Il guardiano del parco, di Marco Limberti e Franco Trentalance, la recensione di Federica Belleri per Sugarpulp MAGAZINE.

Titolo: Il guardiano del parco
Autori: Marco Limberti e Franco Trentalance
Editore: Pendragon
PP: 246

Il borgo di Mozzano vicino a Lucca risale al Medioevo. È tranquillo, tutti si conoscono e le novità spesso portano scompiglio. Ad esempio l’arrivo di Alba Scott, iscritta a Storia dell’Arte. Americana, di una bellezza disarmante. Ha bisogno di tranquillità per completare la sua tesi con fotografie di animali, fiori e piante. Si trova nel posto ideale.

I boschi selvaggi e incontaminati, e gli originali personaggi che incontra, fanno per lei. Ha anche bisogno di allontanarsi da un padre troppo presente, che la opprime. Prende in affitto una stanza in un ostello di dubbio gusto e scopre ben presto che la tesi non è così importante. Impara ad usare la propria femminilità e sensualità come arma letale di seduzione.

Gli uomini del paese girano il viso a seguire il suo passaggio e si contendono il suo sguardo. Le donne provano invidia e odio. Il suo arrivo a Mozzano intercetta le orme di un serial killer che sceglie con cura le sue prede, le cattura e le tortura a dovere, prima di ucciderle. Alba sparisce. Qualcuno deve ritrovarla …

Il guardiano del parco. I capitoli scorrono nel tempo tornando indietro e andando avanti di poco. Sono arricchiti dalle parole dello stesso serial killer che racconta di sé e del suo “lavoro”. La descrizione meticolosa degli omicidi che commette è agghiacciante, il suo disturbo è maniacale.

È agganciato al deep web, perché? La sua frustrazione è espressa al massimo, e la sua prestanza fisica lascia senza fiato. Costruisce da solo gli strumenti di tortura e non lascia nulla al caso. O forse no?

Non posso svelare nulla di più. Il guardiano del parco è un horror che si mescola al thriller, al noir, all’erotico. Non ha regole. La scrittura è diretta, cruda. La trama non mostra cedimenti. Ottimo l’editing. Assolutamente da leggere.