Intervista a Giovanna Gemma, hostess, modella e ristoratrice emiliana. A cura di Giorgio Cracco.

Come location per l’intervista Giovanna sceglie un ristorante della sua amata Cervia, cittadina che è uno dei tanti gioielli della riviera romagnola. Ci incontriamo al Saretina, un locale in cui lei è di casa, particolare che diventa subito evidente non appena ne varchiamo la soglia. È una fredda, ma splendida mattina di febbraio.

Il mare d’inverno fa da cornice alla nostra chiacchierata, accompagnandosi alla rinomata cordialità diffusa, tipica della regione che ci ospita. Siamo spesso interrotti, durante il dialogo intessuto di domande e risposte che è all’origine dell’articolo che state leggendo.

Ma sono interruzioni cortesi, con le quali la nostra giornata in Romagna si diletta a pennellare un simpatico quadretto fatto di sorrisi, umanità e calore, quasi a voler creare un piccolo, grande trailer dell’intervista in corso di realizzazione.

Mentre chiedo a Giovanna di raccontarmi la sua vita, ne conosco amici e colleghi, e vedo una parte del suo mondo accogliermi nei fatti, in perfetta sintonia con le sue belle parole.

Giovanna lavora nella ristorazione e, in qualità di hostess, a fiere ed eventi. Ha un passato da modella. Incarna alla lettera lo spirito allegro, laborioso e gaudente, nel senso migliore e più alto del termine, della terra che le ha dato i natali. Accomodatevi al nostro tavolo e permettetemi di presentarvela.

L’intervista

Sei una persona che ama vivere assaporando ogni istante, impegnata da sempre in un’ostinata quanto doverosa conquista, e difesa, della felicità. Hai affrontato e superato periodi difficili, riuscendo di volta in volta a sorridere all’esistenza senza timore di guardare negli occhi il destino. Presentaci Giovanna, permettici di conoscere la tua natura più sincera. Com’è stato finora “il viaggio di una vita” per la GG?

Mi presento, sono Giovanna Gemma, detta appunto GG. Mi fa piacere che tu abbia utilizzato questo mio soprannome, che è uno di quelli con cui si rivolgono a me le persone che mi sono più care. Di fatto è un po’ il mio “nome d’arte”, anche se non saprei dirti di preciso a quale arte faccia riferimento. (Sorride) È un nomignolo nel quale mi piace identificarmi, perché è simpatico, smart, un po’ come mi sento di essere io. Pur essendo ancora giovane, ho già avuto modo di rendermi conto che la felicità non è così difficile da trovare. La felicità si nasconde in piena vista vicino a noi, la puoi incontrare in ogni momento, quando meno te lo aspetti. Si tratta di saper cogliere l’attimo. Oggi è una bella giornata di sole, abbiamo pranzato in un ristorante sulla spiaggia, di fronte a noi si increspano, accompagnandoci verso il tramonto, le onde del mare. Già questa, per me, è la felicità. Ho smesso di rincorrerla quando ho capito di poterla scoprire nella mia quotidianità, vivendo quello che mi capita al cento per cento. Sono nata a Castel San Pietro, non molto lontano da Bologna. Ho origini pugliesi, da parte di padre, che è di Bari, mentre la famiglia di mia madre è triestina. Sento in me un’influenza sudamericana, perché molti miei parenti vivono in Venezuela. Il viaggio della vita della GG lo posso dividere in tre parti. La prima comincia con la mia nascita, il 13 gennaio del ‘95. C’è una Giovanna bambina che si scontra presto con i capricci del destino. Quando i miei si lasciano io, ancora piccolina, mi ritrovo catapultata in un altro continente. Vengo battezzata a Puerto Ordaz dove, per motivi di lavoro, si trovano i nonni