Hanif Kureishi intervistato da Alessandro Padovani a Pordenonelegge 2014.
Hanif Kureishi è un uomo di mezza età, capelli corti, maglietta e felpa blu. Occhi penetranti, sguardo annoiato. Non diresti che è l’autore del Buddha delle periferie, nemmeno che dai suoi libri Stephan Frears ha girato My Beautiful Laudrette e Patrice Chéreau ha vinto l’orso al festival di cinema di Berlino con Intimacy.
Sembra quasi un inglese in vacanza, che si gode il festival della letteratura di Pordonelegge. Almeno, fino a che non inizia a parlare: allora nei suoi occhi seri si accende un’improvvisa scintilla.
“Per essere uno scrittore bisogna spingersi al limite, e poi superarlo. Bisogna smettere di pensare a quello che diranno gli altri, bisogna infrangere le regole, rischiare. Pensate alle Metamorfosi di Kafka, quando l’ha scritto. Ci voleva coraggio, e ora lo leggono tutti”.
Hanif Kureishi è a Pordenone per presentare il libro L’ultima parola, storia di un ragazzo che deve scrivere la biografia di un famoso scrittore indiano; un libro che riflette sulla scrittura e sulle sue capacità di raccontare la vita di un uomo.
“Io racconto storie” dice Kureishi, “non so se sarei capace di scrivere una biografia. Mi piace pensare la scrittura come una conversazione con un’altra persona: quando inizio, non so mai dove possa portarmi”.
Hanif racconta anche che si era avviato bene il progetto per realizzare un film tratto dal libro, però poi non se ne è fatto niente.
“Con il cinema è così, lavori per mesi e poi si ferma tutto. Oppure tutto si sblocca nel giro di una settimana. Il problema è che in ballo ci sono tanti soldi e tante persone; con la letteratura invece è più facile, sei solo tu e il tuo libro”.
Brillante e ricco di spunti e riflessioni mai banali, ben presto inizia a parlare del mondo di oggi, della Scozia (“Se se ne fosse andata, nel giro di poco tempo sarebbero rimasti una manciata di inglesi nel Regno Unito”), dell’Isis (“non mi sorprende che dentro ci siano giovani ragazzi inglesi. Nella società contemporanea tutti sono alla ricerca di ideologie”), della società (“la democrazia oggi perde peso, mentre l’estremismo prende piede. Sembra di essere tornati indietro di cinquant’anni”).
Prima di andarsene in punta di piedi come era arrivato, conclude con un monito ai giovani scrittori:
“Serve una nuova generazione di artisti che sappia anticipare i tempi. Servono nuovi occhi per vedere oggi l’interculturalità, la crisi, i nuovi ricchi e i nuovi poveri. Io purtroppo ho occhi diversi, non so guardare con quelli di un giovane d’oggi. L’arte è l’unica verità in un mondo di menzogne e stupidità”.