Il coltello, la recensione di Pierluigi Porazzi del romanzo di Jo Nesbø. Una nuova indagine per Harry Hole.

Jo Nesbø, come Michael Connelly, non delude mai. E come Harry Bosch, anche Harry Hole, il personaggio creato dalla mente dell’autore norvegese, esce di prepotenza dalle pagine, diventando vero, reale.
Questa volta, Harry Hole è alle prese con un caso di omicidio che lo tocca nel profondo: Rakel, la sua ex moglie, la donna di cui è da sempre innamorato, è stata uccisa.
Tra i sospettati, come è ovvio, c’è anche lui, Harry, l’ex marito. Quasi subito tuttavia la polizia esclude un suo coinvolgimento, dopo aver verificato che, per l’ora del delitto, ha un alibi. Ma sarà davvero così?
Oppure i demoni dell’alcool, da cui Harry non riesce a liberarsi, hanno armato la sua mano con il coltello che ha affondato nel corpo di Rakel in un momento di rabbia, a causa della fine del loro amore?
E se l’assassino non è Harry, di chi si tratta? Gli indiziati sono parecchi, tra vecchi nemici, donne che sono ancora innamorate di Harry e potrebbero aver voluto eliminare colei che ne possedeva il cuore, e uomini che potrebbero aver rivolto attenzioni non gradite a Rakel e, respinti, averla uccisa.
La soluzione del rompicapo, di cui peraltro l’autore ci fornisce in modo leale tutti gli indizi, si scoprirà solo nelle ultime pagine, ma chi leggerà con attenzione sarà in grado di intuirla.
L’atteso ritorno di un grande personaggio del thriller contemporaneo, con un romanzo che anche se può sembrare meno adrenalinico dei precedenti riesce ad avvincere il lettore fin dalle prime pagine. Unico neo: alcuni refusi, troppi per una casa editrice come Einaudi (particolarmente grave l’errore di aver scritto Sidney invece di Sydney, quando si cita la metropoli australiana).
Il coltello è un romanzo che appassionerà tutti gli ammiratori di Nesbø e chiunque ami il romanzo noir e thriller, e in cui Nesbø si conferma come uno dei più grandi autori a livello mondiale.