Dario Tonani è senza dubbio un nome di riferimento per la fantascienza italiana grazie alla saga di Mondo9 (e non solo). Daniele Cutali l’ha intervistato per Sugarpulp.

Dario Tonani, nome di spicco per il settore fantascienza della Mondadori, che tradotto significa Urania. La sua saga di Mondo9, pianeta inospitale, letale, solcato da immense navi di metallo senziente su ruote di gomma, sta avendo un successo meritato anche all’estero.

Agli inizi di agosto del 2015, il 5 per la precisione, è uscito nelle edicole italiane Cronache di Mondo9 all’interno del periodico stagionale Millemondi di Urania: la raccolta definitiva di tutto ciò che Tonani ha scritto ambientato sul pianeta alieno di sua invenzione, più altro materiale inedito e interviste varie. Ed è la prima volta in assoluto che un unico autore italiano viene pubblicato sulle pagine di un Millemondi.

Intervista a Dario Tonani a cura di Daniele Cutali

Ciao Dario, benvenuto sulle pagine di Sugarpulp Magazine. È un vero piacere ospitare uno scrittore italiano di fantascienza pluripremiato come te, riconosciuto internazionalmente. Ti facciamo qualche domanda approfittando del momento, in quanto sei tornato in auge in tutte le edicole con la tua famosissima saga di Mondo9 e per un autore italiano non è così scontato, vero?

Ti ringrazio della bellissima presentazione, il piacere è mio. Sì, le Cronache sono in edicola da poco più di tre settimane e l’emozione di seguire la propria creatura durante i suoi primi passi è davvero enorme. Ci si sente un po’ esploratori e un po’ genitori. L’uscita in edicola ti mette a contatto con il grande pubblico, con i lettori forse più appassionati e compulsivi, che non rinunciano mai a un paperback nei tempi morti tra un trasferimento e l’altro. Sì, ecco, ti senti anche un po’ compagno di viaggio…

Hai scelto di non spiegare nulla circa il background che abbraccia tutta la saga di Mondo9. Hai buttato il lettore in mezzo all’azione, già tutto esistente già tutto in rovina, una guerra che si protrae da secoli tra le navi. Attenzione: tra le navi, non tra gli esseri umani che le conducono e le sfamano con i loro corpi. È un trucco del mestiere di scrittore, lo so bene, in media res. Ma perché neanche un pizzico di retroscena, un indizio di dove sia o cosa sia Mondo9? Lo farai, prima o poi?

Diciamo che applico alla lettera la classica regoletta Show, don’t tell, una delle pochissime che t’insegnano nelle scuole di scrittura creativa alla quale mi sento di aderire in toto. Dobbiamo tener conto, però, che ogni libro è “più vecchio” dei suoi lettori. O, meglio, li ha preceduti, nel senso che quello che racconta è già in gran parte “accaduto”: ci sono un ambiente, una storia, una serie di relazioni tra i personaggi che arrivano da lontano. Più che raccontare tutto questo, devi farlo scoprire a poco a poco.

Non amo le lunghe dissertazioni, che sfociano inevitabilmente in noiosissimo infodump. Ammetto che mi irritano un po’ i lettori che pretendono continuamente di sapere il perché di questo e di quello, convinti che altrimenti non si possa andare avanti con la storia. Una volta che la costruzione è coerente, poco importa che si adatti alle relazioni causa-effetto a cui siamo abituati nella vita di tutti i giorni. Il libro vola, sta in aria? Godetevi il panorama dal finestrino e non chiedetevi che tipo di carburante c’è nel serbatoio. Mi domandi se un giorno dirò dov’è e cos’è Mondo9? Sì, ci sarà pane per i denti dei curiosi nel prossimo romanzo della saga, di cui ho terminato l’editing proprio in questi giorni.

Almeno all’inizio, l’ho scritto anche da altre parti, ho sentito molto profumo di Dune e Tatooine. Nomadi del deserto, enormi fiori mangiaruggine, sabbie pericolosissime anche se diverse da quelle di Arrakis e Tatooine, animali letali e metallo senziente. C’è qualcosa che ti ha ispirato la visione malata e disturbante di un pianeta come Mondo9?