materni. Mio padre, per me, come figlia, lo perdo quasi subito. Sono costretta ad adattarmi ad una realtà familiare diversa dal normale quadretto che in genere fa mostra di sé nelle vite altrui. Mia mamma deve fare le veci di entrambi i genitori. Sono solo una bimba che cerca una sua direzione all’alba della vita, ma trovo comunque la forza di andare avanti. Devo imparare a tappare i buchi che percepisco intorno a me e inventarmi la capacità di vedere il bello dove magari non c’è o non è così evidente. La seconda parte della mia vita si svolge a Opicina, frazione di Trieste. Questo si rivela un periodo fondamentale. Lì vive il fratello di mia nonna, che si dimostra il mio vero papà, la figura maschile forte. È il secondo step della mia biografia. Una vita, alla fine, quasi normale. Sento sempre che mi manca qualcosa, ma in fondo sono felice di quel che ho e affronto i problemi, per quanto posso, in maniera costruttiva. Il terzo capitolo del mio viaggio comincia nel 2017. Ho ventidue anni ed è uno dei periodi più belli della mia vita. Sono riuscita a mettere ordine dentro di me, sistemando parecchie questioni in sospeso. Sto lavorando moltissimo negli eventi. Ho tutto: la mia casa, la mia stabilità, i capelli lunghissimi, sono magrissima, il mio armadio è pieno di bei vestiti. Due mesi dopo l’intervento con cui mi sono rifatta il seno, mi trovano un linfoma di Hodgkin al quarto stadio. È una vera mazzata. Quando capita un fatto del genere, ti rendi conto che dai per scontate troppe cose, e realizzi che attribuisci eccessiva importanza a questioni che ne sono prive, trascurando ciò che realmente dona un senso alla vita. L’intera esperienza mi fortifica molto. Le mie cure durano a lungo. In una fase in cui mi vedo bellissima, perdo capelli, ciglia e sopracciglia, e prendo quindici chili. Vedo un mostro davanti allo specchio. È dura, tanto. Quando parlo di questo, spesso mi commuovo. Sono ferite che dentro ti lasciano cicatrici indelebili. C’è però anche un risvolto positivo. Questo dramma mi permette di scoprire una nuova me stessa, la persona che sono adesso, la GG che hai conosciuto tu. È un cambiamento interiore che avviene lentamente. Quando, dopo la malattia, la mia storia riparte, non sono subito in grado di metabolizzare quanto accaduto. Ci vuole molto tempo perché inizi a vivere una nuova vita, con nuovi valori, perché la nuova me cominci a camminare da sola. So che posso sembrare un po’ snob, con la puzza sotto il naso. Mi piace pensare di saper sorprendere il prossimo mostrando che il mio corpo molto femminile, il mio look estremamente curato, “nascondono” una persona pulita, genuina, che sa apprezzare le cose semplici dell’esistenza. Quelle importanti. Vivo di istanti preziosi che cerco di non farmi sfuggire. Sono una ragazza solare, pratica. Ho bisogno dei miei spazi, di stare con me stessa. Ma mi piace anche stare in mezzo alla gente. Per me è importante ricavare dei momenti che siano solo miei per poter dare il massimo quando sono con gli altri. Mi sento super positiva e super espansiva. Il “viaggio di una vita” fino ad oggi, pur con le difficoltà riscontrate, è stato un bel viaggio. Penso alla frase: “Cadi sette volte, rialzati otto.” Bisogna sempre trovare la forza di superare tutto. Le brutte vicende che mi sono successe mi sono servite per diventare ciò che sono. Facendo un bilancio della mia esistenza, probabilmente ci sono state più situazioni difficili, nelle quali sono stata messa alla prova, che momenti belli. Ma non cancellerei nulla dalla mia vita.

