Il senso della bellezza – Arte e Scienza al CERN, il documentario di Valerio Jalongo, un affascinante tour guidato nella ricerca dell’”essenziale” che si nasconde nell’universo e in ognuno di noi.

Quante volte capita, constatando la sorprendente bellezza della natura, nella forma circolare di un fiore o nella perfetta simmetria di una stella marina, di avere la percezione, una sorta di sesto senso, che esista un’armonia universale, un ordine misterioso al di là dell’orizzonte della nostra conoscenza, e che tutto possa (o debba) essere riconducibile ad un “essenziale” invisibile ai nostri occhi.

Nel suo documentario Il senso della bellezza – Arte e scienza al CERN il regista e autore Valerio Jalongo ci porta con sé in un affascinante tour guidato a fare la conoscenza di coloro che oggi stanno indagando ai massimi livelli sull’origine della bellezza e che hanno fatto della ricerca dell’“essenziale” lo scopo della propria vita.

Con lo sfaldamento dei concetti di spazio e tempo nell’era contemporanea (post Picasso ed Einstein, per intendersi) e il conseguente definitivo abbandono della visione figurativa della realtà legata alla nostra ottica, siamo tutti stati presi da smarrimento. Sia scienziati che artisti devono al giorno d’oggi ricorrere ad altri “occhi” per esplorare territori sconosciuti e cercare di rispondere alla domanda esistenziale di sempre: qual è l’origine dell’universo?

Si aprono per noi spettatori le porte del CERN (l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, in francese Conseil européen pour la recherche nucléaire), il più prestigioso laboratorio al mondo di fisica delle particelle, per mostrarci i “nuovi occhi” dei ricercatori nella meccanica quantistica: i rivelatori di particelle subatomiche. Queste specie di macchine fotografiche ciclopiche sono utilizzate per rilevare diversi tipi di fenomeni fisici generati nell’acceleratore di particelle LHC (Large Hadron Collider) – un anello a cento metri di profondità, lungo ventisette chilometri, dove si producono ogni secondo miliardi di collisioni.

Ma dove è diretta la sperimentazione oggi, a quattro anni dalla scoperta del “bosone di Higgs”? Cosa si intende dimostrare?

Lo scopriremo attraverso le interviste rilasciate dai fisici provenienti da tutto il mondo e riuniti sotto il blasone della scienza al CERN – fra cui Fabiola Gianotti (la prima donna direttrice del CERN!)- che “duetteranno” con alcuni degli artisti contemporanei che si stanno cimentando sulle stesse tematiche, usando semplicemente linguaggi diversi da quello matematico.

Nell’arte contemporanea, una volta saltati i canoni spazio-temporali, i quadri hanno dovuto necessariamente fare posto a installazioni, performance e video. Le opere d’arte hanno così finito per assomigliare ad esperimenti mentre i macchinari utilizzati nella ricerca possono aspirare ad essere considerati installazioni artistiche.

Per i riferimenti su scienziati e artisti intervistati e le loro opere: http://ilsensodellabellezza-ilfilm.it

Nonostante l’innegabile fascino cyberpunk della sperimentazione in atto, più che l’aspetto tecnologico ciò che colpisce lo spettatore è la componente emotiva. Dalle interviste si evince infatti chiaramente qual è il vero propulsore di energia: la forte e irrefrenabile passione per la conoscenza in sé e per sé (cioè senza alcuna applicazione pratica).

Come diceva Einstein, il mistero più grande è la nostra capacità di conoscere l’universo, di afferrarne la misteriosa semplicità e bellezza.

Questi studiosi sono infatti fermamente determinati ad andare oltre la soglia (stimata nel 4 o 5 %) della nostra (rectius loro) conoscenza dell’intero universo. Non traspare invece alcun cenno di rassegnazione, né di frustrazione correlata agli esperimenti falliti dopo decenni di duro lavoro. Azzardando un parallelismo, sarebbe come se il Duomo di Milano, il cantiere senza fine per antonomasia, implodesse d’un tratto, come un castello di carte. Pensare a quanto ci “scaldiamo” noi invece se non troviamo subito le chiavi di casa nella borsa!

“La scienza, questo dovremmo averlo capito ormai, non cerca verità assolute, è sempre in cammino, sospinta solo dal dubbio e dall’ansia di conoscere” (Valerio Jalongo)

Questo documentario potrebbe essere sostanzialmente considerato un’opera motivazionale, per una dose a basso costo di orgoglio sovranazionalista (efficace anche contro la depressione da esclusione dai mondiali), un’iniezione di entusiasmo (da somministrare soprattutto ai più giovani): il principio attivo stimola infatti la volontà di ricercare costantemente e coltivare quella passione che va a nutrire il proprio senso della bellezza, per tentare di dare in ultima istanza un senso alla vita stessa.

Il senso della bellezza – Arte e scienza al CERN (prodotto da Amka Films, RSI Radiotelevisione Svizzera SRG SSR, Ameuropa International con Rai Cinema, distribuito da Officine Ubu) dura 75 minuti (il giusto quindi), scorrevolissimi anche grazie alla suddivisione in capitoli tematici e all’approccio da “uomo della strada” dell’intervistatore e voce narrante.

Attenzione: il documentario sarà nelle sale SOLO il 21 e 22 novembre. Bloccate l’agenda!

Peraltro i fisici e ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare saranno presenti ad alcune proiezioni del film e risponderanno alle domande degli spettatori in sala. Consultate la lista delle sale sul sito.