I vivi, i morti e gli altri di Claudio Vergnani è un horror avvincente che azzanna il lettore e non lo molla fino all’ultima pagina
Titolo: I vivi, i morti e gli altri
Autore: Claudio Vergnani
Editore: Gargoyle Books
PP: 472
Prezzo: 16.50 euro.
Nessuno riposa più in pace nel nuovo libro di Claudio Vergnani edito da Gargoyle: tra zombi, strani e inquietanti incontri, gruppi armati allo sbando, luoghi da gironi infernali, amici veri o presunti, Max Oprandi di certo non si annoia. E nemmeno noi.
Esseri che hanno vissuto, sofferto, gioito, amato, sperato in tante cose e creduto nel riposo dopo la morte si sono trovati improvvisamente a macerare nella propria carne, redivivi, salme ambulanti mosse dallo stimolo della fame: ci hanno ingannati – pensa il protagonista, l’ex soldato Oprandi – nemmeno la morte è per sempre. I diamanti forse, e magari qualche amore, ma di sicuro non la morte.
È un’apocalisse zombie quella che si prospetta davanti ai nostri occhi: l’Italia si trova a vivere di pericolo ovunque, con le città prese d’assalto dai morti che escono dalle tombe, ininterrottamente, con un ricambio infinito dato il contagio dei morsi che trasformano i vivi in nuovi morti.
Ma chi sono gli altri del titolo? A scoprirlo, durante la missione che prevede il recupero di un cadavere che accetta di essere chiamato solo dottore, è Oprandi, il protagonista: lui, che dal punto di vista lavorativo si è reinventato come elargitore di “seconda morte”, killer di zombi, si affiancherà di volta in volta a giovani livornesi del cazzo, secondo un aneddoto che può far sorridere, per il suo desiderio di convolare sano e salvo in Svizzera, terra ancora incontaminata.
Gli altri sono vivi che hanno perso la loro umanità: con una piccola recuperata per strada, di nome Bibi (ma quello vero non ve lo sveliamo mica!) Oprandi, dopo aver perso i suoi compagni di viaggio iniziali, tra cui il suo grande amore Jas, arriva a una fattoria di sopravvissuti.
Regole ferree la gestiscono, questa società in cui il senso d’appartenenza era tutto e la democrazia solo una parola proveniente dal passato è fatta di esclusioni: è ermetica, nessuno può penetrare al suo interno, pena una morte violenta.
Eppure, Oprandi, nonostante il vizio dell’alcool, ora è spinto a bere meno di prima e a dimostrare caratteristiche quali dinamismo, intelligenza, prontezza di riflessi, capacità di adattamento, fegato: lui, sempre sospeso tra la paura di diventare un morto o un altro, ha sì tanta fortuna, ma anche un pensiero fisso.
Non più la Svizzera, la salvezza, ma l’amore che la morte non ha potuto spezzare. Il tempo delle cazzate è finito. La figura di Lillo, l’amico raccattato per strada armato di balestra, soprannominato il Classicista per il voodoo che scopre di saper gestire, lo accompagna con una mitria in testa, ci pensa lui alle cazzate, a stemperare la tensione.
È fidato perfino nell’ultimo viaggio. Un romanzo avvincente che, come il morso del panico, azzanna lo stomaco e rende impossibile abbandonarlo. Andrebbe ucciso solo perché resusciti una seconda volta e ci faccia vivere di nuovo la magia della narrazione.
Leggi l’intervista a Claudio Vergnani di Camilla Bottin su Padovando