Il ladro di anime e Il bambino

Titolo: Il ladro di anime (trad. di M. Pesetti)
Autore: Sebastian Fitzek
PP: 300
Editore: Elliot
Prezzo: Euro 17.50

Sebastian Fitzek è la nuova scommessa di Elliot. E, a giudicare dalle ottime recensioni collezionate e dalla visibilità conquistata dall’autore berlinese nell’arco di un anno, c’è da dire subito che la scommessa è vinta.
Con pieno merito, crediamo.

Del resto a Courmayeur la gang del festival noir Numero Uno in Italia non ci invita esattamente chiunque. E proprio lì quest’anno è arrivato Sebastian Fitzek.

Ma al di là dei risultati, c’è soprattutto una grande scrittura e un autore che, definito a ragione il re dello psychothriller, è in grado di costruire trame narrative tanto complesse quanto affascinanti.

Per Elliot sono usciti al momento due titoli: Il ladro di anime e Il bambino. Per questo motivo noi di Sugarpulp, che amiamo svisare su tutte le “variazioni Goldberg” dei generi collegati a pulp e noir, abbiamo ben pensato di parlarvi di un autore originale, raffinato, acuto, capace di creare veri e propri rompicapi narrativi.
Ma procediamo con ordine.

Il ladro di anime è il primo romanzo di Fitzek. Ingegnoso nella sua architettura fonda il proprio charme su quello che Peter Jackson – citando – ama definire “il patto di incredulità” con lo spettatore e che noi adattiamo a “il lettore”.

Per essere chiari: non aspettatevi una storia semplice o completamente verosimile. Dovete crederci, e fino in fondo. Perché gli aspetti stravaganti e particolari abbondano, ma è anche questa, secondo noi, la magia della lettura. Quella che si abbevera al desiderio profondo da parte del lettore di lasciarsi stupire e di credere in ciò che non è esattamente ordinario. E poi di storie ordinarie se ne leggono fin troppe nei romanzi di sedicenti scrittori e pennaioli.

Quindi, se volete leggervi la lista della spesa o l’ennesima storia d’amore, state lontani da questo libro. Se invece siete disposti ad affrontare una specie di Dieci piccoli indiani ambientato in una clinica psichiatrica coperta di neve alla periferia di Berlino allora salite a bordo. Mettete nella clinica un certo numero di pazienti e un serial killer che si diverte a far fuori le sue vittime spezzandone la volontà, riducendole a semplici involucri vuoti e lasciando nelle loro mani degli indovinelli che, se risolti, potrebbero portare a un’ultima possibilità di salvezza.

Un romanzo claustrofobico, quindi, se è vero che i pazienti della clinica non possono uscire, e un autore che gioca con l’ipnosi e con i diversi punti di vista dei personaggi un po’ come avrebbe fatto il Kubrick di “Rapina a mano armata”, con un protagonista, Caspar, che soffre di amnesia e che un po’ alla volta ricordando di non essere solo un paziente della clinica psichiatrica, arriverà a sciogliere – forse – l’enigma.

Un romanzo con punte di crudeltà inaudita, fra l’altro, con spunti splatter e pulp mica da ridere, che tira a lucido il meccanismo delle scatole cinesi e dei tempi narrativi alternati: c’è addirittura una doppia numerazione di pagine in cui il lettore salta da una situazione all’altra. Quindi non solo intreccio, enigma, mistero e un gioco di indizi che ricompone un po’ alla volta una storia agghiacciane, ma anche fantasia, immaginazione, invenzioni continue, colpi di scena.

Più lineare ma per certi aspetti ancor più coinvolgente, perché più accessibile, Il bambino.

Titolo: Il bambino (trad. di E. Cambini)
Autore: Sebastian Fitzek
PP: 386
Editore: Elliot
Prezzo: Euro 17.50

L’attacco è da manuale: un avvocato viene assunto da un bimbo di dieci anni malato di cancro al cervello per aiutarlo a rinvenire i cadaveri di sette assassini psicopatici che il bambino sostiene di aver macellato quindici anni prima. Paradossale? Soprattutto da un punto di vista aritmetico? Non esattamente. Se leggete capirete perché.

Naturalmente c’è molto altro anche in questo secondo romanzo di Fitzek che è forse ancor più riuscito del precedente.

Per risolvere il caso l’avvocato Robert Stern si appoggerà ad un amico ed ex cliente stupratore, sarà costretto a esplorare una Berlino plumbea e violenta, popolata da maniaci e pedofili, neve e pioggia, delitti irrisolti e sbirri assatanati.

Arriva così un thriller che è una corsa contro il tempo, in cui il gioco delle parti è forse ancor più esasperato che ne Il ladro di anime, che ha un ritmo mozzafiato senza che questo pregiudichi mai una narrazione da classico della letteratura, tanto Fitzek è lirico e abbacinante nello stile. Anche per questo “Il bambino” è forse uno dei migliori libri pubblicati l’anno scorso, e non solo nel proprio genere.

La dimostrazione palese di come insistere a relegare questo tipo di autori in un ipotetico limbo alternativamente definito di puro intrattenimento, da bestseller, commerciale o altro ancora, suoni perlomeno ridicolo.

Qui, invece, ci sono davvero due grandi avventure su carta. Tutte da leggere.

La speranza, quindi, è che Elliot continui a pubblicare anche i prossimi romanzi di un autore da tenersi stretti e magari, perché no, faccia un pensierino anche ai recenti debutti di Wulf Dorn e Andreas Winkelmann, tanto per stare in terra tedesca. Ma non vogliamo esagerare.

Già così, siamo più che soddisfatti.