Il Giovane Favoloso di Mario Martone porta ci mostra un Giacomo Lepoardi come non l’avevamo mai visto, anche grazie ad un Elio Germano da standing ovation.

Favoloso. Non é sicuramente l’aggettivo che verrebbe istintivamente in mente pensando a quel “simpaticone” di Giacomo Leopardi, a meno che non vi chiamiate Mario Martone e di lavoro facciate il regista. Allora ecco diventare la definizione più elementare per quel grandissimo poeta, una delle menti più affascinanti dell’800.

Il Giovane Favoloso è appunto l’ultimo film sul genio e il dramma umano di Leopardi, interpretato con grandissima enfasi da un Elio Germano da applausi. Tra poesia e sofferenza, passando per il rapporto travagliato con i genitori e con l’altro sesso, sulla pellicola viene disegnato uno scrittore molto diverso da come lo si legge sui libri di scuola. L’uomo, oltre che il personaggio.

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La vita di Leopardi l’abbiamo imparata un po’ tutti, sui banchi di scuola. Bambino prodigio sotto l’aspetto dello studio, grazie all’enorme biblioteca di suo padre, conte nel Regno Pontificio, passa anni interi a studiare autori classici. È per questo che gli cresce addirittura la gobba, oltre ad aver problemi di vista e salute sempre più frequenti.

Ma il suo piccolo paese, Recanati, é troppo piccolo per la fame di scoperte, di nuovi mondi che tormenta il poeta. I suoi genitori non lo capiscono, in particolare il padre, e danno la colpa di queste richieste alle “pericolose idee” liberali e democratiche che in quel periodo stanno nascendo nel Nord Italia, sostenute da letterari con cui Leopardi ha contatti.

Un giorno, però, Giacomo riesce a fuggire e a Firenze incontra Ranieri (Michele Riondino), destinato a essere il suo amico inseparabile. Qui la vita dei due trascorre da illusioni amorose e i rapporti tra il poeta di Recanati e il mondo culturale: lui é troppo pessimista, infatti, per un mondo che sta cambiando sempre più velocemente. Ma ciò che appare non è così scontato, il pessimismo é solo l’anticamera di un sentire molto più forte per Leopardi verso il mondo. Morirà a Napoli, alle pendici del Vesuvio.

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Nel film la fine é arricchita dalla recitazione della Ginestra, l’ultima sua poesia, mentre lo sguardo di Leopardi-Germano si perde tra le stelle della notte. Un rapporto, quello tra natura e protagonista, che si ripresenta per tutta la pellicola, grazie alla maestria di Martone che riesce a far calare il suo set in una realtà fatta di vita pura.

A scuola si pensa che Leopardi sia noioso, e magari lo è pure per come viene presentato; ma ne Il Giovane Favoloso (vuoi l’interpretazione eccezionale di Elio Germano, vuoi tutto il cast impeccabile, vuoi l’ambientazione che potrebbe essere tranquillamente rappresentato a teatro) tutto cambia e senti la sua poesia entrarti nel cuore e rapirti. Se questo è pessimo, allora uccidiamo l’amore.

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