Intervista a Mykle Hansen a cura di Giovanni Fioretti per Sugarpulp

Oggi incontriamo Mykle Hansen, mattatore del genere dell’assurdo comunemente chiamato Bizzarro fiction. Un genere che mischia situazioni al limite del nonsense in un frullato di fantasy, horror, umorismo nero, ironia e satira.

Ciao Mykle! Approfittando della recente ristampa di Missione in Alaska per Meridiano Zero (con il titolo Aiuto! Un orso mi sta mangiando!), è doveroso chiederti come è nato questo libro: cosa ti ha spinto a dare vita ad una storia così folle e geniale?

A quel tempo ero assai frustrato. Il presidente George Bush stava perdendo il controllo, spaventandoci tutti a morte con i suoi piani per trasformare l’Alaska in un giacimento petrolifero. Anche la letteratura americana mi dava fastidio: il culto dello psicodramma in tre atti stava annientando tutte le altre idee su come deve essere un romanzo.

Nel frattempo, per quanto riguarda la mia esistenza, anni di cattive posture mi avevano finalmente presentato il conto e mi ritrovai paralizzato dal mal di schiena. Delle volte non riuscivo nemmeno a stare in piedi, potevo soltanto starmene disteso sul tappeto. Ho dovuto costruire un apparecchio, una specie di tavolo, che sosteneva la mia macchina da scrivere sopra di me così da permettermi di scrivere. E in quella posizione, costretto sul pavimento dal dolore, forse sono diventato un po’ pazzo. Poi ho cominciato a scrivere.

Marv Pushkin, il protagonista, è uno tra i personaggi più antipatici che mi sia mai capitato di trovare in un libro, tanto che mi sono sentito in obbligo di tifare per l’orso sin da subito. Quanto si discosta la tua personalità da quella di Marv? E dall’orso?

L’orso è il mio eroe! Ma la voce di Marv fa decisamente parte di me. È un insieme dei miei peggiori difetti – egoismo , vanità, impazienza, boria – mascherati dalla mia destrezza e dal mio senso dell’umorismo. Gli antieroi mi affascinano. Ognuno ha dentro di sé un eroe e un antieroe, che lottano per avere il controllo. Il mio esperimento consisteva nel provare a giustificare un insieme totalmente opposto di opinioni, rispetto alle mie, dando vita ad un anti-Mykle.

Questo libro è al 100% Bizarro Fiction: cosa significa per te questo strano e affascinante
sottogenere, del quale tu sei uno degli autori principali?

Il Bizarro non è soltanto un genere di narrativa. In realtà definisce un piccolo gruppo di stramboidi che hanno deciso di esternare la loro stranezza. Siamo tutti stufi della letteratura contemporanea, di tutto quell’intrattenimento piatto, e siamo disposti a sacrificare la dignità o l’abilità artistica per fuggire da questa consuetudine. A volte ci crogioliamo nelle nostre ossessioni, a volte siamo confusi o scioccati – siamo un gruppo particolare, molto sperimentale a volte, ma i migliori libri Bizarro sono romanzi che mai avrei immaginato potessero essere scritti.

Come descriveresti la tua esperienza con la casa editrice Eraserhead Press, vero e proprio luogo di nascita del “Bizarro”?

Sono miei cari amici, quasi una famiglia. Ci siamo conosciuti proprio quando ho finito di scrivere il mio primo libro. Carlton Mellick e Rose O’Keefe erano seriamente intenzionati a pubblicarlo, così poi siamo cresciuti insieme. Proprio la notte scorsa ero giù al pub con lo staff della Eraserhead, per bere e fare progetti. La Eraserhead è una piccola casa editrice ma piena di passione e ben organizzata, dove si lavora duro ma aleggia un grande entusiasmo per ogni progetto che creiamo.

Parlaci un po’ della raccolta Hooray for Death, la tua più recente pubblicazione per Eraserhead Press, un libro che tratta il tema della morte in maniera piuttosto particolare.

