Bonaventura da Iseo torna alla grande in un thriller storico mozzafiato. La recensione di Massimo Zammataro de Il monastero delle nebbie di Brunoldi e Santoro.
Autore: P. Brunoldi e A. Santoro
Editore: Newton Compton Editori
PP: 336
prezzo: 12,00
Dopo gli eventi narrati in La fortezza del castigo, il frate francescano Bonaventura da Iseo si è ritirato da un paio d’anni in un’abbazia lungo il Cammino di Santiago. Improvvisamente, viene convocato dalla badessa di un vicino monastero per fare luce su un atroce delitto: una consorella è stata brutalmente sgozzata e gettata dalla torre del monastero, e la giovane Fleur d’Annecy – la protetta di Bonaventura – è la principale (ed unica) indiziata con l’accusa di aver evocato un demone assassino.
Bonaventura inizia così una corsa contro il tempo per scoprire il vero colpevole e salvare la vita a Fleur e al suo figliolo Ruggero. A rendere le cose più difficili, ci si mette anche Magnus, subdolo e implacabile inquisitore, il quale per dare risposte a ciò che appare inspiegabile, non esita ad anteporre alla ferrea logica di Bonaventura la cieca, e più conveniente, soluzione “demoniaca”.
Il monastero delle nebbie, seconda opera di Brunoldi e Santoro, si pone in discontinuità rispetto al precedente La fortezza del castigo quanto al tipo di racconto che ci viene proposto. Infatti, se il primo romanzo di Bonaventura rappresentava una vera e propria avventura itinerante, in cui i momenti di pura action la facevano da padroni, il secondo, invece, rientra nel canone del più classico whodunnit: una scena del delitto circoscritta, sospettati che aumentano mano a mano che ci si addentra nel mistero, indagine condotta con un rigore logico degno del Dupin di E.A. Poe o del Poirot di Agatha Christie, la quale dà primaria rilevanza ad un aspetto di Bonaventura che forse prima era rimasto in secondo piano.
Ma non è tutto qua. La narrazione, condotta con la consueta scorrevolezza, non manca assolutamente di ritmo in quanto i colpi di scena (come gli omicidi) si susseguono senza sosta fino alla fine, in contrapposizione a un ambiente, il monastero, che dovrebbe rappresentare il massimo della pace e tranquillità, ma che invece racchiude tra le sue mura un inconfessabile segreto: col procedere delle indagini di Bonaventura, non respiriamo più l’aria cristallina di un santo ascetismo, bensì il disturbante miasma di terrena immoralità.
Brunoldi e Santoro, quindi, si riconfermano ottimi narratori capaci di (intrat)tenere viva l’attenzione del lettore per tutto il romanzo, rendendo Il monastero delle nebbie un must read imperdibile.