I ragazzi venuti dal Brasile, la recensione di Matteo Marchisio del romanzo di Ira Levin. Un libro in cui tutto ciò che è Storia viene trasformato in una storia.

I ragazzi venuti dal Brasile, recensione

  • Titolo: I ragazzi venuti dal Brasile
  • Autore: Ira Levin
  • Editore: Sur
  • PP: 301

Ci sono romanzi che trasmettono istantaneamente un’aura di potenza. Come se il mix di una trama spettacolare, la profondità degli strati di lettura, la semplicità con cui viene offerto un intrigo che trasuda genialità si unissero di colpo a formare un unicum che definisce un genere.

I ragazzi venuti dal Brasile (The Boys from Brazil) romanzo del 1976 di Ira Levin, al garrese 15€ X 300 pg. su per giù, è un monolite in cui finzione letteraria, cronaca, fantascienza e scienza vengono intrecciati in un fil rouge che cuce alcuni degli eventi più complessi della storia recente con quella parte più visionaria della ricerca scientifica: nazismo, biotecnologia, rapporto carnefice-vittima, limiti dell’informazione massificata.

Se dovessimo avvicinarlo un’opera italiana, lo si potrebbe affiancare all’inarrivabile Pendolo di Foucault, di Eco, per la sua capacità di, dando vita a un mondo parallelo animato dalle necessità della letteratura d’avventura e libero dalle evidenze e cause-effetto di una quotidianità in cui i giusti non vincono mai.

La prosa Levin troneggia per l’ironia sottesa alle minuscole riflessioni sull’anima che definiscono istantaneamente un personaggio, descrivendo nello stesso tempo il macrocosmo delle relazioni quotidiane così da rendere ogni gesto, ogni uomo e donna che si incrocia vergognosamente umano.

A colpo d’occhio la trama è semplice: Yakov Liebermann giornalista, esperto nella caccia a criminali nazisti fuggiti all’estero, anziano e dimenticato, scopre le trame di un gruppo di ex gerarchi in Sud America. Radunato un piccolo esercito di volenterosi, cerca l’organizzazione che si dice capeggiata da Mengele e cerca di sventare la ricostruzione del Quarto Reich.

Liebermann, presentato come un vecchio eroe sulla strada del dimenticatoio da parte dei media, quasi incastrato nel suo stesso personaggio, sembra un po’ una via di mezzo tra Simon Wiesenthal, reale nazi- hunter invischiato in grandi trionfi e beghe sulla sua attendibilità e padre Guglielmo da Baskerville, di nuovo per avvicinarlo a un personaggio italico, si immerge totalmente nel background complottistico degli anni ’80.

All’epoca la caccia ai nazisti scampati a Norimberga era bollente, così come le meraviglie prospettate della nascente biotecnologia che spingeva l’acceleratore sulla fantascienza, estremizzandone la deriva ed eccitando timori collettivi: si potrebbe clonare Hitler?

I ragazzi venuti dal Brasile offre una sua verità. Ma le risposte non arrivano dalla cultura scientifica, ma da un’analisi della storia quasi hegeliana: gli eventi sono figli di una manifestazione dello spirito del tempo che mixa ogni dettaglio della cultura di un periodo e sono irripetibili.

Ira Levin ci fa tirare un gran bel sospiro, giusto alla fine. Grazie tante, zio Ira. E complimenti, I ragazzi venuti dal Brasile è davvero un must-have degno di qualsiasi comodino.