Flag Day, la recensione di Giacomo Brunoro del nuovo film di di Sean Penn con Dylan Penn presentato al Festival di Cannes.

Flag Day di Sean Penn è una magnifica ricerca del tempo perduto a stelle e strisce. Un film che racconta sentimenti e emozioni che vanno al di là della razionalità e del buon senso.

Al centro della storia il rapporto tra un padre bugiardo patologico (Sean Penn) e sua figlia (Dylan Penn), ragazza che riesce ad uscire da quello che sembrava un destino già scritto per trovare la sua strada.

E lo fa nonostante il padre che, pur con tutti i suoi fallimenti e tutte le sue bugie la ama di un amore profondo, l’amore che lega indissolubilmente un padre, una figlia e un figlio (nel cast anche Hopper Penn che interpreta il fratello minore si Jennifer Vogue).

Flag Day si presenta con una messa in scena meravigliosa, una storia che si sviluppa su diversi piani temporali, con colori caldi e a tratti sfocati che ritraggono alla perfezione le montagne russe dei sentimenti umani.

Sean Penn interpreta un balordo, un fallito che imbocca sempre ogni strada chiusa che gli si presenta davanti. Un personaggio a cui, nonostante i suoi evidenti limiti, non ci si può non affezionare. Un grande figlio di puttana a cui si vuole comunque un po’ di bene.

Dietro alle vite dei protagonisti scorre l’America degli anni 70 e 80, con le sue contraddizioni e la sua forza, quel paese in cui è ancora possibile far parte del sogno americano. Ma la vita di Jennifer Vogue, interpretata superbamente da Dylan Penn, dimostra come dietro a ogni american dream ci sia dolore, fatica e sofferenza. Non ci sono pasti gratis, nemmeno per i sognatori.

In definitiva Flag Day è un film bellissimo, pieno di empatia e umanità, in cui ognuno può riconoscere un’istantanea della sua vita, tra la felicità ingenua e totale di quando si è bambini, alla fatica di accettare la realtà andando avanti a denti stretti, senza per questo rinunciare ai propri ricordi, al proprio tempo perduto.

A rendere tutto ancora più intrigante il fatto che sullo schermo ci siano un padre e una figlia, entrambi interpreti straordinari di un film che non ha la pretesa di impartire lezioni o di insegnarci cosa è giusto o sbagliato.

Un film che si inserisce nella tradizione del grande cinema americano, un instant classic che dimostra le enormi qualità di Sean Penn come autore a tutti tondo.