Qualche hanno fa ho attraversato uno dei periodi più bui della mia vita, ero terrorizzato dalla Morte. Qualsiasi cosa scrivessi a quel tempo aveva a che fare con la morte, o ci girava intorno, oppure la prendeva in giro. E’ facile ridere della Morte quando sei giovane. Quando invecchi, invece, e perdi alcuni amici e familiari, allora diventa dura. In ogni caso la risata rimane la reazione migliore! Questa raccolta è un kit di sopravvivenza, è un insieme di storie divertenti riguardo la morte, l’invecchiamento e il trascorrere del tempo, così da aiutarci a continuare a ridere.

A quale dei tuoi libri sei maggiormente legato? Per quale strano motivo?

Direi il libro che sto scrivendo in questo momento – I, Slutbot – che è la cosa più complessa che abbia mai prodotto. Ci lavoro da anni. Mi ci sono perso dentro, rileggendolo non riesco a ricordare di averlo scritto io. Mi sorprende continuamente e mi esaspera. E’ come un bambino precoce e capriccioso. Sto cercando di fare cose che non faccio mai, di espandere il mio pubblico, ed è una faticaccia. Ma credo che alla fine vincerò io!

Descriviti usando cinque aggettivi.

Astemio, confusionario, verosimigliante, callipigio e akimbo (con le mani sui fianchi, n.d.r.).

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione in ambito letterario e cinematografico? Ci sono dei libri e/o dei film che ti hanno cambiato la vita, contribuendo a renderti quello che sei ora?

I libri che hanno cambiato il mio modo di pensare e di vedere le cose sono gli unici che mi piacciono! Quando ero giovane veneravo Donald Barthelme per la sua genialità, Martin Amis per il suo ingegno e scrittori pulp-noir come Raymond Chandler e Jim Thompson per la loro forza narrativa e chiarezza. Oggi leggo cose diverse, tenendo d’occhio possibili trucchi del mestiere da sgraffignare.

Ammiro i grandi umoristi come Sam Lipsyte e Jack Pendarvis ed i campioni di stile come Joy Williams e George Saunders. Sono sempre alla ricerca di buoni romanzi Bizarro: quelli di Carlton Mellick III e Cameron Pierce sono i miei preferiti. Le miei principali fonti di ispirazione cinematografiche sono i miei sogni, seguiti poi dai film di Michel Gondry e Emir Kusturica.

Come ti poni riguardo alla questione ebook vs libri cartacei? Pensi che l’editoria digitale possa essere una risorsa?

Vendo un sacco di ebook. Ho un amico che fa il musicista itinerante e capisco completamente come mai ama il suo Kindle. Però soltanto alcuni testi funzionano in formato digitale: non riescono ad eguagliare i libri cartacei! Nessuna lettera stampata, nessuna rilegatura, niente font, né margini o illustrazioni su carta. Quegli ammassi di inchiostro e cellulosa che chiamiamo “libri” restano una tecnologia eccezionale, della quale abbiamo appena cominciato a scoprire le potenzialità. Chi pubblica libri dovrebbe portare avanti la sfida degli ebook e, al tempo stesso, gestire in maniera conveniente i libri stampati.

Che progetti hai per il futuro? Quali nuove bizzarrie attendono noi avidi lettori?

Si tratta di un libro talmente bizzarro che faccio fatica a credere di averlo scritto io, ma è quasi finito.
I, Slutbot è un romanzo di fantascienza e sesso. Racconto la storia della prima pornostar robot, di come riesce a diventare Imperatrice della Terra e di cosa combinerà dopo. Parla dei paradossi del sesso, di amore, ossessione, gioventù, invecchiamento, ispirazione, politici, Futurismo … di un sacco di cose. Ed è raccontato da un narratore timido e innamorato.

Ti ringrazio davvero un sacco per la tua disponibilità e gentilezza! Speriamo di averti ospite in Italia al più presto. In bocca al lupo!

Grazie a te! Devo andare a trovare dei cari amici a Venezia, ed è giunta l’ora di fare un viaggio. Viva Italia!