La famiglia è la prima casa di ognuno di noi. A giudicare dall’affetto con il quale ti rivolgi alla tua, per te questa casa, nonostante il rapporto tra i tuoi genitori sia finito presto, dev’essere stata particolarmente speciale ed accogliente. Raccontaci quel che ha significato la tua famiglia per te. Quanto è stata importante non solo nel darti la vita, ma anche nell’indicarti il cammino giorno dopo giorno? Quanto del calore che ti illumina il cuore è merito delle persone che chiami famiglia?

La famiglia è ciò che, per ciascuno, viene prima di tutto il resto. Sento un trasporto particolare verso la mia, che da subito mi ha accolta con tanto amore. Le mie preferite sono mia madre e mia nonna. La figura principale della mia vita è mia mamma. Ho una vera e propria venerazione per lei. Mi piace pensare che il mio sentimento sia più intenso di quello, fortissimo, che prova normalmente un figlio per colei che l’ha messo al mondo. Proprio perché mia mamma è stata davvero tutto per me. È stata mia madre, mio padre. È la mia migliore amica. E il suo essermi amica non l’ha mai fatta mancare nel ruolo di genitore. Quando ha dovuto darmi un’educazione o quando è stato, o è, necessario rimproverarmi per una scelta sbagliata o che. Quanto del calore che mi illumina il cuore è merito delle persone che chiamo famiglia? Tantissimo, son sincera. Perché penso che senza mia mamma, senza la grande energia che da sempre sa trasmettermi, alcune questioni, nella mia vita, per un sacco di tempo non sarei stata in grado di affrontarle. Sembro un osso duro, super forte, super strong. Ed è la verità. Giovanna è questa. Ma è altrettanto vero che, in tante occasioni, è stata lei che mi ha preso per mano e mi ha detto: “Giò è così, fidati. Vai oltre, tranquilla.” Senza il suo incoraggiamento, probabilmente, non sarei stata capace di superare alcune avversità e non sarei riuscita a godermi fino in fondo diversi momenti belli. È una forza della natura. È una figura cardine della mia vita, come lo è mia nonna. Nonna che per me ha contato tantissimo. Proprio ieri eravamo a cena insieme e lei mi ha ricordato che nei primi disegni, i primi schizzi che facevo a scuola, la mia famiglia era rappresentata dalla mamma, dalla nonna, e dai miei gatti. Vista l’assenza di mio padre, i miei riferimenti sono state, e sono, due mamme. Ti racconto un episodio. Sono stata allattata fino a tre anni e mezzo. Mia madre non è riuscita a laurearsi prima di avermi. Dopo la mia nascita ha dovuto abbandonare gli studi di veterinaria. Quando ha ripreso a studiare, abitavamo a Trieste, e lei doveva andare a Bologna per seguire le lezioni e dare gli esami. Io rimanevo a casa con la nonna e mi lamentavo con lei, dicendo: “Ma non può essere che non hai il latte! Anche tu hai il seno come mamma!” Non la vedevo diversa dalla mia vera madre. Per me, entrambe le mie “mamme” avrebbero dovuto darmi il latte. Il mio legame con loro è veramente speciale. Dobbiamo trovarci per un pranzo o una cena insieme minimo una volta ogni due settimane. Ho tuttora bisogno di sentire entrambe presenti nella mia vita. Sono luci, fari che mi riscaldano l’anima e mi accendono le giornate, permettendomi di affrontare ogni sfida al meglio, con l’entusiasmo e la spinta giusti. Senza dimenticare mia sorella Daniela, alla quale voglio un bene infinito. Ci tengo a menzionare anche il compagno di mia madre, Nevio, che per me è come un papà, e la mia nonnina adottiva, Imelde. Lei, come mia mamma, mi ha trasmesso il suo amore per gli animali. Imelde e mamma insieme gestiscono l’Associazione Felix, il gattile di Medicina. Voglio aggiungere che io non ho tantissime amiche, ma le amicizie che ho le conservo nel mio cuore. Conosco molta gente, è vero, ma sono parecchio selettiva con le persone. Chi è parte del mio cuore è anche parte della mia famiglia. Cercando tra i ricordi migliori, ne compare uno in cui sono a Trieste. Mi trovo sulla barca di mio zio, che non c’è più, con lui, mia zia, e la mia famiglia. Pranziamo con il pesce pescato la mattina. Guardo me stessa e vedo sorridere una bambina di circa sei anni. Il ricordo più bello in assoluto è quest’immagine qui.

L’Emilia Romagna è la terra dove vivi. Una delle regioni più belle d’Italia, che ha fatto della cultura dell’accoglienza uno dei suoi punti forti. Il turista, il viaggiatore, chiunque abbia la fortuna di passare di lì prova la sensazione di essere un ospite gradito, ricevuto dall’allegria e dal savoir-faire della gente del posto. Come si sta dalle tue parti? Qual è il segreto di un proliferare di #goodvibes che in Emilia Romagna spuntano in ogni dove come fosse la cosa più naturale del mondo? Parlaci della gioia del vivere la vita con briosa spensieratezza.

