«E QUESTO TE LO SEI MAI CHIESTO PERCHE’ SUCCEDE? PERCHE’ NON VALI UN CAZZO COME UOMO!» si sente gridare.
Entra Rico in accappatoio, massaggiandosi la testa con il cappuccio.
«Che te ne pare dello spettacolo?»
Siede sul letto con la testa nelle mani. Dante è in piedi e sta per sedersi sul letto di Rob, poi ci ripensa e si piazza sulla sedia della scrivania.
«Mi spiace, cazzo, socio. Continua ancora a bere?»
«Perché non l’hai vista? Non mi dire che non aveva in mano il bicchiere quando sei arrivato. Sta andando tutto a puttane. E devo tenere in riga Tabi, devo riuscire a farla uscire pulita da questa situazione. Dello stronzo, lì,» indica l’ammasso di lenzuola, «non me ne fotte un cazzo, ma Tabi deve uscirsene pulita. Sai che ti dico? Non mi importa che abbiamo la stessa madre. Qui per sopravvivere devi far fuori la roba che ti si accumula dentro, socio. Sentimenti, rancori, speranze. Tutta una cosa che ti blocca e non ti permette di vedere veramente dove sei e quello che stai facendo» sputa fuori tutto d’un fiato, con la faccia immobile.
Dalla cucina non arriva più alcun rumore. La musica s’è smorzata e si potrebbe sentire anche gocciolare il rubinetto, per il silenzio improvviso che c’è.