Il Signore della Torre è un fantasy in cui le teste volano che è un piacere. Un’ottima conferma per Anthony Ryan.

Il Signore della Torre recensioneTitolo: Il Signore Della Torre
Autore: Anthony Ryan
Editore: Fanucci Editore
Prezzo: €18,00 cartaceo – 6,99 e-book

Se Caparaezza aveva ragione nel cantare che il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista, potete pur star certi che il secondo libro è altrettanto difficile per uno scrittore, a maggior ragione se si tratta del secondo episodio di una trilogia e con Il Signore Della Torre di Anthony Ryan fa il combo.

Tanto per non farsi mancare niente.

Il seguito de Il Canto del Sangue in effetti risente dell’effetto “secondo”, mancando l’effetto sorpresa della scoperta di un’ambientazione inedita o l’interesse per la conoscenza di nuovi personaggi.

Questo secondo punto, però, Ryan riesce ad attenuarlo aumentando i punti di vista, affiancando a quello del protagonista Vaelin Al Sorna, quello del suo ex compagno d’arme e protetto Frentis, e introducendo la figura di Reva, giovane inquieta allevata come aspirante messia… o forse no?

La struttura del romanzo in parte ripercorre quella del primo episodio, con una prima parte di formazione e una seconda di conflitto, ma in questo caso le proporzioni sono largamente invertite, con una guerra che spazia per le terre del Regno Unificato con ferocia.

Parallelamente all’ampliarsi del conflitto aumenta il tasso di violenza e il grado di angoscia della narrazione, e già Il Canto del Sangue non era esattamente il resoconto di una scampagnata.

In Il Signore della Torre però l’azione si fa dominante, mettendo in secondo piano la dimensione degli intrighi politici e del sovrannaturale, comunque presente, come la costante tensione tra le diverse fedi del Regno.

Ma per parecchie pagine le spade non conoscono requie e le teste volano che è un piacere.

Gronda sangue e truculenza Il Signore della Torre e, onestamente, a me va più che bene così. Certo, qualche calo di tensione c’è e anche qualche soluzione che mi ha lasciato un po’ perplesso (come gli invincibili schiavi da combattimento a cui, acciderbolina, non glie ne va bene proprio una…) ma è comunque notevole la capacità di Ryan nel riuscire a mantenere alto il livello di attenzione per oltre settecento pagine.

Fosse stato il classico “secondo libro”, il momento interlocutorio della trilogia, visto lo spessore sarebbe stato un capitombolo di proporzioni notevoli, invece no, la storia è avvincente, resa attraverso una narrazione ricca ma allo stesso tempo non esagerata.

Davvero una bella conferma e ora aspettiamo il terzo volume!