Le misure anti-pirateria per le opere letterarie sono in malafede, ipocrite, inutili e artisticamente filistee. Gli scrittori dovrebbero dare il benvenuto a un futuro dove i lettori remixano i nostri libri. I fan della musica remixano gli album e li postano online, così i lettori dovrebbero poter “rivisitare” un romanzo. In futuro, la risposta a “hai letto questo libro?” potrebbe essere “remixato da chi?”
Ecco cos’ha dichiarato China Miéville, autore geniale e visionario di opere come La trilogia del Bas -Lag, The City & the City, Embassitown, durante l’Edimburgh World Writer’s Conference al Festival Internazionale del Libro di Edimburgo (trovate un’esauriente sintesi della conferenza su Fantasy Magazine).
Si parlava del futuro del romanzo con cinquanta autori da tutto il mondo proprio com’era successo nel 1962 in un’altra memorabile conferenza al Festival di Edimburgo. Inutile dire che le parole di Miéville hanno suscitato molte polemiche, in primis tra gli altri scrittori presenti che hanno criticato questa idea di un mondo in cui per gli autori sarebbe difficile portare a casa la pagnotta, come si suol dire.
Al di là della forza visionaria e provocatoria delle parole di Miélville, che senza dubbio ci parlano di un futuro “possibile” per i libri e per l’editoria, credo che emerga ormai in maniera prepotente un altro discorso che, finora, in pochi hanno davvero affrontato: si parla tanto di editoria, di libri, di ebook, di piattaforme, di librerie e di tablet, ma in pochi stanno parlando di come cambierà il ruolo dello scrittore all’interno della società e del mercato editoriale. Credo che questo sarà il vero nodo focale della faccenda nei prossimi anni: lo scrittore così come viene percepito oggi fra non molto non esisterà più, sia che si tratti del nome che compare su bestseller scritti da redazioni di ghostwriter, sia che si tratti dell’anonimo selpublisher che spara il suo ebook online.
Oggi come oggi in tanti vogliono essere degli scrittori ma in pochi hanno le palle per fare gli scrittori, discorso annoso che riguarda peraltro quasi tutte le forme di espressione artistica (ma questo è un altro discorso).
Non so dirvi cosa succederà e né quanto ci vorrà, ma sicuramente assisteremo ad una rivoluzione (partendo da questo articolo del Duca penso che lo scrittore in futuro sarà senza dubbio un aggregatore di competenze e professionalità). Sarà un cambiamento epocale e molto probabilmente, come spessso accade in questi casi, non se ne accorgerà nessuno.