Hostiles, la recensione di Matteo Marchisio del western di Scott Cooper con Christian Bale e Wes Sudi.

Il western è di certo uno dei generi che più si presta all’introspezione. Hostiles prova a scavare nelle radici di un’America tanto vittoriosa quanto rapida nel dimenticare i mezzi usati per gestire la questione indiana.

Un gruppo di personaggi taciturni, rancorosi e piegati dalle efferatezze subite e perpetrate, vengono obbligati a contare sulle proprie capacità di sopravvivenza, o affrontare la loro mancanza, in un viaggio nella natura più selvaggia.

Hostiles di Scott Cooper batte il sentiero del cinema di denuncia provando ad approfondire il destino dei nativi americani alla fine delle guerre indiane, siamo nel 1892, nell’epoca in cui le riserve stavano passando da zone confinate a prigioni all’aria aperta.

Al capitano di cavalleria Christian Bale è affidato l’infausto compito di scortare il proprio ex nemico, il Capo Cheyenne impersonato da Wes Sudi, nei territori del suo popolo per una morte dignitosa in Montana insieme a una parte della famiglia del Capo e un gruppo di veterani dell’esercito regolare di scorta.

Questa convivenza forzata porterà alcuni di loro a domandarsi se il nemico incrociato durante le guerre indiane sia lo stesso che cavalca accanto, improvvisamente più simile di quanto non fosse. Forse alcuni cambi di prospettiva sono troppo rapidi, ma nell’insieme si sopportano perché è chiaro che l’essenza del film sia arrivare a una sorta di redenzione.

I protagonisti sono pochi e nel gruppo principale emergono Bale e Sudi. Ma in quanto epopea on the road, lungo il percorso si fanno incontri: Rosamund Pike, Ben Foster, Scott Wilson, Stephen Lang per dirne alcuni.

Come ci si aspetta da un classico del genere sono molti i silenzi e le inquadrature su un territorio quasi senza confini, in cui uomini e cavalli arrancano per giorni, portando con sé il peso delle azioni compiute e la paura di non arrivare alla meta per le conseguenze di ciò che fu durante la guerra.

Il tema delle scelte del passato, come si ripercuotono sul presente e, quando possibile, sul futuro traspare da ogni dialogo. Le scene più brutali sono quelle dimenticate dalla storia con la S minuscola, mai mostrate ma solo descritte, e rivelano ogni sorta di atrocità perpetrata, come se le sorti del conflitto fossero dipese dal grado di perversione degli assassini.

Hostiles è una parabola di un tempo lontano, buona per ricordare come reagirono e quali conseguenze ebbero le scelte dei trisnonni, in un momento in cui il futuro poteva ancora offrire qualche speranza.