Il primo Dan di Arianna Forni, pubblicato da Luoghi Interiori. Recensione e intervista a cura di Claudio Mattia Serafin.
Ho letto con molto interesse il romanzo Il primo Dan, edito dall’ottima casa editrice Luoghi interiori (2021).
Il volume – almeno per me, ossessionato dalle categorie – è di difficile collocamento nella gamma dei generi. Il che mi ha esaltato. Ho scorto avventura, spionaggio, introspezione psicologica. Siamo distanti dal forse abusato noir sociale, per avvicinarci invece a un genere assai nobile e in via d’estinzione, quello dell’action colto, che intrattiene e fa pensare al tempo stesso.
Al di là di queste mie personali osservazioni, Il primo Dan parla dell’omonimo protagonista, un ragazzo di origini russe, che viene ad abitare in Italia e qui forma e tempra il suo carattere, senza mai dimenticare il luogo di origine. Vicende taglienti si innestano nella trama, ma il suo sviluppo psicologico, anche fisico-erotico, non viene mai tralasciato. In questo senso, in un’atmosfera vagamente straniante (un flusso di coscienza vicino al Dedalus di Joyce), Dan è potente, inflessibile, talvolta anche anaffettivo. Per parlare dei moderni, si può pensare ai molti Io narranti dello stesso Nicolai Lilin.
Intervista a Arianna Forni
Abbiamo oggi l’occasione preziosa di interfacciarci direttamente con l’Autrice. Benvenuta, cara Arianna. Chi, e cosa è, Dan?
È sferzante il mio Dan, o quantomeno lo diventa: è un personaggio complesso, un complottista, per via dei sotterfugi e delle sofferenze che si vede costretto a fronteggiare. Mentre scrivevo di lui, vedevo il protagonista muoversi in una sceneggiatura, cinematografica o televisiva: questo è stato il mio approccio visuale. Come fossimo in un action movie!
Voglio che Dan diventi il prossimo John Wick! Scherzi a parte, quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Anzitutto una fonte importante è stata L’ultimo avventuriero, di Harold Robbins, del 1966 (Sonzogno). Avevo già ideato Dan, ma da accanita lettrice sono vicina o comunque approccio letture mastodontiche, fantasy, fantascienza, racconti bellici (di almeno mille pagine!). Brandon Sanderson è attualmente un numero uno, a mio avviso. Come anche il classico Dan Simmons. La fantasia e l’onirico sono richiami importanti alla storia, anche culturale e artistica.
Che bellissima teoria, che sconfina nel picaresco, a me molto caro. Proprio come sostiene M. Night Shyamalan in alcuni suoi film: secondo lui proprio nelle tracce di fantastico siamo in grado di rinvenire le origini dell’immaginazione, se non anche della stessa umanità (ad es. nel recente Glass). Parliamo della struttura de Il primo Dan.
Tendo a scrivere ciò che mi piacerebbe leggere. Per questa ragione, sono distante dai classici racconti di spionaggio, dal momento che mi piacerebbe avere una mia saga, come si deve. Il libro racconta le vicende di questo ragazzo e poi giovane uomo, che vede sviluppare il frutto di alcuni peculiari avvenimenti, causati dai coprotagonisti. Affronta numerose decisioni psicologiche, e si erge dunque a simbolo di se stesso. Ma chi leggerà, o comunque chi si appassionerà, scorgerà fatti che sono di dominio pubblico.
Concordo. Io scrivo realismo fantastico, e proprio come te (in maniera inversamente proporzionale) tendo a narrare ciò che vorrei leggere, e nel mentre leggo solo romanzi storici, tralasciando il fantasy! Per non essere influenzato dagli autori del genere che sento mio. I meta-significati e i suggerimenti dell’Autrice quali sono, senza rivelare troppo?
Chiaramente quello di non arrendersi mai. Noi viviamo in un contesto sociale, che in maniera transmediale è presente in Dan. Per questo caratterialmente può essere odiato. Ma lui è il risultato di un’equazione che presenza al suo interno preoccupazioni e realismo. L’ho forgiato come un personaggio sprezzante, ma la sua essenza la si può apprezzare solo all’ultima riga del romanzo. Alla fine, paradossalmente, Dan è un carattere empatico e sensibile, l’amico di cui tutti potremmo aver bisogno. L’esperienza insegna, come anche la sofferenza forgia. Chi è cresciuto negli agi non può comprendere cosa ha passato questo personaggio.
Parlaci di te.
Io sono nata a Milano nel 1987, e ho formazione umanistica. Sono giornalista dal 2008, e mi sono dedicata agli sport invernali a livello agonistico. Ho scritto in giovanissima età il libro sul Milan (Leggenda Milan, Sperling & Kupfer, 2011). Attualmente ricopro ruoli manageriali in ambito artistico: nello specifico, curatele e organizzazione. Sono Head of Artist Development di ITALIA NFT e coordinatrice artistica di Venice Art. I miei futuri progetti ovviamente includono il secondo capitolo della saga, di cui non rivelo il titolo…
A prestissimo, dunque! Consiglio attenta lettura della rivista gestita da Arianna, tra arte e cultura, che è The greatest coat.