Jason Aaron a Lucca Comics & Games 2017. Lo sceneggiatore statunitense ha raccontato il suo lavoro su Thor, Star Wars, Scalped, Southern Bastards e tanto altro.

Jason Aaron è stato senza dubbio uno dei grandi protagonisti della 51esima edizione di Lucca Comics & Games.

Aaron al momento è alla guida di Marvel Legacy, il nuovo ciclo della Casa delle Idee che proprio in questi mesi è alla prese con l’ennesimo rilancio delle sue testate, fedele al motto di gattopardiana memoria se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.

Jason Aaron ha partecipato a diversi panel in questi intesi giorni a Lucca, noi però abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo in conferenza stampa. Ecco di cos’ha parlato il geniale sceneggiatore statunitense.

Il video della conferenza stampa

Creatori di mondi e Spaghetti Western

Dopo aver raccontato di come i suoi “heroes” siano i creatori di mondi, raccontastorie capaci di creare interi universi narrativi, Aaron ha continua rispondendo alle varie domande della stampa, interessata soprattutto al suo lavoro su Thor.

Aaron ha detto di non aver ancora visto l’ultimo film di Thor proprio perché si trovava a Lucca, ma che lo vedrà sicuramente una volta tornato negli USA. Resta il fatto che gli piacciono i cinecomics anche se ha detto che i film non influenzano molto il suo lavoro:

Non c’è bisogno di inseguire i film per chi fa fumetti, anzi, sono i film che continueranno ad inseguire i fumetti. Anche perché i fumetti non hanno problemi di effetti speciali o altro, sono a budget virtualmente illimitato. Si può scrivere e disegnare qualsiasi cosa. Se mi chiedete quale sia la mia serie preferita tra quelle che ho creato non saprei… è come se ti chiedessero di scegliere tra i tuoi figli. Possiamo dire che in generale il progetto che mi sta più a cuore è sempre quello a cui sto lavorando.

A Jason Aaron è stato chiesto anche se è stato influenzato da qualche autore italiano: Sergio Leone e Sergio Corbucci sono stati i nomi fatti dal Marvel Architect, soprattutto in relazione ai suoi lavori come Scalped e Southern Bastards. Se si parla di fumetti invece Aaron ha fatto il nome di Milo Manara, vera e proprio ambasciatore del fumetto italiano nel mondo.

Il nostro Matteo Strukul, fan sfegatato di Scalped (“il fumetto che ho letto più volentieri in questi ultimi dieci anni”), ha chiesto ad Aaron se vedremo mai una serie tv ispirata al suo fumetto:

Purtroppo per il momento non c’è una serie in vista, anche se si è lavorato ad un pilot ma è tutto fermo. Ad ogni modo sono molto legato a Scalped, è stato il mio primo “Big Book”, quello che mi ha fatto conoscere e mi ha permesso di lavorare alla Marvel, alla DC Comics e di arrivare dove sono ora.

Io scrivo per me stesso, scrivo quelle storie che vorrei trovare in una libreria e che vorrei comprare: per questo ho scritto Scalped, perché era una serie che non c’era. Era una storia inusuale che proprio per questo mi ha permesso di distinguermi e di farmi notare.

Il lavoro sui personaggi

Per quanto riguarda i personaggi con cui ha a che fare quando scrive Jason Aaron è stato molto chiaro, citando Alan Moore: “non esistono personaggi, esistono solo storie brutte”.

Certo, esistono personaggi di cui è un grande fan come lettore, ma quando si tratta di lavorare su un personaggio ha sempre un atteggiamento molto professionale.

Ha sempre adorato Thor (Thor è un po’ il mio personaggio Marvel, ho ancora tante storie da scrivere per questo personaggio che sento mio più di ogni altro. Ho ancora molte cose da dire con Thor”), ma non per questo ha cercato a tutti i costi di lavorare su quella serie. E, quando alla fine è successo, ha sempre lavorato da professionista mettendo in un angolo il suo essere fan.

C’è comunque un personaggio a cui è legato in maniera personale e che lo fa sentire molto orgoglioso:

Jeane Foster / Thor è uno dei personaggi che amo di più. Ha una storia molto particolare, una donna che ha il cancro al seno ma che sceglie di alzare il Mjolnir anche sapendo che ogni volta che lo fa la cura per il cancro regredisce, e quindi letteralmente muore un po’ ogni volta che utilizza il martello di Thor.

È un personaggio che ha suscitato molte reazioni, positive e negative, ma che ha creato una forte empatia tra i lettori.  Qui a Lucca ho visto anche un cosplayer di Jane Foster Thor perché con questo personaggio sono nate tante nuove lettrici donne di Thor, al punto che durante le signing session mi capita di incontrare donne con cui condivido storie ed emozioni, tanto che alla fine ci capita di piangere insieme, cosa che fino a poco tempo fa non mi era mai successa.

Un’eredità pesante con cui confrontarsi

Il nuovo ciclo Marvel su cui Aaron sta lavorando si chiama Legacy, impossibile dunque non chiedere allo sceneggiatore USA quanto sia difficile o comunque impegnativo confrontarsi con i grandi autori che l’hanno preceduto e che gli hanno consegnato un’eredità molto pesante:

Il mio lavoro alla Marvel è quello di raccogliere l’eredità di veri e propri giganti come Stan Lee, Jack Kirby o Simonson, cercando però di costruire qualcosa di nuovo e di diverso.

È una sfida difficile e affascinante, una sfida che ho raccolto con entusiasmo e che sono felice di affrontare ogni giorno.