Io, ciccione di Jerry Stahl è un romanzo agrodolce. Si ride e anche molto, ma sono risate amare. Strepitosa la ricostruzione della Hollywood degli anni ’20.

Io, ciccione, la recensione di Corrado RavaioliTitolo: Io, ciccione
Autore: Jerry Stahl
Editore: Mondadori, Strade Blu
PP: 334
Prezzo: 16 euro

Roscoe Arbuckle è stato uno dei più grandi attori comici dell’era del muto. Ha realizzato una caterva di film e fatto sbellicare milioni di persone in tutto il mondo per le sue caratteristiche rotondità (da qui il soprannome fatty) e le invenzioni comiche (fu sua la prima torta in faccia). Come se non bastasse è stato il primo attore a guadagnare un milione di dollari l’anno.

Come mai l’amico fraterno Buster Keaton o il collega Charlie Chaplin sono entrati nella storia del cinema e lui no? Perché il suo talento venne oscurato dal primo scandalo a luci rosse di Hollywood. Roscoe Arbuckle fu accusato di aver violentato e ucciso una giovane attrice nel corso di un festino da lui organizzato in un hotel di San Francisco. Vittima di una campagna denigratoria senza precendenti, e tre processi più tardi, Fatty Arbuckle se ne andrà da questo mondo divorato dall’alcol.

Sfruttando questi sapidi ingredienti, lo sceneggiatore americano Jerry Stahl, ha scritto una finta autobiografia davvero gustosa, dove è lo stesso Arbuckle a ricostruire, un tassello alla volta, ascesa e caduta di un divo del cinema. Dall’infanzia disperata, vittima di un padre ubriacone e violento, passando per le prime tourné teatrali insieme a compagnie scalcinate, fino agli esordi al cinema e gli eccessi che accompagnano la sua carriera.

Con uno stile secco e veloce, Stahl scava nella mente del ragazzone del Kansas, per raccontarne paure e difficoltà, ma anche la grande ingenuità. È un personaggio troppo buono per gli squali di Hollywood, e rimarrà scottato con il già citato scandalo. A proposito, la ricostruzione del festino in albergo è un capolavoro tragicomico.

Bello e spietato anche il ritratto della Hollywood dei tempi e il suo zoo di personaggi pieni di manie, perversioni e vizi. Un mondo sfavillante all’esterno ma divorato dal baco dell’avidità e dellinvidia.

Io, ciccione è un romanzo agrodolce. Si ride e anche molto, perché Arbuckle era comico sulle scene ma anche involontariamente. Al tempo stesso commovente, perché il protagonista sa far ridere ma raramente è felice. E cercherà tutta la vita di compiacere gli altri per sentirsi accettato.

Qualche tempo fa Johnny Deep ha comprato i diritti cinematografici del libro. Incrociamo le dita.