Gomorra 2 è tra le migliori serie dell’anno. Una produzione dal respiro internazionale della quale dobbiamo andare fieri. La recensione di Fabio Chiesa.

Strano Paese l’Italia. Un mese sì e l’altro pure assistiamo a processioni con inchini a dir poco sospetti di fronte alle abitazioni di noti malavitosi. Il figlio di un boss mafioso pubblica la sua biografia, e la tv di stato lo ospita nel più famoso programma di seconda fascia serale affinché possa promuoverlo. A Roma, la morte di un capo clan diventa occasione per un bel funerale in stile Padrino con carrozze che neanche la Regina Elisabetta, Rolls Royce ed elicotteri. Episodi e fatti che, a parte la scontata indignazione da social della durata di un paio di giorni, finiscono presto nel dimenticatoio senza che la gente scenda in piazza per protestare o che qualcuno paghi sul serio. Robe che nel 2016 non dovrebbe proprio accadere.

Succede invece che una serie televisiva come Gomorra finisca al centro di infinite polemiche, che i sindaci di ben tre comuni (Acerra, Afragola e Giugliano) neghino le riprese della seconda stagione, e che privati cittadini si sentano in dovere –in questo caso sì- di organizzare sit-in di protesta e manifestazioni. Succede anche che a Scampia si tenga un incontro dal significativo titolo “Scampiamoci da Saviano” nel quale i partecipanti ammettono candidamente che la camorra e lo spaccio danno loro da mangiare… Infine, dulcis in fundo, capita che uno dei volti noti della serie (l’attore Fabio De Caro) riceva minacce ed insulti per il terribile atto compiuto dal suo personaggio nell’ultimo episodio.

Che il romanzo Gomorra avesse toccato un nervo scoperto del bel paese lo sapevamo più o meno tutti. Così come sappiamo che Roberto Saviano è probabilmente il personaggio più scomodo con il quale le mafie abbiano mai avuto a che fare. Ma se il libro, pur essendo un best seller, arrivava ad una fascia più o meno ristretta di persone, la fiction ha invece raggiunto un bacino enorme di spettatori diventando un vero e proprio fenomeno. E allora via a blaterare di fantomatici rischi di emulazione, esempi diseducativi per i nostri ciovani e chi più ne ha più ne metta, in quel baillame di critiche bigotte e contestazioni pretestuose che alla fine della fiera non fanno altro che accrescere ancor di più l’attesa dei fan.

Una cosa del genere era già successa a Stefano Sollima (regista che ad oggi ha girato più episodi e supervisore artistico di entrambe le stagioni) con il suo Romanzo Criminale, una serie che guarda caso ha segnato un solco senza il quale, con ogni probabilità, Gomorra sarebbe stato qualcosa di molto diverso.

Gomorra 2 è tra le migliori serie dell’anno.

Ma veniamo a Gomorra 2. Questa seconda stagione è una vera bomba e conferma l’impressione che ho avuto vedendo la prima parte, ossia di essere di fronte al miglior prodotto seriale italiano di sempre confermando l’ottimo lavoro di Sky, Cattleya e Fandango. Non è un caso che Gomorra sia già stato distribuito in oltre cento paesi e sia diventato una serie di culto anche negli Stati Uniti, dove Netflix ha guardato propria a Sollima per dar vita alla serie Suburra, in arrivo prossimamente sulla piattaforma americana.

Queste nuove dodici puntate sono un pugno nello stomaco: violenta e iperrealista Gomorra 2 è narrativamente impeccabile grazie alla solida sceneggiatura firmata dallo stesso Saviano in collaborazione con Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi. Se nella prima stagione ci abbiamo messo qualche puntata a capire che non esisteva neanche un personaggio vagamente positivo, ora sappiamo già che cosa ci aspetterà: una lotta senza quartiere tra l’Alleanza guidata da Salvatore Conte insieme a Ciro Di Marzio ed il clan Savastano, all’interno del quale il boss Pietro ed il figlio Gennaro si scontrano per la leadership.

Senza voler spoilerare nulla assisteremo ad un tutti contro tutti che riserverà non poche sorprese. Inoltre in Gomorra 2 i personaggi principali (Ciro, Gennaro e Pietro) dovranno fare i conti non solo con i nemici, ma soprattutto con sé stessi, con le loro scelte ed i loro fantasmi. La regia, affidata oltre che a Sollima a Francesca Comencini, Claudio Cupellini, e Claudio Giovannesi si conferma essenziale ed incisiva, mostrandoci in tutta la sua atrocità la guerra tra i clan ed i suoi devastanti effetti sulla quotidianità di chi, suo malgrado, si ritrova a crescere e vivere in certi quartieri. Altri punti di forza sono una messa in scena volutamente opulenta, la fotografia acida di Paolo Carnera e Michele D’Attanasio e la colonna sonora martellante e corrosiva firmata dai Mokadelic, dal hip hop da assalto rigorosamente in dialetto ad incisi e pezzi elettronici stranianti e geniali.

Una nota infine sul cast. Gomorra 2 deve parte dalle sua fortuna ad una serie di attori, comprimari e caratteristi di assoluto spessore, capaci di rendere attraverso l’uso del vernacolo – questa seconda stagione è interamente corredata di sottotitoli – una dimensione ed un contesto sociale senza snaturarne le peculiarità. Dai protagonisti indiscussi Marco d’Amore (Ciro), Salvatore Esposito (Gennaro), Fortunato Cerlino (Don Pietro) e Marco Palvetti (Don Salvatore Conte) alle azzeccatissime new entry Cristina Dell’Anna (Patrizia) e Cristina Donadio (Scianel), passando per piacevoli sorprese come Carmine Monaco (O’ Trak), giovane cresciuto nei Quartieri Spagnoli che grazie alla recitazione si sta costruendo un futuro diverso da quello cui sembrava destinato. Perché, in certi casi, l’arte ed il cinema servono proprio a questo: illuminare zone d’ombra, anche le più pericolose. E portare un po’ di luce dove prima non c’era.