Fiori sopra l’inferno, la recensione di Federica Belleri del romanzo d’esordio di Ilaria Tuti pubblicato da Longanesi. Illustrazione originale di Niccolò Pizzorno per Sugarpulp MAGAZINE.
Titolo: Fiori sopra l’inferno
Autrice: Ilaria Tuti
Editore: Longanesi
PP: 366
Esordio in Longanesi per Ilaria Tuti, scrittrice della provincia di Udine. Thriller dal ritmo sostenuto, che alterna crudeltà e dolcezza in modo praticamente perfetto.
Travenì è un paese immaginario circondato da una corona di montagne, sul confine austriaco. Il paesaggio è bello da ferire, le decorazioni natalizie iniziano a spuntare tra una casa e l’altra. Tutto è di pietra e legno. Le pareti rocciose si alternano a boschi di abeti rossi e pini. Le cascate danno libero sfogo a torrenti impetuosi. La neve ricopre tutto e il gelido inverno si respira attraverso gli sbuffi caldi del fiato.
L’autrice descrive la zona in modo poetico, quasi struggente. Il lettore se ne ritrova parte integrante. Il personaggio creato dall’autrice è il commissario Teresa Battaglia, donna non giovanissima, spigolosa e solitaria, ma tremendamente esperta e preparata. La sua casa rispecchia una personalità malinconica, dove nostalgia e amarezza si intuiscono e fanno male. Teresa ha una salute precaria, e la sua memoria le gioca brutti scherzi. Ma ha un’indagine da seguire, insieme all’ispettore Massimo Marini, arrivato dalla città, che subirà le sue prediche e i suoi botta e risposta sadici e ironici. Una coppia di investigatori costruiti con cura, diversi ma complementari.
Il cadavere di un uomo scomparso un paio di giorni prima, viene ritrovato da un escursionista. Il suo corpo pallido in contrasto con i colori del bosco somiglia a un’opera d’arte. Teresa è convinta di stare ammirando un dipinto, ed è altrettanto sicura che l’assassino abbia proprio voluto questo. Qualcuno infatti, la sta osservando dal limitare della foresta, Teresa lo sente …
Questo è solo l’inizio, l’inizio di un’indagine difficile, dal forte impatto emotivo. Una storia legata al sottobosco, a piccoli e grandi predatori. Una storia legata agli abitanti di Travenì, che in silenzio proteggono e difendono se stessi.
Qualcuno nel bosco guarda e uccide. Perché? Teresa e Marini devono delineare un profilo del killer, ma sono due teste dure e tra loro il dialogo non è facile. Teresa poi, è protetta dalla sua squadra in maniera silenziosa e discreta; lei è il capo e non una donna … lei ha sofferto, ma questo lo sanno in pochi.
Fra medico legale, sostituto procuratore e le reticenze degli abitanti di Travenì, Teresa non si scoraggia e procede, arrancando nella neve alta per riuscire ad avvicinarsi a quello che lei stessa non sa se definire un assassino pazzo o infantile. L’indagine prosegue tra un regalo e una mutilazione, sul filo della follia.
Fiori sopra l’inferno è un Nido da proteggere, un rifugio, una prigione, una casa, un luogo intimo da non violare. Fiori sopra l’inferno è un Padre che ama le sue creature, in modo viscerale e distorto. È un cuore primitivo che non conosce empatia e non ha espressività. È una vittima che custodisce i suoi simili fino alla fine. È l’innocenza e la ferocia che appartengono alla terra e al mondo animale. È un cappuccio bianco che nasconde il viso.
Romanzo prezioso, ben scritto. Mi ha ricordato Giorgio Faletti, Donato Carrisi e Il silenzio degli innocenti. È incubo e tormento per il lettore, che si immedesima fin dalle prime pagine. È una storia di dolore e di speranza, che rimescola le carte di Teresa e Marini. Vi invito a leggerlo riflettendo su come ogni azione compiuta possa portare a conseguenze devastanti.
“Vedi, osserva, dimentica”.
Assolutamente consigliato.