Anche per me l’Emilia Romagna è una delle regioni più belle d’Italia. Ci vivo e ho avuto la possibilità di godermela per bene. Non so rispondere del tutto, quando mi chiedi qual è il segreto del proliferare di goodvibes nelle nostre zone. Secondo me funziona un po’ così: o ce le hai o non ce le hai. Dipende da come ti svegli e decidi di affrontare la giornata e la vita. Non c’è un segreto particolare. È un atteggiamento che ti deve venire spontaneo. Poi, parlando di quello che è il mio lavoro, il mio “ruolo nella società”, è vera anche un’altra cosa. È vero un po’ il contrario. Personalmente, ritengo che, dietro alla spensieratezza, ad un mood super wow dal quale non traspare nemmeno mezzo broncio o non filtra la minima risposta arrogante, dietro a questo ci sia un modo di essere che devi imparare a fare tuo. Se si sceglie di lavorare a contatto col pubblico si deve avere la capacità di gestire un tipo di vita del genere. Le giornate no capitano anche a chi è super gentile, super felice tra la gente, ma bisogna metterci empatia e relegare in un angolo la negatività. Per non far pesare agli altri ciò che eventualmente sta pesando a te. Tutto parte da qui. Se tu sai bene chi sei, sai anche cosa vuoi trasmettere e sai esattamente come devi o dovresti comportarti. Io vivo principalmente in Emilia, ma ho la fortuna di passare parecchio tempo in Romagna. E ho conosciuto stili di comportamento diversi. La parte dell’Emilia ha caratteristiche più da area metropolitana, dove si va molto di fretta, mentre la parte della Romagna è quella del mare, quella dove i pranzi durano una vita, e dove quindi c’è più occasione di rilassarsi e di condividere con i giusti tempi le gioie quotidiane. Messa così, non mi verrebbe da cambiare la Romagna con nessun altro posto. Sto cercando di tornarci per restare. Mesi fa la mia prima partita Iva, come ristoratrice, è nata in Romagna. Un altro segno di quanto io sia legata a questo territorio. L’esperienza, per vari motivi, non è stata fortunata, e ci riproverò in futuro. Dico sempre che se la medesima faccenda mi fosse capitata in centro a Bologna, non sarei riuscita a gestirla allo stesso modo in cui l’ho gestita al mare. Perché le goodvibes qui non arrivano solo dalle persone, ma anche dalla terra bellissima in cui ci troviamo oggi. Già il fatto di svegliarsi ed essere al mare ti dà una bella scossa. Quando arrivo con la macchina e parcheggio sul lungomare, da subito mi trovo in un altro mondo. Qui può succedere qualsiasi cosa e comunque l’affronto diversamente. Non so spiegare completamente questa sensazione, ma posso dire che la mia nuova vita è partita da qui. Il mare, Cervia, questo è il luogo in cui, ad oggi, mi vedrei benissimo a vivere il resto della mia esistenza. Le goodvibes che percepisce il visitatore occasionale sono le stesse che hanno travolto il mio essere e sono il motivo per cui questo è uno dei posti del mio cuore. Vivere così, vivere qui mi dà tantissimo. Vivi proprio bene. È un altro modo di vivere. Vai a lavorare e ti confronti con i problemi guardandoli con occhi diversi. E diventa più semplice, quando ti succede qualcosa di brutto, lasciarsi scivolare tutto addosso. Perché ti svegli con il piede giusto, con la luna giusta, in un ambiente piacevole e con il mood perfetto. Poi, magari, la Romagna non è questa per tutti. Ognuno deve trovare la propria dimensione e prendere le misure alla vita per approcciarsi all’esistenza al meglio. Credo che quando si riesce ad individuare quella che è la propria realtà, allora si è in grado di dare il meglio di sé e di originare un ciclo continuo di energie positive. Ad un certo punto sono andata a vivere a Bologna. La mia famiglia viveva lì, tutta la mia vita era a Bologna. Ma mi sentivo stretta. E mi sono trasferita altrove. A Cervia invece vedo la vera Giò, la vera GG, capace di essere la miglior versione di sé stessa. Ripeto, tutti quanti, se trovano la propria dimensione, e di conseguenza la propria serenità, possono vivere la vita briosa e spensierata a cui fai cenno tu.

Gli animali, al contrario delle persone, sono incapaci di abbandonarci o di tradirci. Non sanno neppure come si fa a deluderci o a darci un dispiacere. Dicci del tuo rapporto con queste creature splendide, prezioso balsamo per l’anima di chiunque decida di concedersi del tempo insieme a loro.

Questa è una domanda fatta su misura per me. Anche perché sono convinta di essere stata un animale nelle mie vite precedenti. Un gatto, un cane, una giraffa, non so, credo di aver vissuto nei panni di un po’ tutti loro. Essendo figlia di una veterinaria, sono cresciuta imparando a rispettare e ad amare gli animali. Penso di essere quasi patologica in questo senso, perché provo un amore incondizionato verso qualsiasi genere di animale. Sento proprio un legame morboso nei loro confronti. Se noto un animaletto sul ciglio della strada mi devo fermare, controllare che stia bene. Non mi ci vedo come veterinaria solo perché non sono pronta a gestire, da medico, i problemi di salute di creature così fragili e innocenti. Mi piace aiutarli in altro modo, fare volontariato. Purtroppo, in questo periodo sono talmente impegnata in mille cose che non riesco a dedicare a questa bellissima attività il tempo che vorrei. Come facevo una volta, quando ho iniziato, seguendo l’esempio di mia mamma. L’accompagnavo nelle colonie, davamo da mangiare ai gatti randagi. Per me è tuttora fondamentale dare una mano, dove posso. I miei sei cani sono dei trovatelli, tranne il primo. Li ho accolti quando versavano in condizioni piuttosto brutte e li ho voluti a tutti i costi con me. Ho anche otto gatti, del gattile. La mia Emi è un caso emblematico. Mia madre mi vorrebbe uccidere. È arrivata da Salerno e avrebbe dovuto stare da me solo per un breve periodo. Dopo due settimane che ce l’avevo a casa ho detto: “Va beh, mamma. Non abbiamo trovato una famiglia per lei…” E adesso quella cagnetta è una delle mie ragioni di vita. Ho due chihuahua che sono arrivati quattro mesi fa. Qualcuno li ha lasciati fuori dal locale dove lavoro e sono diventati membri della famiglia. Per me i cani, i gatti, gli animali sono veri e propri membri della famiglia. Hanno valore come ce l’hanno gli esseri umani, come ce l’ha qualsiasi essere vivente a cui batte un cuore. Ogni creatura che viva su questa Terra prova dei sentimenti, custodisce una qualche forma di anima. E va amata e rispettata senza riserve.

Sei ristoratrice e frequentatrice di ristoranti. Portaci fuori a pranzo, invitaci a cena, illustraci, con dovizia di sapori, l’intrigante ambiente della ristorazione di qualità.

