Con l’Impero del Sogno Vanni Santoni mette in scena un fantasy all’italiana utilizzando una lingua ricercata ma giocosa. La recensione di Corrado Ravaioli.

Titolo: L’impero del sogno
Autore: Vanni Santoni
Editore: Mondadori
PP: 276

Nel panorama editoriale italiano Vanni Santoni sta seguendo un percorso affascinante e inedito tentando, come nel caso de L’impero del Sogno, di aggiornare il fantasy in Italia. Cerchiamo di evitare le etichette. L’autore toscano, direttore della narrativa per Tunuè, si muove nell’universo letterario con la massima libertà, un po’ come il protagonista del suo ultimo romanzo.

Al timone de L’impero del sogno, sorta di on the road psichedelico al confine tra reale e immaginario, c’è Federico Melani, amico di Iacopo il Gori, già incontrato in Muro di Casse (romanzo dedicato alla subcultura dei rave party).

Federico (presente a sua volta nel libro Gli interessi in comune) frequenta l’università con scarsi risultati, ha un carattere difficile e butta le giornate tra partite a Magic e serate da sballo con gli amici di sempre. Fino a quando un sogno ricorrente si palesa nel sonno.  Vivido quanto la realtà ma più attraente e in continua evoluzione.

Quando intuisce di avere un ruolo importante in questa realtà parallela, il protagonista ricorre a mezzi naturali e non per passare più tempo possibile al suo interno. Si troverà presto al centro di un’avventura inimmaginabile, in fuga da creature fantastiche a bordo di un’utilitaria, su e giù per il Nord (nella realtà o nel sogno, il confine sarà sempre più labile) per recuperare armi mitologiche e salvare il mondo, in un delirio lisergico farcito di citazioni pop, dagli action-movie anni ’80 ai videogame.

Diviso virtualmente in due parti, il libro presenta nella prima metà i personaggi e il “set di gioco”. Federico prenderà coscienza del sogno e capirà come affrontare l’avventura che si trova di fronte. Nella seconda parte si entra nel vivo dell’azione, ci saranno prove da superare e mostri fantasiosi da combattere per mettere in salvo l’oracolo (lo scoprirete leggendo il libro).

Questo è l’impianto narrativo di base ma L’impero del sogno è un dolce a strati in cui convivono in armonia dialoghi da cinema “di menare” e citazioni colte, giochi “sparatutto” e psicanalisi. Insomma Swarzy va a braccetto con Freud, per intenderci. È un’opera pop dotata di più livelli semantici, e le citazioni di cui sopra rappresentano una sfida per il lettore.

A qualcuno potrebbe sembrare una parodia del genere Young Adult ma di certo è un omaggio a un periodo che Santoni ha celebrato ne La stanza profonda: la subcultura nerd e l’universo culturale collegato (gdr, videogames, letteratura fantasy e cinema d’avventura).

Attraverso una lingua ricercata ma giocosa, Santoni mette in scena un fantasy all’italiana, ambientato tra Figline Valdarno e la Terra di Mezzo di sua invenzione, mescolando scenari degni di Tolkien si, ma anche di Dalì.

Con L’impero del sogno si rafforza il macrouniverso o se volete la continuity creata dall’autore. C’è un mondo narrativo che trascende i confini di spazio e tempo, i personaggi e i luoghi, da un libro all’altro cambiano posizione, gerarchie ma tornano, mantenendo un legame.

Lasciatevi sedurre da questo romanzo cominciando dalla copertina di Vincenzo Bizzarri e provate a entrare nel sogno di Federico e Vanni Santoni.