Il Sospetto è un film perfettamente riuscito,che mostra una realtà piena di pregiudizi e un’umanità sull’orlo del baratro
Il cinema danese ha da sempre rappresentato un cinema di confine, lontano dalle spettacolarità statunitense e capace di mescolare efficacemente l’autorialità del cinema francese con gli speramentalismi del cinema Tedesco anni Settanta.
Se si considerano gli ultimi dieci anni, la Danimarca ha (e ci ha, come spettatori) regalato autentiche gemme da inscrivere, come elementi fondanti e fondamentali, negli sviluppi storici e artistici della settima arte.
A livello cinematografico, quando parliamo di Danimarca non si può non citare il movimento Dogma 95, una corrente creata su precise regole, espresse in un manifesto pubblicato nel 1995, da due registi: Lars Von Trier e Thomas Vinterberg.
Il primo nome è più conosciuto al grande pubblico e rappresenta una sorta di garanzia per gli spettatori, basti citare capolavori riconosciuti come: Dancer in the Dark e Dogville, o opere controverse e criticate: Antichrist e Melancholia.
Di contro, Thomas Vinterberg è un autore meno conosciuto dal pubblico, nonostante una sua opera, Festen, abbia ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale (oltre a rappresentare il capostipite della corrente Dogma).
L’ultima opera realizzata da Vinterberg, Il Sospetto, racconta di un evento inquietante consumato in una tranquilla cittadina danese, che sembra essere situata ai confini dello spazio e del tempo, circondata da splendide foreste.
Lucas, un maestro d’asilo, viene accusato di aver rivolto delle attenzioni sessuali nei confronti di una bambina, Klara, figlia del suo migliore amico.
In una sorta di spirale distruttiva ogni abitante del paese comincia a nutrire dei dubbi e a dare la caccia al presunto mostro. Lucas, disperato e ferito, sia fisicamente che moralmente, riuscirà a reagire e a provare la sua innocenza.
Vincitore di numerosi premi, tra cui un meritatissimo riconoscimento a Mads Mikkelsen come miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes e diverse nomination ai maggiori festival mondiali (tra cui i Golden Globe e gli Academy Awards), Il Sospetto è un film di grande respiro che abbraccia tematiche diverse e tocca temi delicati, che sono nervi scoperti all’interno della società contemporanea.
Il film infatti muove una netta e non tanto velata critica alla piccola borghesia attuale. La frase che viene pronunciata dalla preside della scuola in cui lavora Lucas: “I bambini non mentono mai su queste cose” è esemplificativa di tutta una serie di convinzioni, idee e pregiudizi su cui è ancorata una determinata classe sociale.
L’idea della perpetua purezza dei bambini, secondo Vinterberg, è un concetto profondamente errato, soprattutto, se messo in relazione ad una serie di problematiche tipiche della nostra epoca. La piccola Klara vive all’interno di una famiglia i cui genitori o sono assenti o danno vita ad accese discussioni tra le mura domestiche, ed in cui gli amici del fratello maggiore non hanno paura a mostrare alla bambina immagini porno-hard dai loro inseparabili tablet.
Ed è proprio in questa prospettiva che Vinterberg sposta il tiro, puntando il dito non tanto nei confronti della buonafede dei bambini, bensì sviluppando una ponderata riflessione sui rapporti genitori-figli. Come possono essere difesi i bambini dalle insidie della realtà, se neanche li ascoltiamo o li conosciamo?
Attraverso l’utilizzo della camera a mano, che segue i protagonisti con sguardo fermo e a tratti distaccato, Vinterberg mette in scena un affresco preoccupante di un’umanità impaurita e in preda al panico, la cui sola ancora di salvezza sembra essere quella di creare capri espiatori su cui riversare la propria aggressività.
Il Sospetto è un film che riesce pienamente nel suo scopo ovvero far riflettere gli spettatori, non attraverso immagini traumatiche o disturbanti, ma mostrando una realtà piena di pregiudizi ed un’ umanità che sembra colare a picco, immagini queste, proprio perché reali, ancor più violentemente impressionanti.