Frankenstein’s Army è un guilty pleasure da depravati mentali, un vorticoso e divertente giro in acido sulla giostra degli orrori.
Lo dico subito: Frankenstein’s Army entra direttamente al primo posto nella mia classifica personale dei nazi-movies di ultima generazione, davanti ad Outpost (1 e 2), Nazis at The Center of the Earth, Iron Sky e The 25Th Reich. Altri, degni di nota, non mi pare ve ne siano. Li straccia tutti, non ci sono cazzi.
La trama in due righe. Un manipolo scelto di soldati dell’Armata Russa viene inviato, con cameraman d’epoca al seguito, in una missione di salvataggio di una pattuglia di commilitoni. Guidati da un messaggio radio dei loro compagni in pericolo, arrivano in un villaggio abbandonato e semidistrutto dove ricevono il benvenuto da una creatura semi-umana, alimentata a corrente e dotata di trapano al posto di un braccio. Ovviamente, quella creatura non è l’unica.
Da qui in poi è un crescendo di apparizioni deformi e mostruose che di soprannaturale non hanno nulla, poiché sono di carne e sangue. E di metallo. Non è possibile descriverle compiutamente: lame, falcetti, tenaglie, trivelle, armi da fuoco ed armature, persino un motore di aeroplano, innestati in corpi martoriati in un tripudio di suture grossolane, cavi e svastiche.
La ricetta è la seguente: prendete un mad doctor nipote di Victor Von Frankenstein, fatelo assumere dalla factory dello zio Adolf per creare l’arma definitiva. Mettete a sua disposizione la migliore tecnologia dell’epoca e, dopo avergli fatto vedere L’isola del Dott. Moreau, Tetsuo e i Supplizianti di Hellraiser, dategli carta bianca. Cospargete il tutto con abbondante LSD, e servite in tavola.
Non sembri buttato a caso il richiamo a Tetsuo, film-manifesto del pensiero più estremo del cyber-punk che -in due parole due- teorizza la fusione di carne e macchina originante un essere perfetto. Frankenstein’s Army, infatti, abbandonate le situazioni ucroniche e le suggestioni retrò dello steam-punk, tralascia ogni deriva filosofica preferendo, giustamente, concentrarsi sull’immaginario più raccapricciante e grottesco che può derivare dal cyber-punk più estremo.
Girato interamente in un POV per nulla fastidioso, come un reportage di guerra, Frankenstein’s Army a tratti ricorda i passaggi di certi videogame quali Half Life o Dead Space, in cui i mostri sbucano da tutte le parti.
La pellicola non lesina nemmeno sul versante gore. Budella, arti, amputazioni, cervelli esposti, non mancano. Non sono eccessivi, ma ben funzionali ai momenti splatter. Inoltre -nota di merito, a mio avviso- la computer grafic è pressoché assente, rendendo così la visione più macabra e realistica.
Frankenstein’s Army è il film definitivo del suo genere, almeno fino a che a qualcuno non salti in mente di girare sul serio Werewolf Women of the SS.