Apre il portellone del garage e ci ficca dentro la bicicletta. Una nebbia sottile è scesa per il troppo caldo. Sta per voltare verso casa, ma una luce lo attira. Alza lo sguardo. La luce della camera del socio è accesa. Guarda ancora verso il portone. I fari di un’auto di passaggio illuminano qualcosa che manda uno scintillio improvviso. Quando si avvicina si rende conto che deve essere successo qualcosa. Un carabiniere entra in macchina, piegandosi su una cartelletta nera. Soltanto quando alza lo sguardo per sistemare la luce della lampada, vede Dante Fonda farsi avanti. Lo osserva per qualche secondo. Ha la faccia stanca, sembra alla fine del turno e poco pronto a qualsiasi ulteriore seccatura.
«Mi scusi, cosa è successo? Conosco diverse persone in questo palazzo.»
«Un ragazzo trovato morto nella campagna qui dietro. Siamo venuti ad avvertire la famiglia.»
Gli fa segno di svoltare verso le Vele. Guarda fuori dal finestrino, poi si volta verso Dante e ammette: «Avrei dovuto farlo prima, questo è l’unico senso di colpa che ho».
«Meglio tardi che mai, amico.»
Quando svolta si trova sotto i palazzoni rossi e bianchi delle Vele. Passa la rotatoria e preme sull’acceleratore. Proseguono lungo un viale con accanto degli imponenti palazzoni che fanno loro ombra. Il sole manda una flebile luce arancione, spuntandogli improvvisamente dritto in faccia. Quando il socio gli dice di girare dà una sterzata veloce, entrando in una girandola di palazzi.
«Lì» dice indicando un portone aperto.