Frères Ennemis, la recensione di Silvia Gorgi del thriller francese-belga in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

In concorso a Venezia75 il thriller-noir francese-belga di David Oelhoffen racconta la storia di Manuel e Driss, nati e cresciuti come fratelli in una periferia in cui domina la legge del narcotraffico.

Da adulti però finiscono su strade opposte, Manuel quella del crimine, Driss, quella della legge. Ma quali sono le leggi reali del luogo in cui vivono? Quando l’affare più importante e pericoloso, di Manuel e del suo sodale Imrane, va storto, i due uomini si ritrovano paradossalmente con un fine comune, scoprire chi sta dietro a quella resa dei conti, finendo per avere bisogno l’uno dell’altro.

Fra tradimenti e rancori riscoprono l’unica cosa che davvero li unisce nel profondo: l’attaccamento viscerale al luogo della loro infanzia. E se Manuel, oltre che un criminale, è un padre affettuoso e sinceramente legato a suo figlio e a quella che è diventata la sua ex moglie, Driss, per la sua scelta in favore della giustizia, è una sorta di reietto, allontanato anche dalla sua famiglia.

Un noir cupo, con tutti gli stilemi del genere, che non sorprende ma che scorre con una sua solidità raggiungendo l’obiettivo, raccontando anche la dimensione della periferia, le differenze culturali, con due interpreti sul pezzo, come Matthias Schoenaerts, l’attore belga ormai un po’ divo, molto amato dal pubblico femminile, e Reda Kateb. .