GEARS OF WAR ASPHO FIELDS
C’è una serie di romanzi pazzesca pubblicata da una casa editrice indipendente e coraggiosa che tutti gli amanti del genere bellico-action-sci-fi dovrebbero leggere per godere davvero.
Ma prima di parlarvene devo fare un salto indietro, e raccontarvi di uno strepitoso editore indipendente che ha avuto l’eccezionale intuizione di prendere le migliore saghe di games e farne narrativa iper-adrenalinica da leggere tutta d’un fiato.
Parlo di Multiplayer.it, realtà nata prima in internet come portale dedicato ai games, poi strutturatasi come vero e proprio editore con una distribuzione nazionale solida e tante licenze portate a casa sul mercato italiano (“Doom”, “Star Wars”, “Darksiders”, “Resident Evil”, “Guild of Wars” fra le altre) e un’attitudine pop da far paura (copertine aggressive e colorate, look spudorato e feeling da vendere, hard e soft cover super-laccate), così tanto per essere chiari.
La serie a cui faccio riferimento è quella di “Gears of War” ed è scritta da una regina della narrativa d’azione. Parlo della britannica Karen Traviss, già giornalista e corrispondente della difesa, e da un bel po’, ormai, autrice di sci-fi di successo con la serie da lei creata di “Wess’har Wars” e poi chiamata a firmare le serie “Republic Commando”, “The Clone Wars” e “Legacy of the Force” per il marchio di “Star Wars”, due romanzi per la serie di “Halo”, e appunto altri sei, per ora per la serie di “Gears of War” di cui ha sceneggiato anche il terzo videogame sviluppato dalla Epic Games e uscito per i colori della Microsoft Games Studios.
Giusto per darvi un’idea: quando parliamo di “Gears of War” facciamo riferimento al quinto titolo più venduto nella storia per l’X-BOX 360.
E qui potremmo aprire un capitolo su quanto uno scrittore possa “campare” professionalmente, e alla grande, diventando l’autore che scrive i romanzi per un marchio di videogiochi di successo. Personalmente se mi chiedessero di farlo per chicche tipo Bloodrayne o Darksiders lo farei di corsa, sarei pronto da subito … ehi c’è nessuno? Ok spero che i ragazzi di Multiplayer.it leggano eh eh eh…, anche perché al di là delle inutili mie preci non tutti stanno a guardare!
E infatti Tullio Avoledo, formidabile autore, da sempre attento al tema della contaminazione fra generi e linguaggi, ha scritto un romanzo stratosferico per la serie Metro 2033, quella creata da Dmitri Glukhowsky, trasferendo a Roma il mondo post urban fantasy del guru russo e firmando proprio per Edizioni Multiplayer.it “Le radici del cielo”: un autentico pezzo di bravura per la casa editrice ternana e, in una parola, un romanzo raccomandatissimo.
Ma tornando a “Gears of War” immaginatevi un mondo sbranato da un lungo conflitto globale che comincia a stringere nella sua morsa il pianeta Sera, mentre la Coalizione dei Governi Organizzati (COG) da una parte, e l’Unione delle Repubbliche Indipendenti (UIR) dall’altra, si combattono per accaparrarsi le risorse energetiche di Imulsion. Questo estenuante periodo di guerra eterna prende il nome di Pendulum Wars.
Ora infilate in questo conflitto tre giovani eroi: Marcus Fenix, il figlio di uno scienziato militare, che ha fatto della freddezza e del senso di responsabilità una corazza in cui rinchiudere l’anima spezzata dall’indifferenza paterna e dalla sparizione della madre; i fratelli Carlos e Dominic Santiago, proletari, e amici di Marcus, cresciuti insieme e finiti a combattere nel corpo scelto dei Gears of War della coalizione COG.
Poi prendete questi tre brothers in arms e metteteli ad affrontare una missione impossibile: raggiungere la base segreta di ricerca UIR di Aspho Fields per sabotarla, trafugarne i dati e attraverso quelli permettere al padre di Marcus, Adam Phoenix, di completare l’arma definitiva, il Martello dell’Alba, il cui completamento obbligherà la UIR a sedersi al tavolo dei negoziati sospendendo il conflitto.
Ok, e questo è solo il prequel di tutta la storia “Aspho Fields” appunto, che non è solo un fumettone di guerra ma invece un fascinoso e intelligente romanzo di formazione, con un’analisi dei caratteri dei tre protagonisti da classico bellico di prima scelta, (Erich Maria Remarque?) con dinamiche e dialoghi sull’amicizia, i valori, la fedeltà, l’onore, il coraggio, insomma roba da mettere i brividi… il tutto senza rinunciare a sequenze d’azione e scene di massa semplicemente scioccanti, con inquadrature e montaggi da capogiro quasi Karen Traviss, invece di scrivere, stesse filmando tutto in soggettiva.
Insomma, “Gears of War: Aspho Fields” è un romanzo da assaggiare assolutamente, perché dimostra, ammesso che ce ne fosse bisogno, che oggi le storie che fondano l’ossatura dei migliori videogame sono saghe splendide scritte con un rigore, un’attenzione, una sensibilità notevolissime. “Gears of War” è certamente fra le migliori e da qui in avanti su Zuppa di barbabietole commenteremo per voi tutti i volumi della serie.
Non vogliamo dirvi più di quanto abbiamo fatto su “Aspho Fields” possiamo però garantirvi che i momenti commoventi – sì bastardi avete sentito bene – non mancheranno per un romanzo che mette in luce una storia sull’amicizia, i principi, la lealtà che davvero lascia di stucco e sorprende per freschezza e onestà, per l’urgenza con cui l’autrice riesce a dare voce ai personaggi, mettendo a nudo sfumature e contraddizioni dell’animo umano in un modo così sincero e attento da lasciar credere che alla fine la parte action sia quasi secondaria.
Naturalmente non è affatto così, e anzi è incredibile come Karen Travis si riveli autrice capace come e più di molti colleghi uomini a sfoderare perizia tecnica su calibri, attrezzature, armamenti bellici, ma come si diceva, questa è solo una metà della mela, poi c’è tutta la parte legata alla profondità dei personaggi.
Se a questo aggiungete una trama non solo ben congegnata ma che si inserisce all’interno di una storia monumentale, quasi da epica moderna, allora vi sarete davvero fatti un’idea su quanto bella sia la saga di “Gears of War”.