«Sarebbe stato meglio per te se fossi stato uno sbirro» gli sussurra vicino il volto terrorizzato, gli occhi sbarrati e imploranti.
Quando sente il mollettone scattare, Fonda si volta verso i due e vede entrare la lama nella coscia di Leo. Sente un grido che gli fa muovere lo stomaco e deve trattenersi per non vomitare. Rimane impalato, guardando il tizio che si dimena sulla poltrona, tenendosi la gamba.
«Questo è per la merda che hai venduto a mio fratello, brutto bastardo. Adesso ti chiamo un’ambulanza e non mi importa la cazzata che ti inventerai, perché se succederà qualcosa a me o a qualcuno a me vicino torno a farti fuori, finisco il lavoro, BRUTTO PEZZO DI MERDA!» urla Rico tenendolo per la maglietta.
Quello è impallidito e non riesce a rispondere. Rico gli tiene gli occhi infuocati talmente addosso che quello fa: «… sì sì ti prego… l’ambulanza… ti prego… ».
Pulisce il coltello con un fazzoletto e se lo ricaccia in tasca. Fonda è sulla soglia. Nessuno alzerà il telefono per chiamare la polizia, ma è meglio filare.
«Andiamo» dice Rico.
Ora anche lui sembra che non veda l’ora di togliersi di torno, ma quando passa davanti la cucina si ferma e ritorna indietro. Entra in bagno e prende un asciugamano, spostandosi come una furia in cucina e aprendo tutti i cassetti. Trova una bottiglia di alcool etilico e ne svuota mezza, poi si affaccia nella stanza dov’è immobilizzato Rambo e gli lancia la paccottiglia inzuppata.
Una volta in macchina, Rico chiama l’ambulanza. Fonda ha la mano sul volante e l’altra sulle marce, lo sguardo fisso sulla strada. Di sangue ne ha visto a carrettate venire giù da nasi rotti e da labbra spaccate, ma quella chiazza così intensa e sgorgante ce l’ha ancora davanti gli occhi. Prende per il mare. Abbassa il finestrino e mette una mano fuori, il vento passa lungo il braccio e gli scompiglia i capelli.