Iron Man: la Guerra delle Armature è senza dubbio una saga che ha lasciato il segno nella lunga vita editoriale del celebre personaggio creato nel 1963 da Stan Lee e Larry Lieber
Titolo: La Guerra delle Armature
Autore: Davide Michelinie, Mark Bright, Bob Layton & Barry Windsor Smith
Editore: Panini Comics (Collana Marvel Gold)
Pagine: 208
Prezzo: 17,00 euro
Dopo la sciccosissima anteprima parigina sale l’attesa per Iron Man 3, terzo capitolo di una delle più fortunate saghe cinematografiche Marvel. In Italia però bisognerà aspettare il 24 aprile per vedere Robert Downey Jr. interpretare di nuovo la parte di Tony Stark.
Approfittiamo dell’occasione per rispolverare una delle run più famose di Iron Man, quella Guerra delle Armature che nel 1987 rilanciò alla grande il nostro testa di latta e che tra l’altro dovrebbe essere alla base della sceneggiatura proprio di Iron Man 3.
“Hanno rubato i suoi segreti e ora… è guerra!”, questo era lo slogan con cui venne lanciata “Stark Wars”.
La storia è abbastanza lineare: Tony Stark scopre che qualcuno è riuscito a rubare la tecnologia alla base delle sue armature rivendendola a super criminali come Stilt-Man, lo Scarabeo, Dinamo Cremisi, Il Controllore, Professor Power, I Raiders, Titanium, Stingray…
L’eroe è rovinato dal senso di colpa e si lancia all’attacco dei cattivi che verranno tutti messi in condizioni di non nuocere, ma per farlo Iron Man dovrà violare le regole tanto che verrà addirittura segato dai Vendicatori (ora bisognerebbe chiamarli Avengers ma io sono della vecchia scuola). Ad un certo punto Tony Stark per pararsi il culo arriva perfino a licenziare pubblicamente Iron Man (che, lo ricordo, è ufficialmente la sua guardia del corpo).
Epilogo drammatico con una storia capolavoro scritta da Davide Michelinie e meravigliosamente illustrata dall’immenso Barry Windsor Smith in cui Tony Stark deve fare i conti con i suoi demoni più oscuri (epilogo che fa fare il salto di qualità a tutta la saga).
Peraltro Tony Stark non era certo nuovo a storie di questo tipo, basti ricordare la celebre “Il demone nella bottiglia” di fine ’70 in cui il nostro miliardario-genio-filantropo-supereroe affrontò la sua dipendenza dall’alcool.
La Guerra delle Armature comunque è un tripudio anni ’80: si parte con un Tony Stark che sembra un attore porno tedesco con capelli lunghetti e cotonati, baffo vigoroso e spalline come se piovesse (camicie comprese); Rodhey ha un taglio di capelli che più anni ’80 non si può (spazzolona a scalino da rapper nudo e puro); i cattivi sono super tamarri e paradossali, del resto basta che diate un’occhiata ai loro nomi per rendervene conto.
Leggere queste storie è un vero e proprio viaggio nel tempo ma, nonostante tutto, devo riconoscere che non sono invecchiate così male anzi, il loro lato marchiano e palesemente kitch le rende ancora oggi gradevolissime.
Ad essere sinceri l’armatura d’argento (bianca e rossa) non è proprio il massimo ed è sicuramente meno d’impatto rispetto alla classica versione dorata, così come quella all-black e all-white convincono poco, eppure ricordo che quando per la prima volta avevo letto queste storie negli albetti Play Press ero esaltato proprio dall’armatura bianca e rossa (è proprio vero che con gli anni si cambia…).
Su una cosa non c’è dubbio: questo Tony Stark/Iron Man è decisamente più simpatico e umano rispetto all’insopportabile versione di testa di latta vista in Civil War.
Al di là della scrittura, che è precisa, lineare, coerente e ben strutturata, anche i disegni non sono niente male. Sono molto “classici” nell’impostazione delle tavole e delle figure, ok, però nonostante tutto risultano gradevolissimi. C’è dentro molto dinamismo, molta azione, molto colore. Sì, i colori sono una delle cose che ti resta più impressa di queste Stark Wars, un vero tripudio pop.
La Guerra delle Armature in questo è sicuramente una storia molto moderna nel mondo dei comics a stelle e strisce: si imbastisce una linea narrativa drammatica per giustificare una serie di manganellate senza pietà tra Iron Man e i vari super-criminali corazzati, mischiando sapientemente l’entertainment puro con un minimo di approfondimento.
Se tarate quello che ho appena scritto sul pubblico americano (per cui il concetto di “approfondimento psicologico” è quantomeno discutibile) e su un prodotto ultra-pop come i fumetti Marvel dovreste capire subito di cosa sto parlando.
Del resto se oggi, a più di 25 anni dall’uscita delle Stark Wars, siamo ancora qui a parlarne significa che gli autori hanno centrato alla grande il bersaglio.