Partiamo dal presupposto che essere una ristoratrice ed una frequentatrice di ristoranti sono due percorsi che viaggiano in direzioni ben diverse. Come ristoratrice, attualmente sono un po’ ferma. Nel senso che sto facendo ristorazione, ma non con le responsabilità e il carico di impegni a cui ero abituata. Prima, la mia vita era interamente dedicata al locale. Al momento sto lavorando in un posto che considero un po’ come un figlio partorito da me, per quanto mi ci sono dedicata in passato. Si chiama Lagosteria e si trova a Castel San Pietro Terme. Quando hai un ristorante tuo, non ti resta molto tempo libero per andare in giro a provare altri posti. Però hai la possibilità di conoscere tanti produttori, tanti colleghi, di fare molta esperienza, sul campo e dall’interno. Parlando dell’Emilia Romagna, essendo l’Emilia un territorio, come ho detto prima, che vive da area metropolitana, si può affermare che a mezzogiorno la situazione è più giovane, più universitaria, o più da pranzo di lavoro. Bologna è una zona molto legata alla tradizione e quindi è possibile accontentare una clientela di qualsiasi genere o età con un semplice piatto di tagliatelle al ragù. Che per me è il top. Nella parte della Romagna, invece, sia il pranzo che la cena sono momenti nei quali te la prendi con più calma, e ci scappa anche la bottiglia di vino. Sono due tipi di ristorazione un po’ diversi. A Bologna un must sono le trattorie. Ribadisco, lì anche i locali più conosciuti puntano sulla cucina tradizionale, su una tagliatella o un tortellino fatti bene, su una cotoletta alla bolognese. Se poi si cerca una cucina più elaborata, in Emilia bisogna scegliere la sera. E non mancano le eccellenze. Ristorazione di qualità non vuol dire per forza andare in un posto stellato. A Bologna ne abbiamo qualcuno di stellato. E abbiamo ricevuto quest’anno una stella verde, per quanto riguarda il bio. Dico “abbiamo” perché ci considero una comunità, noi che facciamo questo mestiere. A Imola c’è una perla come il San Domenico, ristorante guidato dal mio caro amico, chef e proprietario, Max Mascia. In ogni caso, più degli articoli di giornale, più del prestigio del nome, ciò che conta davvero per misurare il valore di un ristorante è sempre il tipo di prodotti che vengono usati. Molto importante, a Bologna, il discorso aperitivi. Sono nati tanti posticini veramente carini, top a livello di miscelazione. Negli ultimi anni il settore bar si è sviluppato tantissimo. Senza dimenticare le enoteche. Bologna è conosciuta anche per le enoteche che si possono scoprire sotto i suoi portici. Lì puoi degustare un buon vino e farti portare un tagliere. E così in pratica ceni. In Romagna è ancora più difficile sbagliare. Quasi tutti lavorano con prodotti freschi, col pescato del giorno, parlando di qualità è praticamente impossibile incappare in qualcuno che lavori male. Puoi trovare lo stellato come posti più easy, con una gestione più “familiare”. Per me questi ultimi sono i migliori. C’è attenzione a ciò che viene messo nel piatto, ma ti senti anche coccolato, ti senti a casa. Quando ti siedi arriva il cameriere con il poggiaborsa, non fai in tempo a finire l’acqua che sul tavolo compare un’altra bottiglia. Se l’anima di un locale è autentica quanto il livello dei piatti che propone, beh, allora sei decisamente nel luogo giusto.

Sei stata modella. Cosa ha voluto dire per te essere una professionista della bellezza, in passerella o di fronte all’obiettivo di un fotografo? Descrivici la tua esperienza in una realtà nella quale arte, professionalità e determinazione si fondono per lanciare carriere e dare concretezza ai sogni.