Certo, ovvio. Dune, che ho molto apprezzato anch’io, ma anche maestri del planetary romance come Vance, Farmer, Silverberg, Miéville, Reeve. Quanto all’essere disturbante e malato (definizioni centratissime!), Mondo9 deve molto anche a scrittori come Ballard e Dick, i cui influssi però penso che trapelino molto di più nei miei tre Urania precedenti: Infect@L’algoritmo bianco e Toxic@.

A partire dal Guardiasabbia Garrasco in poi, in “Cardanica” c’è una pletora di personaggi che fanno da contorno ai protagonisti principali: le navi e il pianeta. Perché hai scelto di incentrare le tue prime storie, poi raccolte in Mondo9, non in modo primario sui personaggi?

In realtà questo accade solo nella prima parte del ciclo, Mondo9 appunto. Nella seconda – Mechardionica – sono i personaggi “umani” a prendere il sopravvento e a diventare padroni del proprio destino. Ammetto, è una scelta anomala, forse addirittura inedita. Ma della quale, a bocce ferme, mi dichiaro piuttosto soddisfatto. Le prime 170 pagine sono di forte impatto, ed è giusto che sia così all’inizio di una lunga avventura; introducono l’inferno e fanno capire chi comanda davvero su Mondo9. Nelle successive 250, con il procedere delle vicende, l’uomo agguanta il timone ed è tutt’un’altra storia…

I mechardionici, esseri a metà tra l’organico e l’inorganico, che però non sembrano proprio dei cyborg. Utilizzano il tessuto umano per rimanere in vita, soprattutto i cuori. Al limite dell’orrore, scene molto pulp piene di sangue, quando essi si riforniscono della “materia prima”. I mechardionici si rivelano poi molto poeticamente anche esseri “fragili” al contatto con gli esseri umani. Come il rapporto tra Asur e Naila, bellissimo. Che ne pensi? Ce ne parli?

Dai, Mondo9 non è poi così pulp come dici (e ci tengo a ribadirlo, perché gli appassionati di fantascienza di norma odiano l’horror). Ma veniamo a noi: i mechardionici sono l’anello di congiunzione tra la vita organica e quella inorganica, tra l’uomo e le navi, tra la carne e il metallo. Ovvio che siano creature lacerate anche a livello interiore, capaci di indicibili nefandezze come di slanci di umanità straordinari e delicatissimi. Odio e amore. Latrato animale e pura poesia. L’incontro con una donna/ragazzina come Naila non poteva che produrre scintille tra loro. E forse sotto sotto… (beh, non lo dico).

C’è una possibilità che Asur possa essere Walid diventato un mechardionico, visto lo strettissimo rapporto con Naila? Mi scuso sin da ora, ma è una curiosità molto personale e che chi non ha letto ancora Cronache di Mondo9 non sa di cosa sto parlando (per cui esorto a correre ai ripari).

No, acqua, caro Daniele! Walid non ha nulla a che spartire con Asur. Salvo uno sventurato appuntamento col destino…(e, sempre per non fare spoiler, Naila e Walid non è che andassero poi così d’amore e d’accordo).

Mecharatt e Chatarra. Incredibili visioni distorte di comunità improbabili, aggregazioni vive e morte allo stesso tempo. Mecharatt quasi porto di ventura, approdo in stile Mos Esley, mi viene ancora in mente Star Wars. Mentre Chatarra è un cimitero di navi. Misticismo e mito per quest’ultima. Come può il metallo essere senziente fino al punto di andare a morire in un posto ben preciso del pianeta? Io oso ipotizzare intelligenza artificiale all’ennesima potenza o addirittura nanoteconologia. Ma qui sarai tu a dirci qualcosa o continuare a mantenere il mistero, Dario.

