Girl in the dark, la recensione di Giulia Mastrantoni del romanzo di Marion Pauw pubblicato da Harper Collins

Girl In The Dark coverTitolo: Girl In The Dark
Autrice: Marion Pauw
Editore: HarperCollins
PP: 317

Stanno per farne un film, lo sapevate? Quello che mi ha colpito di questo romanzo è che non lo avevo mai sentito, almeno fino a che il mio book club lo ha scelto come lettura di ottobre.

Però da quando l’ho letto non faccio che sentire persone che ne parlano e mi viene chiesto spesso: “Ah, lo hai letto? E com’era?”

Ray è un uomo autistico che vive in carcere. Accusato di aver ucciso la sua vicina di casa, Rosita, e sua figlia, Anna, Ray è stato condannato a una pena infinitamente lunga. Ma non è questo il problema: il fatto è che Ray aveva un acquario, uno di quelli grandi con moltissimi tipi di pesci, e ha dovuto lasciarlo in custodia a sua madre.

La signora Boelens, madre di Ray, è una donna analitica e scrupolosa come poche, quasi patologica. Nel suo salotto regna un acquario a cui lei dedica moltissime cure. Iris si sempre chiesta come fosse venuto in mente a sua madre di comprare un acquario così grande…

Il piccolo Aaron, figlio di Iris, è l’unico nipote della signora Boelens. Un bambino difficile, capriccioso, che cerca le attenzioni del suo unico genitore attraverso le urla e i pianti. Quando Iris è costretta a prendersi cura dell’acquario durante una vacanza della madre, uno dei pesci muore. E la sua morte segnerà l’inizio di una serie di scoperte che cambieranno la vita di Iris Kastelein, perché King Kong era il pesce preferito di Anna, ma Iris non sa neanche dell’esistenza di Ray…

Leggendo la trama avevo pensato che l’unica parte interessante del romanzo sarebbero state le descrizioni dell’acquario. Mi sbagliavo. Ci sono moltissime cose che tengono sveglia l’attenzione, in questa vicenda.

Le voci di Ray e Iris si intrecciano in modo gradevole e sapiente, ma sono soprattutto le parti di Ray a risultare interessanti: scrivere fingendosi nella testa di un uomo autistico è impresa tutt’altro che facile e leggerne i risultati è interessante.

Nello stesso modo, sono molto belle alcune descrizioni della vita di Ray prima del carcere: amava Rosita, così come amava Anna. Ma allora perché le ha uccise? E se invece non le avesse uccise? La trama scorre con rassicurante lentezza verso un finale a sorpresa e arguto. La storia cattura e lascia un sapore di rinascita. Un dramma familiare che non è propriamente un thriller, ma che negli ultimi capitoli dà i brividi.

Per chi fosse un accanito stalkeratore di autori come me: Marion Pauw risponde volentieri alle domande dei fans su twitter. E chissà che il film non diventi un colossal…