Il fichissimo Hulk, di Frank Cho e Greg Pak, la recensione di Giacomo Brunoro del nuovo entusiasmante ciclo di avventure del gigante di giada.
Il fichissimo Hulk è la nuova serie scritta da Greg Pak e disegnata da Frank Cho dedicata a Hulk, serie che si inserisce nell’ennesimo rilancio che sta coinvolgendo tutte le principali testate Marvel. Partita a febbraio 2016, la nuova serie di Hulk è arrivata in Italia a settembre con un primo albo che raccoglie i primi 4 numeri della serie (prossima uscita: gennaio 2017).
Una ventata di aria fresca
La prima impressione è che Il fichissimo Hulk sia una scommessa vinta per la Marvel, cosa che non si può dire per gli altri grandi rilanci di questo periodo che sinceramente mi sembrano piuttosto piatti. Anche perché stiamo parlando di un personaggio come Hulk che, nonostante le apparenze, è uno dei più difficili da scrivere tra quelli di casa Marvel.
La serie funziona soprattutto perché Greg Pak e Frank Cho sono due fuoriclasse dei comics, due che peraltro proprio su Hulk in passato ci hanno regalato storie fantastiche.
Le prime quattro storie de Il fichissimo Hulk sono una ventata di aria fresca in un mondo dei comics seriali ingessato e intristito dalla pretenziose velleità autoriali di sceneggiatori e disegnatori. Non fai in tempo a sfogliare la prima pagina e ti ritrovi in mezzo a mostri giganti senza senso che sbucano fuori da tutte le parti, Hulk che tira cazzotti a destra e a manca, eroi a caso che entrano ed escono dalle pagine, dialoghi surreali e divertenti, scene quotidiana di pura follia sparate su una serie di tavole esplosive e ultra dinamiche.
In più la bellezza di vedere quei due scoreggioni supponenti di Iron Man e Pantera Nera fare l’ennesima figura da poveracci, ruolo che gli si addice perfettamente.
Alle prese con un nuovo Hulk
Le tante novità dell’ennesimo nuovo ciclo Marvel niente-sarà-più-come-prima-punto-di-inizio-ideale-per-nuovi-lettori (© Marvel) riguardano naturalmente anche Hulk, che infatti cambia identità. A trasformarsi nel pelleverde più forte che c’è infatti non è più Bruce Banner, ma Amadeus Cho, genio 19enne inventato a suo tempo da Greg Pak e da sempre legato a doppio filo con Hulk.
Il tono della scrittura è scanzonato, divertente e irriverente, proprio come i disegni ipertrofici ed esagerati che sono il marchio di fabbrica di un Frank Cho in gran forma. Quattro storie che si leggono in un baleno e che si rileggono ancora più volentieri, dato che ci sono diversi spunti e sotto-trame che Pak butta nella mischia con disinvoltura, vedremo poi come verranno sviluppate nei prossimi numeri.