Vero. Se mettiamo per un attimo da parte l’onnipresente deserto, Mecharatt e Chatarra sono i luoghi più forti e suggestivi di tutta la saga. Due parole per entrambi. Mecharatt è la grande megalopoli alla fine (o se vuoi, all’inizio) del deserto, un’oasi di ferraglia, ruggine e disperato sudore umano. La città più grande del pianeta, caotica e cadente, malinconica e cruda, porto per eccellenza che impareremo a conoscere molto bene nel prossimo romanzo della saga. Isla de Chatarra è un immenso cimitero degli elefanti, un luogo quasi mistico dove vanno a morire i relitti delle grandi navi, esattamente come i pachidermi delle savane e delle foreste africane e indiane. Un’isola flottante fatta di carcasse spolpate (chatarra in spagnolo significa “ferraglia”), che si dice sia ancorata al fondo del mare da titaniche catene.

Incredibilmente bella la battaglia finale di Mechardionica tra la Yarissa e la Miserable. Ho la sensazione molto forte che rivedremo presto tutti i protagonisti, vero? Da Naila a Sargàn alle navi stesse.

Assolutamente. Come dicevo prima, ho appena terminato l’editing di un nuovo episodio, un romanzo vero e proprio nel quale rivedremo, accanto a nuovi personaggi, alcuni dei protagonisti delle Cronache. E, appunto, capiremo anche qualcosa in più sulle origini e sulla natura di Mondo9.

Mondo9 è stato etichettato agli inizi come steampunk. Non credo sia affatto così, vi ho trovato invece molte sfumature che toccano vari generi ma alla fine rientra tutto in quella generale di fantascienza. Punto. Che ne pensi?

Giuseppe Lippi presentando il ciclo in una delle due prefazioni del libro (l’altra è di Franco Brambilla) credo che ne abbia dato la definizione più azzeccata: planetary romance. In effetti dello steampunk ha solo l’estetica del vapore; troppo poco per calzare con l’etichetta.

Il tuo stile narrativo è incredibilmente dinamico, coinvolgente. Cinematografico, come è stato detto da più parti. Hai frequentato qualche particolare scuola di scrittura creativa?

Nessuna, mai. Ma le tue parole mi fanno immenso piacere. Lo stile è il marchio distintivo di un autore, la sua firma in ogni parola. E diciamo che nel riferimento a un taglio molto visuale del racconto mi ci ritrovo in pieno. Immagine e ritmo, sì.

Come è avvenuto il tuo approdo a Millemondi Urania, testata stagionale storica che una volta si divideva in Millemondi Estate e Millemondi Inverno ospitando soltanto autori stranieri e di grande richiamo?

È una storia lunga, che forse ti racconterò un’altra volta. Diciamo che il “prodotto” era pronto – e sembrava confezionato con tutti i crismi – per una collana come Millemondi, che non aveva mai dato spazio tra le sue pagine a un unico autore italiano. Il volume è stato una reunion di storie che avevano già avuto un loro percorso editoriale sia nella carta sia in formato digitale, seppure frammentaria e un po’ difficile da rimette insieme. Con le Cronache la diaspora è finita. E per me è stato forse il successo più grande, il ritorno a casa del figliol prodigo.

Mondo9 sta sfondando le barriere dei media diventando anche un graphic novel e musica in un CD registrato appositamente dalla band dei The Whimshurst’s Machine.  Prima ho detto che il tuo stile è cinematografico. C’è qualche possibilità che i diritti approdino sul grande schermo o su quello televisivo?

Volare basso e guardare in alto. Comunque la colonna sonora ci sarebbe già, come pure un paio di straordinari concept artist: come Franco Brambilla e Diego Capani.

Infine, ultima domanda che faccio sempre agli intervistati: cosa hai da dire ai lettori di Sugarpulp Magazine e agli scrittori esordienti?

Ci sono tre cose che dico sempre agli aspiranti scrittori: leggete, leggete, leggete. E ai lettori di Sugarpulp Magazine: Cronache di Mondo9 non finisce qui. Intanto ringrazio voi per l’ospitalità e i lettori per la pazienza, ma conto di ritrovarvi tutti su Mondo9 alla prossima occasione. Stay tuned!

Guarda il booktrailer di Cronache di Mondo9 su Youtube