Hytti nro 6, quando due mondi, alieni e distanti, comunicano emozioni semplici e dirette

Hytti nro 6 di Juho Kuosmanen è un film sorprendete, capace di emozionare grazie a uno storytelling apparentemente semplice e lineare, e un’interpretazione magistrali dei due giovani protagonisti.

Hytti nro 6, letteralmente “scompartimento numero 6” (titolo del romanzo di Rosa Liksom da cui è tratto il film), racconta del lungo viaggio in treno attraverso la Russia di una giovane studentessa finlandese.

Laura, interpretata magnificamente da Seidi Haarla, deve andare a Murmansk, zona remota vicino all’artico, per ammirare degli antichi graffiti incisi sulla roccia.

Si lascia alle spalle Mosca e una vita eccitante fatta di feste, musei, incontri ed emozioni. Lascia a Mosca anche la sua professoressa di letteratura che sarebbe dovuta venire con lei, e con cui ha una relazione. Per lei è amore, per la sua prof. a quanto sembra si tratta invece di una semplice avventura.

Con grande disappunto dovrà dividere la sua cuccetta con il giovane Vadim (un superlativo Yuriy Borisov), giovane minatore semi analfabeta che si reca a Murmansk per iniziare a lavorare.

Il risultato è una convivenza difficile tra due mondi apparentemente impermeabili, due universi paralleli che sembrano non avere punti di contatto. Quella che inizia come una classica storia di incomunicabilità diventa invece una storia di emozioni, di aperture l’uno nei confronti dell’altro, di maldestri tentativi di riuscire a parlarsi davvero.

Un film sorprendete, dicevamo, che condivide con lo spettatore emozioni semplici, dirette.

Hytti nro 6 è un film pieno di gioia senza senso, quella gioia che ti fa fare una risata senza sapere il perché e che caratterizza quelle avventure improbabili (e spesso irripetibili) che possono capitare ad ognuno di noi almeno una volta nella vita.

Una storia capace di fotografare una generazione ma anche uno stato d’animo unico al mondo, quello di chi a vent’anni decide di partire per chissà dove senza sapere che tornerà molto diverso da come è partito.

Lo scenario freddo e decadente dell’inverno russo, primo dentro a un treno popolato da un’umanità molto variegata, e poi quello di una natura selvaggia e affascinante, danno un tocco si poesia a un film dalla bellezza leggerissima e sognante.

Calvino ha scritto che “i discorsi più veri si fanno per caso, tra sconosciuti”. Beh, a volte succede anche con gli abbracci più veri e le risate più felici. Capitano quando capitano, bisogna solo essere pronti ad accoglierle.