Diciamo che non ho mai dato troppa continuità a questa professione. Perché ho sempre considerato molto importante l’altro mio lavoro, quello nella ristorazione. Come modella, insomma, il discorso l’ho continuamente interrotto e ripreso, divisa tra i miei due mondi. Lo interrompevo ogni volta che partiva un progetto interessante nella ristorazione, per poi riprenderlo quando capitavano opportunità alle quali non riuscivo a dire di no. È un settore in cui mi sono divertita tantissimo. L’ho affrontato con semplicità, senza farmi travolgere da chissà quali ansie. Cioè, anche qui, quando ti chiamano per un lavoro, ti devi preparare: c’è la preoccupazione per la dieta, la voglia di essere all’altezza di ciò che viene richiesto… Ho cercato di vivere le cose con leggerezza. Mi dicevo: se vado bene, bene. Altrimenti pazienza, sarà per un’altra volta. Sono una persona molto determinata, ma qui come ovunque bisogna rimanere concentrati sull’obiettivo. Quindi non posso dire di aver avuto una grande carriera perché non mi sono mai dedicata solo a questo, nella vita. Nel 2016 ho partecipato ad un noto concorso di bellezza ed è stata una magnifica esperienza. Quello dei concorsi, in genere, non è un ambiente facilissimo. Devi essere pronta ad incassare le critiche. Quando fai casting o provini devi saper accettare tantissimi no. Perché sono inevitabili. Come si ricevono moltissimi sì, arrivano anche moltissimi no. Bisogna avere carattere e non abbattersi di fronte alle difficoltà. Ricordo un colloquio che feci, giovanissima, in una delle prime agenzie in cui decise di portarmi mia nonna. Ero parecchio magra, già alta più di uno e settanta come sono adesso. Un’adolescente un po’ formosetta, ancora in fase di crescita. Mi hanno spiegato che non rispettavo i canoni, che il mio viso era perfetto per determinati tipi di lavori, ma il mio corpo non andava bene. Pesavo cinquantatré chili. Mi hanno detto che mi volevano nella loro agenzia, ma che avrei dovuto dimagrire sei chili. Ritengo, ora come allora, che fosse una follia chiedere una cosa del genere ad un’adolescente. È un episodio che mi ha segnato notevolmente. Certo, se mi capitasse oggi, sarebbe acqua fresca. Al di là del caso specifico, in questo ambiente, come in tutti, puoi incontrare persone meravigliose e chi cerca di approfittare della propria posizione. Non voglio generalizzare. Ma molte ragazze vanno avanti grazie ad una spinta, grazie ad una conoscenza. Io ho fatto parte di questo mondo finché mi ci sono divertita, fino a che mi ha fatto sentire bene. Il lavoro da modella mi ha permesso di conoscere moltissime persone e di ricevere tantissime proposte per nuove opportunità professionali. Parecchie ragazze, che poi sono diventate le mie vere amiche, le ho conosciute in questo ambito. Ho potuto guadagnare un po’ di soldi che, soprattutto i primi anni, mi hanno dato una certa indipendenza, mi hanno fatto comodo. Ho avuto colleghe che, se non prendevano la fascia ad un concorso, si sentivano morire, era un dramma. Per me non è mai stato così. È gratificante piacere e saper di piacere. Dà soddisfazione vedere che quel che stai facendo ti sta portando avanti. Però è veramente un ambiente che ho sempre frequentato con piglio poco competitivo, divertendomi e lasciando, il più possibile, ansie e preoccupazioni fuori dalla porta.

Sei uno dei volti dell’Eicma e del Motor Bike Expo, due fiere di riferimento per gli appassionati delle due ruote. Com’è lavorare con la propria immagine in contesti del genere, alla presenza di grandi marchi e con un’affluenza di pubblico sempre piuttosto rilevante? Qual è il tuo rapporto con la gente che frequenta questi eventi e con le colleghe con le quali hai collaborato?

Ci sono due punti di vista. Il nostro, che siamo “le ragazze della fiera” e quello di chi ci vede da fuori. A qualcuno questo può sembrare un lavoro diverso dagli altri, meno importante, ma per noi è pur sempre un lavoro. Abbiamo degli orari da rispettare e dobbiamo portare i tacchi tutto il giorno, stare sedute su una moto ore e ore, fare una montagna di pubbliche relazioni fino a sera…è impegnativo. Io sono una stakanovista, faccio anche la cameriera e sono consapevole di cosa significhi lavorare. Il nostro in fiera non è un lavoro di così poco conto come si può pensare. Tra le tante che sono presenti, voglio menzionare un’azienda con la quale ho collaborato e sto collaborando, che è Liqui Moly. Con loro ho fatto il CIV, Eicma e anche il Motor Bike Expo. Lavorare con un brand così prestigioso è sicuramente stimolante. Conosci realtà importanti e hai a che fare con veri professionisti, con persone che mettono un gran cuore nel loro lavoro. Sono un’appassionata sia del mondo delle due che delle quattro ruote, in generale del mondo dei motori. Per me è molto interessante partecipare a questo tipo di eventi. Tra il pubblico che li frequenta ci puoi trovare gli appassionati di moto come gli appassionati delle donne. E anche persone che lavorano nell’ambito della moda o della fotografia, e che vengono per prendersi contatti per future collaborazioni. Il rapporto che hai con la gente in questi contesti è molto diverso da quello che puoi avere in qualunque altra realtà. Devi capire chi ti trovi davanti. In una sola giornata parli con un’infinità di persone e arrivi a sera che in pratica hai la gola secca. Nella vita di ogni giorno sei una persona normale e poi in fiera tutti vogliono farsi una foto con te. E ti chiedi: ma perché? Cosa se ne faranno mai? A me tutto ciò piace e diverte. Se fai questo lavoro, devi amare il contatto con il pubblico. Ho sempre avuto la fortuna di incontrare delle colleghe top, che oltre ad essere bellissime, erano anche intelligenti e simpatiche. C’è anche chi purtroppo vive queste esperienze mettendosi in competizione. Un po’ come succede nei concorsi. A me non è quasi mai capitato di trovare ragazze con cui non riuscissi a legare. All’ultima Eicma avevo seduta al mio fianco la veterana Laura Matucci (lallaemme su Instagram), che conosco da un bel po’ di anni, e a cui sono unita da una bella amicizia. Oltre ad essere una super professionista che mi ha procurato molto lavoro e con la quale mi sono trovata spesso a collaborare, nel tempo è diventata una mia cara amica. Con lei mi confido abitualmente. Con la Giopi, Giorgia Pistocchi, ho fatto il Motor Bike. Noi due siamo praticamente compaesane. Nutro grande stima per la mia Giopi, con cui condivido un’amicizia davvero speciale. Al Motor Bike 2023 ho avuto inoltre il piacere di conoscere e lavorare con Alice Sollazzo, che era da Liqui Moly insieme a me. Ovvio, se ti trovi con questo genere di persone, la giornata un po’ ti vola. È impossibile diventare amiche in un paio di giorni, però si passano così tante ore insieme che il rapporto che si crea con le colleghe è di quelli belli. Di quelli destinati a durare.

