Inferno Rosso. Joe D’Amato sulla via dell’eccesso, il documentario di Manlio Gomarasca e Massimiliano Zanin presentato da Nicolas Winding Refn.
Inferno Rosso. Joe D’Amato sulla via dell’eccesso, documentario di Manlio Gomarasca e Massimiliano Zanin presentato da Nicola Winding Refn, è uno straordinario documento su un’epoca eroica del cinema italiano ormai irripetibile.
Proiettato alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con la presenza speciale di Eli Roth in sala insieme ai registi alla figlia di Aristide Massacesi, vero nome di Joe D’Amato.
Protagonista di una stagione unica del cinema italiano (e internazionale), D’Amato ha girato più di 200 film nel corso della sua vita, spaziando tra i generi più disparati: horror, fantascienza, gore, erotico, porno, avventura… Si riscopre così un grande artigiano della macchina da presa, come si definiva lo stesso D’Amato, un profondo conoscitore di ogni aspetto produttivo.
A raccontare lo straordinario percorso di D’Amato non solo Eli Roth ma anche la figlia del regista scomparso nel ’99, e oltre a lei tanti produttori e registi della scena italiana dell’epoca come Tinto Brass, Ruggero Dedoato, Michele Soavi e tanti altri. Una scena molto più internazionale di quanto si possa credere peraltro, visto che i film di D’Amato negli anni ’70 erano venduti e visti soprattutto all’estero.
L’Inferno Rosso del titolo del documentario, infine, è quello del porno, genere a cui D’Amato fu costretto a dedicare l’ultima parte della sua carriera a causa di enormi problemi finanziari. Lo stesso D’Amato nel documentario parla dei film porno girati come di “film alimentari”, dato che in una fase difficilissima della sua carriera quella era l’unica strada che gli permetteva di restare a galla economicamente.
Ed è forte il rimpianto nel vedere che, al momento della sua morte, D’Amato venne ricordato da tutti i giornali dell’epoca semplicemente come “il re del porno”, dimenticando decenni di lavoro e di film capaci di attraversare i generi, i gusti e gli stili, sfidando sempre le leggi del buon gusto e del “si può fare”.
C’è una bella frase che sintetizza alla perfezione quella generazione di pazzi che fu protagonista di una stagione irripetibile del cinema di genere: Ogni volta che qualcuno ci diceva “è impossibile, questa cosa non si può fare” ci guardavamo tra di noi e ci dicevamo: e allora vedrai che noi la facciamo!