Cultura? No grazie. L’Istat certifica l’agonia dell’industria culturale italiana. Numeri osceni per una proposta troppo politica che non genera interesse.
Come ogni anno a gennaio l’Istat pubblica l’annuario statistico italiano e, puntuale come ogni anno, ci ritroviamo qui a piangere il morto per la drammatica situazione della cultura italiana. In rete leggo che gli italiani sono ignoranti, che sono delle capre, che viviamo in un Paese di beoti, ecc. ecc.
Nessuno che si ponga una domanda molto semplice: ma la classe dirigente che detta l’agenda dell’industria culturale italiana non ha qualche responsabilità? Possibile che sia sempre colpo del pubblico ignorante che non capisce, e mai invece di chi decide cosa proporre al pubblico?
Prima di un’analisi veloce dei numeri propongo un esempio concreto, che vale quello che vale ma può essere un punto partenza: a capodanno avevo pensato di andare al cinema. Potevo scegliere tra 4 cinepanettoni, Star Wars, un paio di film di animazione e poco altro. Risultato? Io e mia moglie abbiamo deciso di restare a casa e abbiamo organizzato una cena con amici. Ma allora siamo noi ignoranti che non adiamo al cinema oppure la classe dirigente che decide quali film escono in sala non ha capito un cazzo?
Se poi guardiamo i numeri del Box Office ci accorgiamo che i 4 cinepanettoni 2016 hanno incassato 3 milioni in meno dei 3 cinepanettoni 2015. Io se fosse un produttore qualche domanda in più me la farei... Per non parlare di come vengono proposti e comunicati i libri al pubblico in Italia perché lì c’è davvero da piangere.
Non va tutto così male
Scendiamo nel dettaglio con un po’ di numeri. Dopo l’ottimo dato del 2015 anche il 2016 ha fatto registrare dati positivi per quanto riguarda gli accessi ai musei. Benino l’afflusso al cinema e ai concerti (non di musica classica però), l’afflusso alle mostre e ai siti archeologici. Numeri in crescita ma ancora molto bassi, basti dire che nel 2016 l’89,7% degli italiani non ha visto nemmeno un concerto di musica classica, il 77.2% non ha partecipato a nessun concerto in generale e il 73.2% degli italiani non ha visitato nessun sito archeologico o monumento.
Gli uomini sono frequentatori più attivi delle donne, infatti il 53,1% di loro dichiara di svolgere 2 o più attività nell’anno, a fronte del 46,6% delle donne. Gli adolescenti tra gli 11 e i 19 anni e i giovani fino ai 24 sono i maggiori fruitori dei diversi intrattenimenti e spettacoli nel tempo libero, fatta eccezione per i concerti di musica classica.
I numeri osceni dell’industria editoriale
Il baratro si apre quando si parla di industria editoriale: torna a diminuire la quota di lettori, più per i quotidiani (-3,2% rispetto al 2015) che per i libri (-1,5 %). La spesa destinata dalle famiglie italiane alla cultura e al tempo libero rimane, in percentuale sulla spesa per consumi complessiva, pressoché invariata, pari a poco meno del 7%.
Il 57% degli italiani nel 2016 non ha letto nemmeno un libro, numero ancora più preoccupante se andiamo al Sud (70.7%) e nelle Isole (66.2%). Il 18.6% degli italiani non legge libri, non legge quotidiani, non va al cinema, non va ai concerti. Non fa un cazzo insomma.
Anche i numeri dei lettori non sono entusiasmanti: il 45,1% degli italiani ha letto al massimo 3 libri, mentre solo il 14,1% legge più di un libro al mese. Al solito non vengono conteggiati i fumetti quando si parla di lettura, perché non sia mai che i fumetti vengano considerati “consumo culturale” come succede invece in paesi barbari e ignoranti come la Francia…
In pratica il 43% degli italiani ha letto almeno un libro (o un ebook) nel 2016, cifra che si scontra con il 75% dei tedeschi e il 72% degli americani (che però a detta degli intelligentissimi delle nostre parti sono i più brutti, cattivi e ignoranti del mondo).
L’arroganza di una classe dirigente che non può impartire lezioni
Ovunque in rete leggo commenti sprezzanti a questi numeri. Come dicevo prima tutti gli intelligentissimi sono lì a sputare sentenze sugli italiani popolo di ignoranti. Per carità, i numeri sono quello che sono e c’è poco da stare allegri, ma credo che sarebbe utile provare a farsi anche qualche domanda.
Non è che la proposta culturale elaborata dalla presunta classe dirigente di questo Paese sia scadente? Perché io vedo scrittori che godono nello stroncare sistematicamente i loro colleghi, gruppi editoriali che si affidano a manager che hanno combinato disastri su disastri, grandi case editrici che propongono i loro libri ignorando le più basilari regole della comunicazione e, sopratutto, che attuano strategie di mercato che erano perdenti già vent’anni fa.
Se gli italiani sono un popolo di capre ignoranti perché Alberto Angela è uno dei personaggi più popolari e amati d’Italia? Forse perché lui, a differenza di tanti altri scoreggioni, ha impostato la sua proposta culturale su una comunicazione positiva? Forse perché è autorevole senza essere mai palloso? Forse perché non si mette a dar lezioni dall’alto del suo piedistallo?
Tutte domande che lasciano il tempo che trovano, per carità, ma ho sempre diffidato di chi dice che tutti ce l’hanno con lui, che la gente non capisce, che sono tutti ignoranti e blablablabla… Siamo così sicuri che l’intellighenzia italiana (sic!) non abbia nessuna responsabilità su questa situazione? Perché secondo me qualche leggerissima responsabilità ce l’ha…
Altrimenti va bene così, la gente non capisce un cazzo e continuiamo a farci del male convinti di essere intelligentissimi.