.

Segue la narrazione di un’esistenza trascorsa nella paura, in cui l’unico modo per andare avanti è perseguire la menzogna, ingannare gli altri per nascondere le proprie debolezze. Eunice riuscirà a farsi assumere dalla famiglia Coverdale come domestica, ma proprio quando sembra aver trovato la pace, il vuoto che ha dentro la travolgerà.

L’ombra del Vento, Carlos Ruiz Zafon

Daniel Sempere, protagonista del romanzo L’ombra del vento (2001), successo planetario di Carlos Ruiz Zafon, cresce in mezzo ai libri e attraverso di loro scoprirà chi è davvero, e come vita e letteratura possano confondersi, condurci verso la verità e la pace.

Ambientato nella Barcellona del ‘45, ferita da anni di guerra civile, L’ombra del vento è un libro che chiunque dovrebbe leggere per innamorarsi della letteratura. Dopo aver scoperto un libro raro, Daniel si lancerà alla ricerca del suo autore e dovrà lottare contro personaggi diabolici, poteri oscuri e pericolosi, aiutato da anime gentili, emarginati nascosti negli angoli più oscuri della città: persone e libri in fuga dal male, alla ricerca della verità.

La penna di Carlos Ruiz Zafon costruisce personaggi indimenticabili che entrano nella memoria di chi legge, di più, che vivranno nei vostri sogni e non vi abbandoneranno mai.

Martini, Pietro Grossi

Se siete troppo presi dalla vita da spiaggia, vi consiglio un racconto agile e pieno di significato. Pietro Grossi ci regala Martini (2010), fenomenale racconto che narra degli incontri tra un giornalista, Frank, e Jay Martini, scrittore famoso e molto apprezzato ma tormentato e irrequieto.

Sono sufficienti questi fugaci incontri, spalmati nell’arco di una vita, per costruire un forte legame tra e con i personaggi e per rendersi conto che passione ed energia vitale ci uniscono tutti, giovani giornalisti di belle speranze e grandi autori stravolti dalle loro stesse parole.

Basta avere il coraggio di attraversare i ponti che ci dividono, magari bevendo un drink nella hall di un albergo quando tutti gli altri dormono.

 

Diario d’inverno, Paul Auster

Invernale solo nel titolo, Diario d’inverno (2012) è un libro del mitico (almeno per me) Paul Auster.

Giunto a sessantaquattro anni, l’autore newyorkese racconta sé stesso scrivendo un diario, ripercorre la propria vita seguendone i segni lasciati sul corpo, recuperando le sensazioni diventate memoria.

E facendolo offre ai suoi lettori una mappa, rivela le vie misteriose che legano corpo e cervello dando la possibilità ai coetanei di ritrovarsi e ai più giovani di vivere pienamente, con maggiore consapevolezza.

Il nostro corpo è l’unico mezzo che abbiamo per attraversare il mondo, per conoscere gli altri e noi stessi, per non perderci di fronte agli imprevisti, gioie e dolori, inverno della vita compreso:

Pensi che a te non succederà mai, che sei l’unica persona al mondo a cui queste cose non succederanno mai e poi, a una a una, cominciano a succederti tutte, esattamente come succedono a tutti gli altri”.

Figuracce, a cura di Niccolò Ammaniti

L’ultimo libro che vi consiglio di portare in spiaggia è un’antologia. Racconti rivelati durante una cena d’agosto, che vedeva seduti allo stesso tavolo, immersi nel caldo dell’estate romane, alcuni tra i più grandi scrittori italiani di oggi. Figuracce (2014) a cura di Niccolò Ammanniti è il risultato della sfida che lo scrittore cannibale per eccellenza lancia ai suoi colleghi dopo aver ascoltato i racconti delle loro peggiori figuracce. Avete il coraggio di scriverle?

Sfida vinta alla grande, perché leggendo questo bel libro si ride tanto ma si capisce anche qualcosa di nuovo, per niente scontato. Che spesso dietro ad una figuraccia si possono nascondere vere e proprie svolte esistenziali, eventi rivelatori che determinano la nostra vita.

Mal che vada diventeranno cicatrici: all’inizio fanno male ma dopo un po’ sono le lettere, i punti e le virgole, della nostra vita.