Ami viaggiare, in Italia e all’estero. In anni costellati di immagini indimenticabili e sensazioni memorabili, quale porzione di mondo ti è rimasta maggiormente attaccata all’anima? Dove ti piacerebbe vivere se potessi partire lasciandoti tutto alle spalle una volta per sempre?

Amo moltissimo viaggiare, lo ammetto. Negli ultimi tempi, tra il Covid e l’inizio della mia attività in proprio, purtroppo sono rimasta ferma un bel po’. In media facevo un viaggio “tranquillo” una volta al mese e un viaggione ogni tre. Mi è pesato parecchio non poter andare in giro com’ero abituata a fare. La porzione di mondo che mi è rimasta maggiormente attaccata all’anima è Zanzibar. È stato il primo viaggio dopo la mia malattia e quindi ha avuto anche un significato di rinascita. Ci sono tornata tre volte. Ho trovato pure un fidanzato, un italiano che costruiva case lì. Ho avuto la fortuna e il privilegio di vivere in un villaggio swahili, a contatto con la gente del posto. Capisco benissimo chi parla di mal d’Africa, perché l’ho provato anch’io. Ammetto che ce l’ho ancora. Sono molto legata all’Africa. Il mio prossimo viaggio non credo sarà a Zanzibar, perché sono curiosa di vedere altri luoghi in cui non sono mai stata. Però sarà sicuramente nel continente africano. Parlando di immagini memorabili, ce n’è una in cui sono seduta sulla sabbia ad ammirare l’alba a Kiwengwa, Zanzibar. Sono in spiaggia, in mezzo a cani che vagano in libertà e mucche che pascolano, mentre mi godo questo spettacolo divino in un angolo del nostro pianeta che per me è ineguagliabile. Fra i momenti più belli della mia vita io ho questa visione di me su quella spiaggia con gli animali, la natura, i colori, gli odori, tutto, una realtà meravigliosa. Sono zone in cui non andrei stabilmente a vivere. Ho provato a farlo e posso dire che non mi ci vedrei con una famiglia, con un bambino da crescere. Tante comodità, tante cose alle quali siamo abituati, lì mancano. Penso alla scuola, un po’ carente. Una città per la quale sono stata vicinissima a lasciare tutto e partire è stata Miami. Miami, a livello lavorativo e non solo, è una bomba di energia. Se una persona ha bisogno di qualcosa, impossibile che non ci sia il posto giusto dove trovarla. Allo stesso tempo c’è grande margine per creare qualcosa di nuovo. Detto che al momento non tradirei la mia Cervia per nessun motivo, se dovessi per forza decidere di stravolgere la mia vita, mi trasferirei a Miami. E ci aprirei un ristorante.

L’estate è, per definizione, il tempo della leggerezza, del divertimento, delle lunghe serate trascorse con gli amici secondo un mood che sembra non dover finire mai. Cosa rappresenta per te l’estate, come sei abituata a viverla?

Sono pienamente d’accordo con te. È la stagione che in assoluto amo di più. Infatti, i miei luoghi preferiti, di vacanza e non solo, hanno tutti in comune il clima caldo. Lì ti viene da vivere con molta più spontaneità. L’estate, se non si chiamasse estate, si chiamerebbe magia. È un periodo che si collega al discorso che facevamo prima sulle goodvibes. Una stagione nella quale le goodvibes nascono facilmente un po’ dappertutto. Le giornate sono più lunghe, c’è il sole… La luce, l’aria, tutto sembra più bello e migliore. Dico sempre alle mie amiche che ventiquattr’ore non mi bastano per fare tutto ciò che devo o vorrei fare. Quindi già il fatto che si “allunghino” le giornate, a livello di luce, ti mette di buon umore. Anche se sono nata a gennaio, odio il freddo, sono una gran freddolosa. Quindi sì, per me l’estate rappresenta il momento più bello dell’anno. E dura troppo poco. Quando inizia giugno, settembre mi sembra già dietro l’angolo. Ogni volta che arriva la fine dell’estate dico: nooo, ricominciamo da capo! Le decisioni importanti della mia vita le ho prese in viaggio o d’estate. Sono i mesi in cui lavoro di più in assoluto, ma anche quelli in cui mi sento più carica. Magari finisco di lavorare alle due di notte, tiro le quattro e poi alle otto di mattina suona la sveglia. Ma è una vita che faccio volentieri, proprio perché la carica è diversa. L’estate emana una positività contagiosa. L’estate è la vita. È, indiscutibilmente, la mia stagione del cuore.

