Frank Capra alla Notte degli Oscar, un nuovo pezzo di Dino del Ciotto per SugarDAILY, il blog di Sugarpulp
16 Marzo 1934. Da qualche anno i dirigenti dei grandi studios hollywoodiani, con l’intento preciso di premiarsi un poco tra di loro, avevano fondato l’Accademia delle arti e delle scienze cinematografiche. Non solo i film, ma i registi, gli attori, gli sceneggiatori e giù giù, fino all’ultima maestranza artistica, tutti avrebbero avuto il loro giorno di gloria. Il premio consisteva in una statuetta placcata d’oro chiamata Oscar grazie a Margareth Herryck, segretaria della prima edizione del premio che, alla vista della statuetta esclamò: “Ma somiglia a mio zio Oscar!” In poco tempo divenne il premio più ambito di Hollywood. Diverse grandi star l’avevano già vinto: Mary Pickford, Lionel Barrymore, Emil Jannings, Wallace Beery, Marie Dressler. La stessa Greta Garbo aveva ricevuto una nomination pur non riuscendo a portarselo a casa. Il 1934 tuttavia sembrava l’anno delle stelle per i grandi nomi che avevano raggiunto la candidatura. Tra i film prodotti quell’anno c’erano Addio alle Armi, Quarantaduesima Strada, Piccole Donne, Cavalcata ecc. Tra i tavoli rotondi del Biltmore Hotel, dove gli invitati cenavano attendendo la premiazione, l’eccitazione era alle stelle, e con l’eccitazione anche una buona dose di nervosismo. Un tavolo tuttavia sembrava più animato degli altri: quello occupato da Frank Capra. Con il film Signora per un giorno Capra quell’anno si era guadagnato quattro nomination che, oltre a quella di miglior film, comprendeva le due più importanti e personali, quella per la migliore sceneggiatura e, la più ambita, quella per la miglior regia.
Negli ultimi tempi Capra era diventato intrattabile. Il suo pensiero fisso era per gli Oscar. Era sicuro che li avrebbe vinti tutti. Compose e cestinò dozzine di discorsi di ringraziamento, provò davanti allo specchio atteggiamenti timidi e umili per non sembrare arrogante, esercitò la voce alle pause dettate dall’emozione là dove erano richieste, ordinò uno smoking che rimandò indietro quando gli sembrò che non avesse la giusta piega. Quando arrivò il fatidico giorno raggiunse il Biltmore dove si sarebbe tenuto Banchetto di premiazione con un paio di ore di anticipo. Al suo tavolo, che aveva riempito di amici, tutti erano in festa, solo lui in silenzio attendeva e ascoltava Will Rogers il cerimoniere che sul palco aveva iniziato a snocciolare i nomi dei vincitori. “Cosa ha detto? Ma non si sente. Ma perché ci mette tutto questo tempo?” “Stai calmo Frank” cercò di rassicurarlo la moglie Lu. “Come sto? Lo smoking scende bene?” “Certo Frank certo, non ti preoccupare” continuò a rassicurarlo la moglie. Poi venne il momento degli Oscar maggiori. Il primo fu quello assegnato alla migliore sceneggiatura. Capra urlò ai commensali del suo tavolo di fare silenzio, incrociò le dita e tiro il petto in fuori. “Il vincitore è…” disse Rogers aprendo la busta. “Herman e Mason per Piccole Donne”. Ci fu un grande applauso. Capra si afflosciò. Lu gli mise una mano sulla spalla. Frank si voltò verso il suo amico Miles Connolly che gli fece una smorfia di disappunto. “Che c’è? Non c’è problema. Vincerò quello per la regia” disse. Gli amici al tavolo risero. Frank si voltò di nuovo verso il palco dove Rogers aveva appena proclamato il prossimo premio che era proprio quello per la miglior regia. “Dai Will” urlò qualcuno verso il presentatore. “ Veloce” urlò un altro. Rogers rispose qualcosa, tutti risero.
“Cosa ha detto? Cosa ha detto?” chiese Capra verso la moglie, ma nell’eccitazione del momento non udì quel che gli rispose la moglie. Sudava freddo, lo smoking gli sembrava fuori taglia e il cravattino pareva troppo stretto. Rogers sul palco fece qualche battuta. Quindi snocciolò le nomination che quell’anno erano tre. “George Cukor per Piccole Donne, Frank Lloyd per Cavalcata e Frank Capra per Signora per un giorno”. Quando Rogers nominò il suo nome a Capra parve ascoltare l’applauso più forte. “Sono il favorito Lu” disse verso la moglie. “Il vincitore è…” Rogers aprì la busta, quando vide il nome fece un sorriso si avvicinò al microfono: “Conosco quest’uomo da molti anni… Vieni a prenderlo Frank!” disse. Al tavolo di Capra ci fu un ovazione. Il regista scattò in piedi come una molla e si diresse verso il palco. “Sono qui” disse sventolando la mano verso il riflettore che però raggiunse Frank Lloyd e lo scortò verso il palco dove lo accolse Rogers con un caloroso applauso. Capra si fermò, capì quello che stava succedendo solo quando dietro di lui le proteste degli altri tavoli si fecero assordanti. “Seduto”. “Levati dai piedi”. “Non ci stai facendo vedere niente.” Tornò al suo tavolo dove l’aria era diventata lugubre. Capra guardò Rogers premiare Frank Lloyd in un silenzio spettrale dopodiché si voltò verso gli amici. “Ma che vadano all’inferno con i loro stupidi Oscar, ubriachiamoci Miles”. “Ecco così mi piaci” rispose Connolly afferrando una bottiglia di vino.