Apriamo il libro della tua vita, scorriamo i capitoli che contengono la tua storia da oggi in avanti. Cosa ti piacerebbe trovare scritto in quelle pagine? Ma, soprattutto, cosa vorresti scriverci tu?

Sono un capricorno ascendente capricorno. Quindi, sono una a cui piace fare programmi, avere progetti. Anche se poi amo altrettanto stravolgerli. I miei piani cambiano continuamente. Di conseguenza, per me rispondere a questa domanda è piuttosto difficile. Fatico a dirti cosa sarò da qui ad un anno. Per come sono fatta, non è banale spiegarti ciò che vorrei scrivere, o trovare scritto, nelle prossime pagine del libro della mia vita, quelle che raccontano la mia esistenza futura. Perché, conoscendomi, potrei cambiare idea in una manciata di giorni. Non vedo l’ora di riaprire un mio locale, dove investire tutto il mio essere, l’entusiasmo e l’energia che ho dentro. Ho la certezza di voler creare un luogo che sia la mia casa. Una casa da condividere con la gente, per poter esprimere la mia persona, per poter dimostrare chi sono dal punto di vista professionale e non solo. Voglio regalare a chi frequenterà il mio ristorante delle sensazioni speciali, far sì che ognuno se ne vada con un’esperienza forte da raccontare, a cui ripensare con piacere. Questo è sicuramente uno dei miei obiettivi. Un altro è affrontare le nuove avversità con la grinta che mi ha sempre contraddistinto. Mi auguro di avere la capacità di guardare avanti, senza mai farmi abbattere da niente e da nessuno. Confido di riuscire a raggiungere i traguardi che riterrò di scegliere per me. Ho uno spirito molto materno. Fra, che so, dieci anni, mi vedo con una bella casetta, la mia attività, due figli, cinquanta cani. E tanta serenità. Senza dimenticare i miei viaggi. Viaggiare, conoscere, mettersi alla prova, insomma, vedere il mondo. È ciò che più arricchisce l’essere umano. È una ricchezza alla quale non mi va di rinunciare. Il mio fiore preferito è il girasole. Lo considero simile a me per la sua tendenza a volgersi verso il sole. Così è come mi vedo. Questo, soprattutto, è quello che sono. E quello che sarò.

Il giorno dopo

La mattina successiva all’intervista Giovanna Gemma mi chiama per ringraziarmi, scusandosi per la fretta con cui se n’è andata, a causa di altri impegni, dopo aver risposto all’ultima domanda. Un peccato decisamente veniale, visto che il nostro incontro, iniziato intorno alle dodici, si è piacevolmente protratto fin quasi all’ora di cena. La sua telefonata è un gesto gentile che, una volta di più, sottolinea la qualità della persona e ne certifica la classe.

La GG è così, un uragano di positività che ti travolge con il suo sorriso e il suo entusiasmo. Una giovane donna che ha risposto ai colpi bassi della vita scegliendo la via della felicità, consapevole che domani è solo il primo di una serie di “altri giorni” in cui può ancora succedere di tutto e di più. Le personalità di valore sanno farsi riconoscere con facilità e con altrettanta facilità sono in grado di crearlo, quel valore, per chiunque abbia la fortuna di incrociare la loro strada.

La bellezza non è soltanto negli occhi di chi guarda. Dimora nel cuore di chi affronta l’esistenza con gioia, si annida nell’indole di chi cammina a testa alta, giorno dopo giorno, pur tra mille difficoltà, dando del tu a questioni da nulla come l’ottimismo e la speranza. La famiglia in genere deriva da legami di sangue, è quello spazio della nostra biografia nel quale inizia e dal quale muove il nostro vivere. Famiglia però può anche voler dire qualcos’altro. Può avere il significato di collettività di anime affini, luminose e multicolori.

Se mai in futuro i cercatori di bellezza, intesa come valore, e i costruttori di relazioni sociali sane e profonde, riusciranno a far sentire la propria voce forte e chiaro alla maggioranza dell’umanità, dovranno dividere il merito con persone resilienti, tenaci e straordinarie nella loro normalità come, da quando è nata, ha saputo essere la GG.